MBT moderni dall’Asia e dal Medio Oriente
Un moderno carro armato è la sommatoria di più componenti: motore, armamento principale, sistemi di condotta del tiro, sistemi di visione, corazzatura, protezione NBC (Nucleare Biologica Chimica), eventuali sistemi di contromisure APS (Active Protection System), modularità. La corretta combinazione di questi sistemi e sottosistemi allo stato dell’arte produce una micidiale macchina da combattimento, mentre la mancanza o l’insufficienza anche di uno solo di essi comporta spesso la realizzazione di un veicolo incapace di reggere il confronto che potrebbe significare la morte per l’equipaggio.
Dopo lungo periodo passato ad acquisire una capacità industriale moderna, le forze armate del continente asiatico si affidano ormai sempre più a carri armati costruiti localmente e la maggior parte degli ultimi MBT emergenti dall’Asia e dal Medio Oriente sono notevolmente avanzati rispetto ai modelli introdotti nel periodo della Guerra Fredda dalla NATO o dall’ex Unione Sovietica.
La “global supply chain” – catena di approvvigionamento globale – ha permesso ai produttori asiatici, laddove non fossero imposti limiti o “sanzioni” alle esportazioni di acquisire parti o progetti da un pool internazionale di fornitori per soddisfare le loro esigenze. Nel caso di limiti o sanzioni ci si è invece rivolti al mercato della tecnologia “dual use”, allo spionaggio industriale ed al “reverse engineering”, anche se non sempre con risultati efficaci per gli standard degli MBT di terza generazione.
Type 10 (Mitsubishi) – Giappone
Il Type 10 è un mezzo dalle dimensioni contenute studiato per soddisfare le esigenze di mobilità e di trasporto rapido. Entrato in servizio nel 2012, pesa 48 tonnellate, ha un equipaggio di tre uomini e un motore da 1.200 hp. E’ caratterizzato da una corazzatura composita in ceramica modulare inclinata che può essere facilmente sostituita o rimossa per ridurre il peso fino a 40 t onde facilitarne il trasporto ed il movimento nelle zone impervie e nelle isole minori. Ulteriori strati di corazzatura sono posti a protezione della torretta, mentre le minigonne laterali proteggono i fianchi del carro da colpi di RPG[1], ATGM[2] ed esplosioni provocate da IED.
La torretta girostabilizzata monta come armamento principale un cannone da 120 mm ad anima liscia[3] (a.l.) compatibile con tutte le munizioni standard NATO; il cannone è alimentato da un caricatore automatico collocato nel cesto della torretta con 14 colpi nel caricatore automatico ed altri 26 all’interno dello scafo.
Il controllo del fuoco è effettuato mediante un avanzato sistema computerizzato che gli consente di ingaggiare bersagli fermi ed in movimento, collegato ad un sistema C4I[4] digitale di gestione del campo di battaglia ed a un sistema di navigazione con scambio dati che consente un rapido coordinamento ed una maggiore “situational awareness[5]” con gli alti carri dell’unità. Come protezione è dotato di lanciagranate fumogene accoppiati a ricevitori di allarme laser che vengono attivati automaticamente quando il carro è illuminato da un raggio laser: tale sistema riduce la possibilità di essere colpiti da missili guidati anticarro con guida laser semiautomatica. Come tutti i carri moderni è equipaggiato di sistemi difesa NBC, di estinzione automatica incendi e di aria condizionata.
Pokpung-Ho (Second Machine Industry Bureau) – Corea del Nord
Poco si conosce del Pokpung-Ho, che sembra sia basato sul T-72; vista la scarsità di informazioni, pertanto, tutti i dati e le caratteristiche di questo mezzo sono presunti. Il carro è stato presentato durante la parata del 2010, ma viste le avverse situazioni economiche del paese si stima che sia stato prodotto in un range di esemplari che spazia fra le 250 e le 550 unità. Il tipo di corazzatura è sconosciuto ma il veicolo utilizza come protezione aggiuntiva delle piastrelle “add-on” di Explosive Reactive Armor (ERA) poste nella parte anteriore dello scafo. I carri armati sfilati nel 2012, in particolare, erano dotati di piastrelle ERA anche nella parte anteriore della torretta.
Si stima che pesi intorno alle 40 t, abbia un equipaggio di 3 uomini (in quanto, secondo alcune fonti, sarebbe provvisto di sistema di caricamento automatico) e sia spinto da un motore diesel da 1200 hp (dato non confermato) che dovrebbe conferirgli una velocità massima di circa 70 km/h. La torretta girostabilizzata (?) ospita l’armamento principale, costituito da una cannone da 125 mm a.l. alimentato da un caricatore automatico con ha la possibilità di caricare/lanciare l’ATGM 9M119M Refleks “clonato”.
L’aspetto della torretta suggerisce che i progettisti l’abbiano ingrandita per ospitare più sottosistemi. Questi includono lanciatori di granate fumogene e un telemetro laser con accanto un faro ad infrarossi entrambi montati sopra il cannone. Come armamento secondario, troviamo un doppio AGL da 30 mm sopra la botola del comandante, due missili c/a HT-16PGJ[6] sul lato sinistro e due missili c/c 9M113 Konkurs, in versione prodotta localmente, [7] disposti sul lato destro.
K2 Black Panther (Hyundai Rotem)- Corea del Sud
Il K2 nasce dall’esigenza di trovare un sostituto al precedente K1; lo sviluppo è iniziato nel 1995 ed il primo prototipo è stato presentato nel 2007. Dopo un lungo periodo di test e valutazioni i primi 100 esemplari sono entrati in linea nel 2016 con una esigenza complessiva di 300 unità. Il K2 pesa 55 t, ha un equipaggio di 3 uomini ed è dotato di un motore MTU MB-883 Ka500 diesel da 1.500 hp. E’ caratterizzato da una corazzatura composita in ceramica modulare e da un up-blind opzionale con piastrelle ERA.
La torretta girostabilizzata monta come armamento principale un cannone L55 da 120mm a.l. alimentato da un caricatore automatico con 16 colpi di pronto impiego, mentre sono disponibili 24 ulteriori colpi all’interno dello scafo. E’ dotato di un sistema di controllo del tiro digitalizzato molto avanzato, che consente di tracciare ed ingaggiare non solo veicoli terrestri, ma anche elicotteri a bassa quota. il tiro utile massimo raggiunge i 10 km. Il sistema inoltre, è in grado di individuare, tracciare e sparare automaticamente a target visibili delle dimensioni di un veicolo senza la necessità di input da parte di operatore umano.
Oltre ai classici sistemi difesa NBC, di estinzione automatica incendi e di aria condizionata, è dotato di un sistema di protezione attiva (APS) per rilevare e sventare le minacce costituite da RPG e ATGM, di un sistema C4I di gestione del campo di battaglia digitale e di un sistema di navigazione per il coordinamento rapido dell’unità. Il K2 può segnalare rapidamente la situazione di combattimento ai livelli superiori o subordinati, scambiando con essi dati ed immagini digitali ed aumentando così la “situational awareness” delle forze amiche.
Type 99G (Norinco) – Cina
Il Type 99G è attualmente il più avanzato carro armato cinese, evoluzione del Type 99 che a sua volta deriva dal Type 98. Testato nel 2007, è stato adottato nel 2014 e presentato nel 2015. Il Type 99G pesa 58 t, ha un equipaggio di 3 uomini ed è dotato di un motore diesel da 1.500 hp. E’ caratterizzato da una corazzatura composita, rinforzata con “add-on” di una robusta suite di piastrelle ERA frontali ed a forma di cuneo per la torretta.
La torretta girostabilizzata monta come armamento principale un cannone ZPT98[8] da 125 mm a.l. alimentato da un caricatore automatico a carosello con 24 colpi di pronto impiego e ulteriori 17 colpi stivati nello scafo; l’arma può sparare munizionamento APFSDS, HEAT ed HE-FRAG oltre agli ATGM 9M119M Refleks (NATO: AT-11 Sniper-B).
L’armamento secondario è composto da una mitraglaitrice HMG W85/QJC 88 calibro 12,7×108 mm brandeggiabile e da una MG Type 86 calibro 7,62x54R mm coassiale al pezzo.
Il nuovo sistema di controllo del tiro è di tipo computerizzato ed integra il telemetro laser, il rilevatore di target automatico – che gli consente di ingaggiare bersagli in movimento – il sistemi di visione a camera termica avanzata, il sistema di visione panoramica ed il sistema GPS per la navigazione e il posizionamento.
Il Type 99 è dotato di un sistema di protezione laser attivo, che utilizza un emettitore ad alta potenza per interrompere il raggio laser o il segnale di guida a infrarossi indirizzato contro il carro, disabilitare l’ottica di osservazione del nemico e danneggiare la vista del cannoniere avversario. Questo sistema di protezione laser attivo può essere utilizzato anche contro gli elicotteri.
Completano la dotazione del veicolo i sistemi di protezione NBC, di estinzione automatica incendi e di aria condizionata.
Caratteristica insolita è un dispositivo di comunicazione dati laser montato dietro il portello del comandante, usato per la trasmissione di informazioni sulla linea di vista; tale dispositivo può inviare messaggi crittografati, dati o vocali con una portata effettiva di 3.600 m ed è inoltre usato per l’identificazione di amici o nemici (IFF).
Al Khalid (Heavy Industries Taxila) – Pakistan
L’Al Khalid è un superbo esempio di trasferimento di tecnologia. Durante la fine degli anni 80, la Heavy Industries Taxila (HIT) affrontò l’arduo compito di modernizzare i carri armati dell’esercito pakistano, un assortimento di vecchi modelli americani e cinesi, poichè la mancata acquisizione della M1A1 Abrams nel 1987 aveva lasciato l’esercito con il discutibile e poco affidabile Norinco Type 59 come modello di punta. Agli inizi del 2000, preso atto della necessità di un non più procrastinabile ammodernamento del parco corazzati nazionale, la HIT ha acquisito la licenza per la produzione in loco del Norinco Type 99, che ha chiamato Al Khalid.
Il carro “autoctono”, dal peso di 45 t, ha un equipaggio di 3 uomini e monta un motore diesel 6TD-2 ucraino da 1.200 hp. Lo scafo e la torretta sono in corazzatura omogenea e composita con “add-on” di piastrelle ERA AORAK Mk.2 a forma di cuneo per la torretta, sviluppata localmente dalla Global Industrial Defence Solutions (GIDS); i lati dello scafo sono invece protetti da gonne laterali in gomma.
La torretta girostabilizzata monta come armamento principale il cannone cinese ZPT98 da 125 mm a.l., alimentato da un caricatore automatico a carosello con 24 colpi di pronto impiego e 17 colpi stivati; può sparare munizionamento APFSDS, HEAT ed HE-FRAG oltre agli ATGM 9M119M Refleks (NATO: AT-11 Sniper-B). Anche in questo caso l’armamento secondario è costituito da una mitragliatrice HMG W85/QJC 88 calibro 12,7×108 mm brandeggiabile e da una MG Type 86 calibro 7,62x54R mm coassiale al pezzo.
Per la condotta del tiro il cannoniere è dotato di un’ottica diurna a due ingrandimenti, mentre il capocarro ha a disposizione un’ottica panoramica day/night indipendente per la sorveglianza del campo di battaglia; entrambe le ottiche sono stabilizzate su due assi ed hanno un telemetro laser indipendente, dotando quindi il carro di capacità hunter-killer. Il carro è inoltre equipaggiato con un sistema integrato per la gestione del campo di battaglia (Integrated Battlefield Management System, IBMS), chiamato “Rebar”. Si tratta di un sistema digitale per le comunicazioni sviluppato localmente da HIT e da CARE (Centre for Advanced Research in Engineering) dotato di display a schermo piatto e di datalink per lo scambio di dati, immagini e filmati con gli altri veicoli, compresi i carri posto comando Sakb, le altre unità e gli UAV. La navigazione è assistita dal GPS. Completano gli equipaggiamenti un sistema di difesa NBC, un sistema antincendio automatico, un sistema autonomo di generazione di corrente ed un avanzato sistema di allarme di rilevamento laser. L’Al Khalid può essere equipaggiato con kit snorkel e lama per predisporre apprestamenti difensivi.
Arjun Mk II (Heavy Vehicles Factory) – India
Nonostante una lunga storia di produzione di carri armati, risalente agli anni ’60 con il Vijayanta della Vickers, il tentativo dell’India di produrre una MBT di terza generazione, l’Arjun, è risultato un fallimento, tanto da necessitare la collaborazione delle compagnie israeliane della difesa per svilupparne una versione migliorata, definita Mk II, con ben 13 modifiche maggiori rispetto al progetto originale.
Il problema principale si è rivelato la mancanza di un motore di produzione nazionale, ma anche numerose altre parti pregiate del carro armato vengono acquisite all’estero, portando così fuori dai confini nazionali un controvalore pari al 58% del costo del veicolo.
Il carro pesa 68 t, ha un equipaggio di 4 uomini, per cui si può presumere non sia dotato di caricamento automatico, e monta un motore diesel MTU MB 838 Ka-501 da da 1.400 hp.
Lo scafo e la torretta sono in acciaio e corazzatura composita Kanchan di produzione locale a cui sono aggiunti moduli di piastrelle ERA sviluppati localmente, probabilmente basandosi sulla tecnologia russa Kontakt-5.
La torretta girostabilizzata monta come armamento principale un cannone rigato da 120 mm[9] con caricamento manuale, che può sparare una grande varietà di munizioni, tra le quali HE, HEAT ed HESH, e può lanciare gli ATGM israeliani LAHAT. Il carro stiva 39 colpi compresi i missili.
L’armamento secondario dell’ARJUN Mk.2 comprende una RCWS sviluppata dall’indiana BEL utilizzante una HMG Nsvt calibro 12,7×108 mm.
Per la condotta del tiro il cannoniere è dotato di un’ottica a due ingrandimenti, mentre il capocarro ha a disposizione un’ottica panoramica day/night indipendente per la sorveglianza del campo di battaglia e una camera termica; entrambe le ottiche sono stabilizzate su due assi ed hanno un telemetro laser indipendente, quindi il carro dovrebbe avere capacità hunter-killer. Il nuovo sistema di controllo del tiro dovrebbe garantire una probabilità di successo teorica superiore al 90%, anche con carro/bersaglio in movimento.
Oltre a sistemi di difesa NBC, antincendio automatici e unità di alimentazione ausiliaria, il carro è equipaggiato con un nuovo sistema di navigazione e di un avanzato sistema di avvertimento e contromisure laser che confonde i sensori nemici.
Di fatto, l’Arjun Mk II non ha futuro, vuoi per l’autonomia che è di appena 400 km su strada e 200 fuoristrada, vuoi per il peso che gli impedisce l’uso di carri gettaponte, di ponti mobili e di veicoli portacarri, ma soprattutto rende impossibile il suo trasporto attraverso la rete stradale e ferroviaria indiana.
T-90 (Uralvagonzav0d) – Russia
Il T-90 è il discendente di maggior successo del T-72 ed è il carro armato più moderno attualmente in servizio con l’esercito russo; è inoltre l’unico MBT, se si esclude il T-14 Object 148 Armata[10], attualmente prodotto in serie in Russia nonché il carro più esportato sul mercato globale[11]e con un impiego operativo reale in Ucraina e Siria.
Il T-90 utilizza lo chassis del ben collaudato T-72, pesa 46,5 t, ha un equipaggio di 3 uomini ed il motore, inizialmente da 840 hp, è stato sostituito con un V-92 da 1.000 hp. Ha uno scafo in corazza composita saldata con blocchi di armatura reattiva esplosivi Kontakt-5 incorporati. Una caratteristica curiosa del T-90 sono i tre pannelli reattivi rettangolari sulle sue gonne, che dovrebbero impedire ai colpi di penetrare nello scompartimento del pilota.
La torretta, completamente stabilizzata, è armata con un cannone da 125 mm a.l. 2A46M capace di sparare munizioni APFSDS, HE, HEAT-FS ed è servita da un caricatore automatico a carosello con 22 colpi di pronto impiego; ulteriori 20 colpi sono stivati in un apposito scomparto della torretta, separato dall’equipaggio e dotato di via di sfogo. Il cannone può utilizzare l’ATGM 9M119M Refleks (designazione NATO AT-11 Sniper-B), con una portata di 4-5 km e che può ingaggiare anche elicotteri a bassa quota.
Il sistema di tiro è stato aggiornato con elettroniche e sistemi di ultima generazione. Per la navigazione il carro ora è dotato di un sistema satellitare GLONASS (l’equivalente russo del GPS) misto a GPS. Insieme alle nuove elettroniche figura anche un sistema digitale per la “situational awareness” capace di collegare i carri fra loro e con la fanteria posta nelle vicinanze, per condividere informazioni sui bersagli, dirigere il fuoco ed evitare incidenti di fuoco amico.
La sua protezione è potenziata dal sistema di contromisure Shtora-1, che riduce significativamente la possibilità di essere colpito da ATGM con guida semi-automatica e dal sistema APS Arena-3, nascosto ed integrato nella struttura della torretta.
Il veicolo è inoltre dotato di un kit di guado profondo, che può essere installato dall’equipaggio del carro armato in circa 20 minuti, e di una lama per l’apprestamento di postazioni.
Zulfiqar 3 (Shahid Kolah Dooz Industrial Complex) – Iran
Lo Zulfiqar è probabilmente il programma di carro armato più problematico del mondo ed uno studio attento del lignaggio non gli conferisce molta credibilità.
Negli anni ’90 compare infatti lo Zulfiqar 1, un M60A1 aggiornato e armato con un 125mm 2A46M-1, che non entrò mai in produzione, mentre i successori Zulfiqar 2 e 3 sono stati presentati durante gli anni 2000. Un’attenta analisi rivela che sono basati sul Chieftain. Nel caso dello Zulfiqar 3, che pare essere equipaggiato di un cannone da 125 mm a.l., si presuppone che debba avere un autoloader, ma questo non può essere verificato. Anche lo scafo è più lungo rispetto al predecessore, con sette coppie di rulli portanti anziché sei. Inoltre, poiché l’Iran non ha accesso ad un motore da 1500 hp, lo Zulfiqar 3 probabilmente utilizza un motore più piccolo proveniente dall’Europa orientale. Il design è molto simile al M1A1 Abrams e questa sembra sia una cosa voluta per confondere il “Grande satana” in caso di impiego operativo.
Come armamento secondario lo Zulfiqar 3 può montare sopra la torretta sino a 2 DShK calibro 12,7×108 mm e una MG 3 calibro 7,62×51 mm
Ulteriori approfondimenti sul suo sistema di controllo del fuoco e sulla corazzatura sono nebulosi. In quest’ultimo caso, senza un sufficiente know-how metallurgico, le fabbriche statali dell’Iran hanno dovuto probabilmente accontentarsi di corazzature d’acciaio composito importato. Questo mette in dubbio il livello di protezione di Zulfiqar 3, il che spiega perché quando viene mostrato è spesso coperto da reti di mascheramento. Se questo sia un vero MBT piuttosto che un accessorio da parata, insomma, deve ancora essere chiarito.
Altay (Otokar) – Turchia
Come primo MBT indigeno della Turchia, l’Altay ha molto da dimostrare e forse questo è il motivo per cui la Otokar si è avvalsa della sud-coreana Hyundai Rotem per il suo sviluppo. Come membro della NATO, la Turchia avrebbe[12] accesso a carri armati moderni sia statunitensi che tedeschi, ma ha scelto da tempo di perseguire, nel settore degli armamenti, l’autosufficienza a lungo termine rispetto alla dipendenza dalle importazioni straniere.
L’Altay è di design convenzionale e, pur utilizzando alcune tecnologie del K2 Black Panther sudcoreano, è tuttavia un veicolo profondamente diverso, con alcune caratteristiche mutuate dal Leopard 2.
Il veicolo ha un peso di 55 t, un equipaggio di 4 uomini ed è propulso da un motore MTU 883 diesel da 1.500 hp[13].
Lo scafo e la torretta sono costruiti in acciaio con corazzatura composita modulare della Roketsan, le cui parti danneggiate possono essere facilmente sostituite, con la possibilità di “add-on” di piastrelle ERA.
La torretta è armato con un cannone da 120 mm/L55 a.l. a caricamento manuale, con circa 40 colpi complessivamente disponibili; le munizioni pronte per l’uso sono immagazzinate nel cesto della torretta, dotato di pannelli “blow-out”, mentre le rimanenti sono conservate all’interno dello scafo. L’Altay come armamento secondario impiega una RCWS Aselsan con HMG Browning M2HB 12,7×99 mm.
Il carro turco è dotato di un sistema di controllo del tiro Volkan e di un sistema di gestione del campo di battaglia C3I, sviluppato dalla Aselsan, collegato a sottosistemi di allarme laser, di identificazione amico-nemico e di “situational awareness”. L’Altay ha inoltre un sistema di acquisizione target con capacità di ingaggio hunter-killer, in cui il comandante del veicolo utilizza un sistema di visione panoramica con camera termica per individuare gli obiettivi. Una volta che il bersaglio è stato selezionato, il cannone viene posizionato sul bersaglio automaticamente ed il cannoniere completa il processo di puntamento e sparo.
Completano la dotazione “standard” del veicolo i sistemi di protezione NBC e di estinzione automatica incendi, ma il mezzo può essere equipaggiato anche con un kit di guado profondo che, dopo la preparazione, gli permette di superare ostacoli d’acqua fino a 4,1 m di profondità.
Merkava Mk. 4 Meil Ruach (IDF Ordnance Corps) – Israele
Il Merkava Mk.4 Meil Ruach è una versione migliorata del Merkava Mk.4, equipaggiato con l’Active Protection System (APS) Trophy, concepito per migliorare la protezione contro i missili anticarro guidati dotati di testate HEAT in tandem. La produzione è iniziata nel 2009 ed attualmente il Merkava Mk.4 Meil Ruach è uno dei migliori MBT al mondo.
L’Mk.4 Meil Ruach pesa circa 65 t, ha un equipaggio di 4 uomini ed è spinto da un motore General Dynamics 883 V-12 diesel[14], che sviluppa 1.500 hp, originariamente sviluppato dalla MTU tedesca ma prodotto su licenza da General Dynamics Land Systems negli Stati Uniti.
Lo scafo e la torretta sono in acciaio con corazzatura di matrice composita di acciaio laminato ceramica-acciaio-nichel dal design modulare inclinato, che può essere facilmente sostituita o riconfigurata per adattarsi a minacce specifiche. Il fondo dello scafo è rafforzato per una migliore protezione contro le mine terrestri. Il power pack, caso unico nel panorama degli MBT mondiali, si trova nella parte anteriore dello scafo e può essere sostituito in 30 minuti; tale espediente progettuale ha permesso di liberare spazio per l’eventuale trasporto/evacuazione di truppe o il carico di munizioni in un vano ricavato sul retro dello scafo[15].
La torretta ha come armamento principale un cannone da 120 mm a.l. stabilizzato a doppio asse, sviluppato dalla Israel Military Industries (IMI). Può sparare varie munizioni da 120 mm, incluse tutte le munizioni standard NATO e l’ATGM LAHAT. Il cannone è servito da un caricatore rotante ad azionamento elettrico, con 10 colpi di “pronto impiego”, che seleziona in modo semi-automatico il tipo di munizione. Ogni singolo colpo è conservato in un contenitore protettivo, a differenza degli altri carri occidentali moderni che usano una “santa barbara” con protezione “blow-up” per proteggere l’equipaggio in caso di esplosione di munizioni.
Caratteristica peculiare del Merkava è la presenza del mortaio da 60 mm all’interno della torre al quale si aggiungono mitragliatrici da 7,62 mm e 12,7 mm posizionate sopra il cannone principale e vicino alle botole di capocarro e puntatore.
Il sistema di controllo del fuoco include calcolatori balistici computerizzati e un mirino panoramico stabilizzato a doppio asse dotato di un avanzato FLIR e di canali TV per il funzionamento giorno e notte. Il Merkava IV è inoltre dotato di Battle Management System (BMS) progettato da ElOp Elbit Systems, che fornisce una comunicazione veloce tra il comandante e le unità subordinate e consente all’equipaggio di pianificare missioni, navigare e aggiornare continuamente la “situational awareness”. Il sistema di visualizzazione tattica BMC del Comandante può essere utilizzato anche per il recording e il debriefing dell’operazione, utilizzando il registratore digitale di bordo. Il sistema di “situational awareness” permette inoltre di segnalare le unità amiche e condividere i bersagli semplificando l’azione combinata di carri armati, unità anticarro, artiglieria ed elicotteri.
Completa la protezione, come già visto, il Trophy Active Protection System, un sistema di protezione sviluppato da Israele che individua ed intercetta razzi e missili guidati anticarro prima che questi abbiano la possibilità di colpire il carro armato, consentendo di ingaggiare immediatamente la fonte della minaccia avversaria[16]. La suite di protezione include anche un sistema avanzato di identificazione e segnalazione delle minacce, dotato di ricevitore laser e lanciagranate fumogene, che riduce ulteriormente la possibilità di essere colpiti da missili anticarro a guida laser con guida semiautomatica.
Dal 2017 le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno avviato gli “operational test” per integrare sul carro il sistema Iron Vision di Elbit, il primo display head-up montato sul casco per equipaggi di veicoli corazzati. Il sistema utilizza delle telecamere montate esternamente per proiettare una vista a 360° dei dintorni del carro sul display presente sul casco dei membri dell’equipaggio, che non deve quindi più aprire le botole per l’osservazione diretta.
Fonti:
21stcenturyasianarmsrace, janes, military-today, armyrecognition, defence-blog
[1] dal russo Ruchnoy Protivotankovyj Granatomjot, ovvero lanciagranate portatile anticarro.
[2] Anti Tank Guided Missile, ovvero missili controcarri guidati.
[3] sviluppato dalla Japan Steel Works, la stessa che produce su licenza il Rheinmetall 120 mm / L44 per il Type 90.
[4] Comando, Controllo, Comunicazione, Computer e Intelligence.
[5] In italiano: consapevolezza della situazione, cioè la percezione di elementi ed eventi ambientali rispetto al tempo o allo spazio ed allo scambio di dati tra sistemi e sottosistemi.
[6] Clone dell’Igla russo.
[7] Clone del Konkurs russo.
[8] Cannone di derivazione russa.
[9] Si presume sia il L11A5, da 120mm rigato lo stesso utilizzato dallo Chieftain
[10] Prodotto in numeri limitati causa l’eccessivo costo, entro il 2020 dovrebbe concludere gli “operational tests”.
[11] Algeria 305 + 200, Azerbaigian 114, India 620, Iraq 73, Turkmenistan 40, Uganda 44, Venezuela 50 ~ 100, ordinati: Vietnam 64, Egitto 400 ~ 500 , Kuwait 146 + ?, Arabia Saudita 150 ?
[12] L’uso del condizionale è d’obbligo visti gli attuali sviluppi nei rapporti con i membri dell’Alleanza.
[13] A causa di problemi politici, questo motore è utilizzato solo sui carri di produzione iniziali; i futuri lotti dovrebbero essere alimentati, in teoria, da un motore indigeno da 1.800 hp, ma a tutt’oggi l’industria turca non è riuscita a svilupparlo, il che rende verosimili le voci secondo cui alla fine l’Altay potrebbe essere alimentato dal motore diesel turbo 6TD-3 da 1.550 hp ucraino, che gli consentirebbe una velocità massima su strada di circa 70 km/h.
[14] Lo stesso motore è usato sul carro francese Leclerc.
[15] Quando le munizioni vengono scaricate, può trasportare fino a 8 fanti o 3 barelle che entrano e lasciano il veicolo da un portello posteriore.
[16] Il primo successo operativo è stato nel 2011, quando un carro armato Merkava Mk.4 Meil Ruach è sopravvissuto con successo a un attacco missilistico. Da allora i sistemi APS questi carri armati hanno intercettato dozzine di razzi anticarro, inclusi gli RPG-29, e di missili anticarro, tra cui Kornet e Metis-M.
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