Il Giappone, dopo la richiesta di missili da crociera a lungo raggio statunitensi Tomahawk, ha in corso programmi per dotarsi di missili ipersonici entro il 2030.
Tomahawk (se concessi da Washington) e soprattutto i missili ipersonici costituiranno il nucleo principale della deterrenza anche come possibilità di “first strike” e la capacità di contrattacco giapponese.
Infatti, i precedenti governo guidati dal defunto Shinzo Abe e quello attuale guidato dal premier Fumio Kishida, nell’ambito del principio di autodifesa previsto dalla rigida costituzione giapponese, hanno elaborato la possibilità di colpire preventivamente un Paese ostile nel caso in cui la minaccia di un attacco sia effettiva e reale.
Come è noto, il Giappone si è stancato dei continui lanci di missili nord coreani che finiscono nelle acque antistanti l’arcipelago o nel caso peggiore sorvolano le isole e teme con sempre maggiore apprensione un vero e proprio attacco portato anche con armi nucleari.
Di qui la necessità ormai imprescindibile per Tokyo di dotarsi di sistemi d’arma credibili per ottenere la capacità di deterrenza e di risposta in caso di attacco.
Mentre i missili Tomahawk sono missili da crociera a lungo raggio (oltre 1.500 km) che volano a velocità subsonica sulla base di una rotta pre impostata seguendo il profilo sottostante, i missili ipersonici raggiungono e superano cinque volte la velocità del suono e sono molto più complessi dal punto di vista della traiettoria e di avvistamento ed intercettazione difficoltosa.
Allo stato attuale il Ministero della Difesa di Tokyo coordina due programmi tesi allo sviluppo di un missile ipersonico lanciabile da terra anche per impieghi antinave ed uno per impieghi imbarcati ed aviolanciabile.
Queste armi nelle intenzioni giapponesi dovranno essere dotate di sistemi di guida di precisione (la testata o Hyper Velocity Gliding Projectile) per colpire obiettivi strategici.
Al centro di questi programmi vi è la tecnologia dei motori scramjet che funzionano bruciando il carburante nell’aria compressa ottenendo così maggiore potenza propulsiva.
La ricerca giapponese in tal senso è già a buon punto, tanto che dal prossimo anno è previsto che inizi l’allestimento dei dimostratori di tecnologia in vista dello sviluppo del modello finale di propulsore di cui saranno dotati i missili ipersonici di Tokyo.
Nelle more, in attesa del via libera statunitense all’acquisto dei missili da crociera Tomahawk e del dispiegamento dei primi sistemi missilistici ipersonici, la Difesa di Tokyo ha deciso di puntare ad una versione con gittata allungata del missile Type 12, impiegato oggi dall’Esercito in compiti di difesa costiera e dalla Marina a bordo delle principali unità come arma antinave.
La nuova versione del missile Type 12 dovrebbe essere resa disponibile già a partire dal 2026 con una portata allungata a 1.000 km dagli attuali 200 km, consentendo di dotare le Forze di Autodifesa Giapponese di un’iniziale capacità di “deep strike”.