Secondo l’agenzia Reuters, al Congresso degli Stati Uniti sarebbe pervenuta una notifica dal Dipartimento di Stato relativa la possibile vendita a Taiwan di sistemi d’arma per un controvalore pari a 2 mld. di dollari.
La fornitura comprenderebbe 108 carri armati M-1A2 Abrams prodotti dalla General Dynamics, oltre 1.240 missili anticarro BGM-71 TOW, prodotti da Raytheon, e 409 FGM-148 Javelin, prodotti da Raytheon e Lockheed Martin, nonché 250 sistemi missilistici anti aerei portatili FIM-92 Stinger, prodotti da Raytheon.

Nel pacchetto sarebbe compreso anche l’ammodernamento della linea carri M-60 in forza all’Esercito taiwanese.
Da notare che la fornitura di 108 nuovi carri armati M-1A2, unitamente alle lavorazioni per i carri in dotazione all’US Army, riporterà a pieno livello la produzione di Lima, nell’Ohio.

Trattasi dell’unico impianto attivo negli Stati Uniti per la fabbricazione di carri armati che è di proprietà federale ma gestito da General Dynamics.
Si prevede che la produzione possa raggiungere i trenta esemplari al mese, con assunzione di nuovi operai e tecnici.
Dunque, con tale mossa gli Stati Uniti si riconfermano quale principali Alleati e fornitori d’armi dell’isola -Stato cinese.
Questa importante fornitura di sistemi d’arma deve essere inquadrata nel crescente stato di tensione creatosi tra Washington e Pechino a livello commerciale.
La situazione si è esacerbata con i dazi imposte sulle merci cinesi, con la guerra intrapresa dall’Amm.ne Trump contro il gigante cinese Huawey accusato di contiguità ai servizi di intelligence di Pechino e per la questione del controllo della rete di trasmissioni dati 5G.
Da non dimenticare le polemiche relative la “Nuova Via della Seta” con i diversi problemi insorti tra gli Stati Uniti e gli Alleati europei interessati dai programmi di investimento cinesi.
Sul piano militare è notorio il crescente espansionismo della Cina continentale, evidenziato da un formidabile programma di costruzioni navali, accompagnato da un’ampia e sempre più marcata militarizzazione delle acque del Mar Cinese Meridionale.
Le acque di questo bacino sono divenute caldissime a seguito delle numerose dispute territoriali che vedono contrapposte Cina, Filippine, Brunei, Malesia, Indonesia, Vietnam e la stessa Taiwan.

Gli Stati Uniti, da tempo, conducono nel Mar Cinese Meridionale imponenti esercitazioni aeronavali congiunte con i Paesi Alleati e, più di una volta, nonostante le minacce cinesi, hanno inviato proprie unità (anche della Guardia Costiera) a mostrare bandiera, riaffermando il diritto alla libertà di navigazione che, invece, la Cina non riconosce.

Pechino, da parte sua, avrebbe esortato Washington a soprassedere alla vendita di armi a Taipei, a trattare con estrema prudenza le questioni relative a Taiwan per prevenire i danni alle relazioni bilaterali e alla pace nonché alla stabilità nello Stretto di Formosa.

Recentemente, le FF.AA. di Pechino hanno eseguito una gigantesca esercitazione aeronavale che aveva come tema il blocco dello Stretto di Formosa, con l’invio di bombardieri scortati da caccia intercettori, con ampio dispiegamento di missili balistici a corta e media gittata e numerosi lanci di missili anti nave a lungo raggio, ed esercitazioni di assalto anfibio in contesto contrastato.
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