La Marina Tedesca ha in servizio otto P-3C Orion per missioni di pattugliamento marittimo e compiti anti sommergibili ma non mancano i problemi.
Questi aerei furono acquistati nel 2004 di seconda mano dall’Aeronautica Olandese per sostituire gli obsoleti Atlantic al costo di 388 milioni di euro con già venti anni di attività sulle ali e sono stati stanziati a partire dal 2006 a Nordholz.
Peraltro, gli Orion olandesi erano in condizioni piuttosto precarie tanto da costringere la Marina Tedesca ad avviare un programma di manutenzione ed ammodernamento di vasta portata. Al 2014 tra costi di acquisto e di modernizzazione il programma Orion era costato all’erario tedesco già oltre un miliardo di euro.
Nel 2017 fu assegnato a Lockheed un contratto del valore di 158,5 milioni di dollari per ammodernare il sistema di missione dei P-3C. Tale programma includeva aggiornamenti strutturali a metà vita ed un aumento delle capacità IFR nella cabina di pilotaggio. Il Mission System Refresh offriva funzioni di monitoraggio critiche, riducendo la quantità di hardware utilizzato e doveva supportare la futura manutenzione del sistema.
L’Airborne Tactical Mission System è un sistema ad architettura aperta basato su Java che fornisce software nonché componenti di elaborazione, visualizzazione e controllo del sistema. L’uso di componenti commerciali prodotti in serie ha lo scopo di limitare i costi futuri dell’obsolescenza tecnica. Il Mission System Refresh include anche un nuovo sistema acustico chiamato Airborne Rack-Mounted Commercial Processor Processor (AR-C2P).
Ma il tasso di disponibilità delle macchine rimane estremamente basso; si parla di 2-3 velivoli disponibili in un periodo in cui l’attività sottomarina russa è tornare ad essere fonte di grossa preoccupante per la NATO e, contemporaneamente, si sono moltiplicati gli impegni tedeschi anche in altri bacini come il Mediterraneo ed il Mar Rosso/Corno d’Africa-Oceano Indiano.
Pertanto, non c’è da stupirsi che per la Germania i pattugliatori aeronavali rappresentano un importante contributo alla sicurezza comune dell’Alleanza Atlantica e per rispondere alle esigenze europee nonché nazionali.
Costi fuori controllo
Ma la linea Orion richiede ulteriori lavori di adeguamento strutturale e nel sistema missione per mantenerla in linea oltre il 2025, soprattutto per la sostituzione delle semi ali, operazione che ha presentato diverse problematiche giudicate serie, in quanto i primi set alari resi disponibili non si sono dimostrati all’altezza richiedendo, perciò, nuova progettazione ed interventi di modifica.
L’ordine di equipaggiare otto Orion tedeschi con nuove ali come parte di un aggiornamento di mezza età (MLU) fu assegnato ad un consorzio composto da Airbus Defence and Space e Lockheed Martin Overseas Services Corporation.
Il contratto della durata di otto anni prevedeva la produzione di otto kit MLU (ali esterne, sezione centrale della fusoliera centrale e piano di coda). Questi kit sono prodotti da LMOSC con Airbus Defence and Space responsabile per l’integrazione, l’installazione e l’accettazione dei kit MLU-K15 per Orion.
Con l’installazione delle nuove ali si prevedeva di aumentare la durata di vita di questi aerei da ricognizione marittima di 15.000 ore per aeromobile, Il solo retrofit è costato € 292,4 milioni e doveva essere completato nel 2023.
Airbus Defence and Space era responsabile dell’installazione e mantenimento della strumentazione per il volo strumentale con i subappaltatori Rockwell Collins, Northrop Grumman e Rohde & Schwarz nell’ambito di un contratto di 58 milioni di euro che doveva concludersi nel 2019.
Inoltre, nel ambito del rinnovamento del sistema di missione Orion, fu posto un ordine con le procedure “Foreign Military Sales” (FMS) degli Stati Uniti per le modifiche del simulatore Orion e l’installazione di un sistema di controllo della missione a terra per circa 222,1 milioni di euro.
Questi velivoli hanno assorbito parecchie risorse considerato che nel 2015 furono siglati contratti per 500 milioni di euro e successivamente il Ministero della Difesa di Berlino ha indicato la necessità di uno stanziamento aggiuntivo di oltre 340 milioni di euro per far fronte a nuove lavorazioni ed aggiornamenti soprattutto al radar.
Peraltro, questo aumenti sono finiti nel mirino della Corte dei Conti (Ufficio Federale di Revisione Contabile) che ha chiesto più volte al Ministero della Difesa spiegazioni e di riesaminare l’intero programma.
Da parte sua il Ministero della Difesa ha indicato un termine del 2023 per le operazioni di ammodernamento e riparazione della linea, ma ci sono consistenti dubbi che potrà essere rispettato, sia per difficoltà di bilancio sia per la lentezza mostrata dall’industria nelle lavorazioni.
Tra l’altro nel 2018 un devastante incendio devastò un magazzino dove si trovavano almeno ventimila parti di rispetto della linea Orion, tutto materiale andato perso e solo in parte sostituito.
Ovviamente, un impiego come quello attuale costringe ad una maggiore usura che influisce negativamente sullo stato di disponibilità ed allunga anche i tempi per le necessarie lavorazioni, con riflessi economici tutti da verificare.
Il successore del Orion
Il problema è destinato ad acuirsi perché il successore del Orion è previsto che sarà disponibile a partire dal 2035.
Ma anche su questa data inizia a serpeggiare più di qualche dubbio in quanto il programma franco-tedesco “varato” nel 2018 per la successione degli Atlantique e degli Orion, al di là delle dichiarazioni di intenti e sottoscrizione di accordi, stenta “a decollare” perché non sono stati stanziati i necessari fondi di bilancio. Questo crea preoccupazione perché un programma del genere richiede anni di sviluppo e prove, prima di poter essere messo in produzione, iniziare le consegne e raggiungere la IOC (capacità operativa iniziale), soprattutto, come nel caso franco-tedesco dove si punta ad allestire ex novo un liner Airbus per missioni MPA&ASW.
Pertanto, in assenza di una svolta del programma per il nuovo MPA o per un programma ad interim, per la linea Orion si prospettano ancora lunghi anni di servizio, sempre più usurante e con costi imprevedibili per il bilancio della Difesa, senza contare che i P-3C, senza un pesante programma di ammodernamento, diventeranno obsoleti.