Il Giappone fornirà motovedette al Bangladesh, rendendolo il secondo beneficiario di attrezzature di difesa nell’ambito del nuovo programma di aiuti militari, l’Official Security Assistance (OSA), che il Governo di Tokyo ha istituito per fornire supporto militare e sicurezza ai Paesi partner.
La fornitura di motovedette da parte giapponese mira a rafforzare le capacità di sicurezza marittima del Bangladesh in risposta alle incursioni navali cinesi nell’Oceano Indiano.
In tal senso, rappresentanti dei due Paesi hanno sottoscritto un accordo a Dacca, la capitale del Bangladesh, avente ad oggetto la fornitura di navi del tipo motovedette tramite una sovvenzione del valore di 575 milioni di yen (3,82 milioni di dollari) nell’ambito del programma OSA.
Le unità in questione rafforzeranno le capacità di monitoraggio, sorveglianza e soccorso in caso di calamità della Marina del Bangladesh che opera principalmente nel Golfo del Bengala.
I fondi stanziati dal Governo di Tokyo dovrebbero consentire l’acquisizione di almeno quattro unità la cui costruzione sarà assegnata a seguito di gara.
Risulta interessante notare che del programma OSA hanno beneficiato già le Filippine con prima fornitura di una serie di radar di scoperta e sorveglianza aerea quale prima misura assistenziale, alla quale si aggiungerà presto quella relativa ai radar di sorveglianza costiera.
Il programma OSA è inteso dal Governo di Tokyo per rafforzare le relazioni e la partnership del Giappone principalmente con i Paesi dell’area del Indo-Pacifico, oltre sostenere la propria industria della Difesa in campo internazionale.
Il Bangladesh importa circa due terzi dei sistemi d’arma proprio dalla Cina ma nel corso del tempo sono sorti diversi problemi legati alla qualità dei materiali venduti, tanto che le autorità di Dacca hanno iniziato a stipulare accordi con altri Paesi per iniziare a diversificare le forniture.
Inoltre, grazie all’accordo stipulato tra Pechino e Colombo, la Marina del Esercito Popolare di Liberazione cinese (PLAN) potrà usufruire del porto di Hambantota nello Sri Lanka per il periodo di 99 anni; questa mossa, ovviamente, ha mandato in fibrillazione l’India ma anche lo stesso Bangladesh che dovranno gestire la presenza perpetua (o quasi) della Marina Cinese nel Golfo del Bengala che avrà nell’area le strutture idonee a supportarne le operazioni.
Il Giappone, a seguito della revisione del principio costituzionale di autodifesa passato da un’interpretazione restrittiva ad una più ampia e meno ostativa, ha intrapreso missioni militari all’Estero, supporta la Coalizione internazionale nella lotta contro l’Islamic State, partecipa alle operazioni anti pirateria tra Mar Rosso, Corno d’Africa, Mar Arabico e Golfo di Oman. Nel conflitto in corso tra Russia ed Ucraina, il Giappone supporta Kiev, fornendo equipaggiamenti per la difesa, tra cui sistemi elettronici anti drone e dotazioni NBCR.
Inoltre, il Governo di Tokyo negli ultimi anni ha iniziato a fornire a Paesi partner dell’area Indo-Pacifico materiali ed equipaggiamenti dichiarati surplus dalle Forze di Autodifesa tra cui veicoli e velivoli, oltre a concedere prestiti a tasso agevolato a tali Paesi per l’acquisto in Giappone di sistemi tesi a aumentare la sorveglianza ed il controllo delle aree marittime e contrastare le attività cinesi sempre più “invadenti”, dalla pesca non autorizzata alle trivellazioni dei fondali alla ricerca di gas ed idrocarburi.
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