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Nuova Delhi ed Islamabad in competizione anche nel Caucaso

India e Pakistan, oltre che sul confine naturale, si scontrano anche a livello internazionale, ben lontano dall’area regionale di appartenenza geografica.

Infatti, i due Paesi hanno siglato o sono in via di sottoscrivere accordi di patnership rispettivamente con Armenia ed Azerbaijan, da anni tra loro in lotta per il controllo della regione del Nagorno Karabakh.

Armenia ed Azerbaijan sono da anni in guerra più o meno palese e l’area vede agire diversi attori come Russia, Iran, Turchia ed Israele con dinamiche che non corrispondono ai consueti canoni a cui si è abituati in Occidente.

Per anni Turchia ed Israele hanno rotto le relazioni diplomatiche e si sono ostacolati vicendevolmente nel Levante e Medio Oriente ma questo non ha impedito di essere al contempo partner strategici dell’Azerbaijan od alla Russia ed Iran, nazioni che non si sono mai “amate” per questioni di peso geopolitico e strategico in Medio Oriente ed in quell’area, che hanno assunto il ruolo di guardiani e custodi dell’Armenia.

Ma quello che sembra immutabile, invero in termini geopolitici muta quasi in un batter d’occhio; le recenti vicende raccontano della Turchia ed Israele tornati ad essere Paesi cordiali amici e partner in diversi settori, così come Mosca e Teheran, entrambe postesi all’angolo internazionale, l’una per la guerra scatenata contro l’Ucraina e l’altra per la questione del possibile uso del nucleare per fini militari, oltre che per la dura repressione interna, sono divenute strette alleate militari, fatto abbastanza impensabile solo pochi mesi fa.

Questo quadro già di per sé magmatico si arricchisce anche dello scontro, fin qui solo verbale, tra Azerbaijan ed India, con la prima che per bocca del President Aliyev giudica la fornitura di armi all’Armenia da parte dell’India un passo ostile.

L’Armenia avrebbe richiesto, infatti, all’India il nuovo sistema missilistico di difesa aerea a medio raggio MRSAM per integrare gli S-300 di produzione russa oggi dispiegati.

Peraltro, questa richiesta avrebbe causato imbarazzo a Nuova Delhi perché il MRSAM è un sistema frutto della collaborazione con Israele che è partner strategico dell’India.

L’MRSAM è un prodotto considerato interamente indiano e formalmente Israele non potrebbe esercitare potere di veto sull’esportazione del sistema, ma è noto che alcune componenti sono prodotte esclusivamente dalle industrie israeliane e questo potrebbe rivelarsi un problema spinoso da risolvere.

Ovviamente, oltre il problema industriale vi è l’aspetto politico tutto da valutare del eventuale “permesso” israeliano alla commessa sulla partnership tra Tel Aviv e Baku che è un cliente strategico delle industrie militari d’Israele, nonché i possibili riflessi sul ottimo stato dei rapporti sussistenti tra Nuova Delhi e Tel Aviv.

Quest’ultimo aspetto della vicenda ha un peso specifico importante sull’intera vicenda, tanto che Nuova Delhi, probabilmente per non creare problemi ed attriti con Tel Aviv, ha risposto alla richiesta armena con una controfferta basata sui sistemi missilistici Akash e l’Akash NG, sviluppati dal DRDO, l’Organizzazione della Ricerca e Sviluppo del Ministero della Difesa Indiano, e prodotti dalle industrie nazionali.

Dietro tutto questo, sullo sfondo vi è l’accordo di partneriato strategico siglato tra Baku ed Islamabad che prevede anche il rafforzamento della cooperazione militare tra i due Paesi, con il Pakistan che assicura il suo sostegno alla sovranità ed alla difesa dell’Azerbaigian nonché il pieno supporto a Baku sulla questione del Nagorno Karabakh.

Nell’ambito di questo rapporto privilegiato sembra che Baku sia intenzionata ad acquistare i caccia bombardieri JF-17 Thunder di fabbricazione cinese-pakistana, venduti anche alla Nigeria che li impiega operativamente contro i movimenti di guerriglia che insanguinano il Paese.

Pertanto, l’Azerbaijan gode di ottimi rapporti con Turchia e Pakistan, tra di loro solidi alleati militari, e con Israele che invece ha nel Pakistan uno dei principali Paesi mussulmani che si oppongono apertamente agli “Accordi di Abramo”, tesi a normalizzare i rapporti tra lo Stato Ebraico ed i Paesi Arabi, e che intrattiene “relazioni pericolose” con l’Iran sulla questione nucleare (le famose turbine per l’arricchimento del uranio iraniano provenivano dal programma pakistano per dotare Islamabad dell’atomica per contrastare sullo stesso settore Nuova Delhi).

Insomma, vi è in atto una situazione a dir poco complessa e che è caratterizzata da uno stato di fragilissima tregua tra Armenia ed Azerbaijan sempre pronta a saltare, con attori internazionali che si muovono su piani paralleli e che si intersecano in un vero e proprio ginepraio, con mosse difficili da decifrare e con effetti tutti da verificare.

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