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Regia Nave Roma, 9 settembre 1943

In occasione dei 77 anni dall’affondamento della Regia Nave Roma e della morte del suo comandante, ammiraglio di squadra Carlo Bergamini, ripercorriamo in breve le tappe di quel tragico giorno.

L’ammiraglio Carlo Bergamini. Fonte Wikimedia

L’8 settembre del 1943 erano ancorate al porto di La Spezia e Genova le navi da battaglia Roma, Vittorio Veneto e Littorio (classe Littorio), che costituivano la nona divisione navale; gli incrociatori Eugenio di Savoia, Duca degli Abruzzi, Montecuccoli, Duca d’Aosta, Garibaldi e Regolo, compresi nella settima divisione e la 12esima e 14esima squadriglia cacciatorpediniere. Comandante in capo della formazione navale era l’ammiraglio Bergamini.

La mattina dell’8 settembre 1943, dopo circa un anno di assoluta immobilità, la quadra mollò gli ormeggi e si dispose in posizione di partenza all’interno della diga foranea. Il clima sulle navi, nervoso e di incertezza per quello che sarebbe accaduto, dava luogo a varie ipotesi come di una occupazione tedesca della piazzaforte di La Spezia e di conseguenza delle navi; la firma da parte dell’Italia di una pace separata (tutti sulle navi ignoravano che il 3 settembre era stato firmato l’armistizio di Cassibile) oppure che la Regia Marina stava per affrontare la battaglia decisiva.

Alle ore dieci dell’8 settembre arrivò da Supermarina l’ordine di accendere le macchine e tenersi pronti a muovere per le 14 per intervenire nella zona di Salerno, in cui era previsto lo sbarco alleato del giorno 9. Ma alle ore 19:45 la radio lanciò il messaggio del generale Pietro Badoglio in cui annunciava la resa; a quel punto la confusione a bordo delle unità imperò, ma ogni equipaggio rimase compatto attorno al proprio comandante.

Il generale Castellano firma l’armistizio. Fonte Wikipedia

L’ammiraglio Bergamini venne raggiunto al telefono dal Capo di Stato Maggiore della Regia Marina, ammiraglio Raffaele De Courten, che volle esaminare la situazione a bordo delle navi. Il comandante della formazione navale annunciò che lo stato maggiore della flotta propendeva per l’autoaffondamento. De Courten rispose che era fondamentale adempiere alle clausole dell’armistizio e raggiungere un porto sicuro, identificato ne La Maddalena.

L’ammiraglio Bergamini accettò tale ordine in quanto gli Alleati permettevano alle unità italiane di non ammainare le bandiere di guerra e di non cederle al vecchio nemico. Questo escamotage, ideato dall’ammiraglio Luigi Sansonetti, servì a dare ai marinai italiani l’illusione di non arrendersi e di non cedere le navi al nemico.

La mattina del 9 settembre la squadra navale composta da 3 corazzate, 6 incrociatori e 9 cacciatorpediniere si diresse verso La Maddalena senza nessuna copertura aerea. Non tardarono i primi avvistamenti di vari ricognitori, prima inglesi e poi un ricognitore tedesco. Alle ore 13 un messaggio urgente da Supermarina raggiunse Bergamini, in comando sulla Roma, avvisandolo di invertire la rotta e puntare verso Bona (Algeria) perché i tedeschi avevamo occupato la meta della flotta italiana.

Mappa della flotta in navigazione. Wikimedia

A quel punto i tedeschi, sfumato il piano di catturare la squadra nell’arcipelago sardo, resero esecutivo il piano per attaccare ed affondare quante più unità possibili.

Il primo attacco si ebbe alle 15:10 ad opera di una formazione di Junker, i quali non centrarono il bersaglio ed un apparecchio venne abbattuto dalla contraerea. Poco dopo una nuova ondata di bombardieri apparve all’orizzonte ma la contraerea delle unità nulla poté in quanto gli aerei volavano a quota superiore rispetto alla gittata dei calibri navali. La possibilità per i bombardieri di volare a quelle quote era possibile grazie alla nuova arma che avevano in dotazione: una bomba razzo perforante, a spoletta ritardata, capace di scoppiare dopo aver attraversato ponti corazzati e soprattutto radiotelecomandata che permetteva una elevata precisione.

Alle 15:30 una di queste bombe cadde sulla Littorio senza provocare gravi danni, ma alle 15:47 due bombe razzo colpirono la Roma, scoppiando sotto lo scafo e nel torrione di comando, affondandola. Nell’esplosione della torre di comando perse la vita l’ammiraglio Bergamini e tutto lo stato maggiore. Dei 1948 uomini di equipaggio, 1352 morirono e la super corazzata da quasi 45.000 tonnellate, un apparato motore da 130.000 cavalli e con i suoi 9 cannoni da 381mm, oltre che 12 da 152mm, 12 da 90mm antiaereo, 40 mitragliere, 1 catapulta e 3 aerei, scomparve nelle acque a nord ovest dell’Asinara (41°24′N 7°48′E).

Regia Nave Roma. Fonte: Wikipedia

La squadra continuò il suo viaggio sotto il comando dell’ammiraglio Romeo Oliva e la mattina del 10 settembre le nostre forze navali incrociarono a largo di Malta le corazzate inglesi Warsprite e Valiant, dirigendosi poi al porto di La Valletta.

Questa fu la fine della corazzata Roma, varata nel 1942 e che non partecipò mai ad azioni contro la squadra inglese, e del suo prestigioso comandante. Esperto conoscitore del mare, dei mezzi navali, dell’ingegneria navale e con un occhio sempre attento a quella che è l’anima di una nave, il suo equipaggio. A tal proposito risuonano quanto più attuali le sue parole riportate nell’Almanacco Navale dell’anno 1940:

“E anche logico dedurre che gli uomini destinati ad impiegare questo mezzo così delicato e potente vedano la loro opera diventare ogni giorno più difficile, complessa e faticosa. Il problema del personale e della sua preparazione è quindi sempre più all’ordine del giorno.

Cadrebbe però in grandissimo errore chi credesse che questa intensa meccanizzazione, questa tecnica così progredita, riescano a svalutare i valori dello spirito ed a ridurre la guerra ad un problema di ingegneria, e che il segreto della vittoria sia l’incognita di una equazione la cui formula è conosciuta ed i cui parametri si misurano in calibri di cannoni, nodi di velocità, spessori di corazze, tonnellate di dislocamento. Una marina da guerra vale, ora come sempre, per lo spirito che la anima e per gli uomini che la servono e la conducono. Infinite sono le possibilità che si dischiudono a coloro che sul mare difendono la loro patria ed il loro diritto.

Occorre quindi curare la materia che è il mezzo, ma preparare e credere soprattutto negli uomini che sono l’anima di questa materia.”

L’ammiraglio Bergamini decora un’ufficiale. Fonte Wikipedia

Immagine di copertina: Di Sconosciuto – ANSA, Pubblico dominio, Collegamento

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1 Comment

  1. La vergogna della Regia Marina, quasi mai distintasi per il valore e la determinazione : le tre navi migliori nel Mediterráneo e non solo… regalate ai nemici dell’Italia ingannando i marinai mostrando la bandiera di guerra.
    Bergamini non è una vittima ma un complice del vergognoso voltafaccia a danno di quelli che erano i nostri alleati.

    “Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti…”
    Winston Churchill

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