ANTEFATTI
Con il crollo della Federazione Jugoslava nel 1991 nei Balcani iniziava una feroce guerra civile; dal 1992,la violenza e i combattimenti si diffusero in Bosnia ed Erzegovina, mentre quest’ultima tentava di ottenere l’indipendenza e il riconoscimento internazionale.
Sperando di gettare le basi per gli accordi di pace e di ridurre al minimo le conseguenze umanitarie dei combattimenti, le Nazioni Unite decisero, poco dopo l’inizio del conflitto, il dispiegamento di una forza di mantenimento della pace in Bosnia denominata UNPROFOR (Forza di protezione delle Nazioni Unite) che, nel 1995, raggiunse i 38.599 uomini
Tra le unità dispiegate in Bosnia, figurava anche battlegroup denominato NORDBAT2 posizionato nella zona di Tuzla (con componenti svedesi, danesi e norvegesi) con in forza uno squadrone carri danese dotato di 10 carri Leopard 1A5DK (tra le dotazioni dei quali risultavano lame dozer e vomeri per lo sminamento).
ESCALATION DEI COMBATTIMENTI
La situazione in Bosnia si deteriorava all’inizio del 1994 allorquando le forze serbo-bosniache iniziavano a lanciare una serie di offensive contro l’area sicura delle Nazioni Unite a Goražde,
Similmente i serbi iniziavano una escalation di violenza anche nella zona di Tuzla che sfociava in intensi bombardamenti contro l’enclave di Tuzla ed il suo aeroporto.
Per rispondere a questi attacchi il NORDBAT definiva il piano Bøllebank atto alla difesa dell’aeroporto; tale piano era eseguito più volte ma senza mai sfociare in aperti combattimenti contro i Serbi.
Nella notte del 29 aprile 1994 lo squadrone carri era posto in stato di allarme per rispondere all’attacco che i serbi stavano portando all’avamposto denominato “Tango2” presidiato da truppe svedesi e norvegesi a sud-est di Tuzla.
BØLLEBANK!!!
Veniva costituita una colonna che comprendeva 7 carri Leopard e 1 APC che si dirigeva verso il villaggio di Sarači situato 8 chilometri a est di Tuzla; durante il tragitto la colonna era bersagliata da colpi di artiglieria e armi controcarri.
La colonna era incappata in una imboscata nella quale i Serbi iniziarono ad usare anche missili filoguidati Malûtka (AT3 SAGGER); pertanto, il comandante della colonna, il Ten. Col. Lars Møller, che era anche vice comandante del NORDBAT, chiedeva l’intervento del supporto aereo della NATO che, però, gli era negato.
Allora, il comandante Lars Møller dava ordine al comandante dello squadrone, Maggiore Carsten Rasmussen, di ingaggiare i bersagli usando l’armamento dei carri; i carri spararono 72 colpi contro le linee tenute dai Serbi (44 HEAT, 19 al fosforo e 19 perforanti) distruggendo 3 carri T55, diversi bunker e postazioni uccidendo circa 150 miliziani serbi (causando anche l’esplosione di un deposito munizioni) anche se la controparte dichiarò la perdita di soli 9 uomini.
In un successivo scontro di minore entità i Serbi attaccarono i carri danesi con carri T55 e cannoni senza rinculo; 1 Leopard venne danneggiato contro la perdita di un carro T55 e alcuni cannoni (in questo scontro i Leopard spararono 21 colpi).
LE CONSEGUENZE
Gli eventi dell’Operazione Bøllebank non furono affatto senza conseguenze né per le forze danesi, né per le altre operazioni di mantenimento della pace da parte di UNPROFOR.
Le critiche all’operazione e alla sua leadership, in particolare contro Møller e Rasmussen, provenivano sia dagli amministratori delle Nazioni Unite sia dal comando del NORDBAT 2; le Nazioni Unite, che erano sempre stati scettici sul dispiegamento di carri armati, hanno affermato che la semplice presenza dei veicoli blindati a Tuzla fu una provocazione e causò un aumento dell’aggressività da parte serba.
Invece, l’ultimo comandante di NORDBAT 2, il Generale di Brigata Per Hvidberg, di stanza a Tuzla dal 1995-96, ha descritto l’uso della forza di Møller come superfluo, “provocatorio” e “sbagliato”.
In seguito all’operazione Bøllebank il quartier generale delle Nazioni Unite a Zagabria iniziò a indagare sul fatto se i danesi avessero infranto le “Regole di ingaggio” in atto attraverso un uso eccessivo della forza.
Un debriefing dimostrò che le forze danesi aprirono il fuoco solo dopo essere state ingaggiate dai serbi e, comunque, dopo essere state sotto intenso fuoco per molto tempo (in attesa della risposta alla richiesta di appoggio aereo da parte della NATO).
RISVOLTO MEDIATICO IN DANIMARCA
Negli anni successivi allo scontro i media danesi hanno definito l’Operazione Bøllebank come un evento storico di vasta importanza mediatica per le forze armate danesi.
L’episodio è tornato alla ribalta a seguito della pubblicazione, nel 2016, di un libro scritto da Lars Møller che raccontava gli eventi dello scontro; la descrizione data dell’operazione ha scatenato critiche da parte dei soldati che hanno partecipato allo scontro.
I soldati, basandosi anche su un’intervista rilasciata da uno dei comandanti di plotone, hanno criticato la leadership di Møller e del comandante di squadrone Carsten Rasmussen rei di non aver dato disposizioni in merito allo schieramento dei carri e di non aver ordinato di aprire il fuoco di ritorsione.
Il dibattito in Danimarca è stato molto feroce e con vasta copertura mediatica con scambio di accuse “tra le parti” ma il ministro della Difesa ha affermato che, essendo superato il termini periodi di prescrizione, non ci sarebbero state ulteriori indagini chiudendo di fatto la questione.