Riad, nel mese di dicembre, ha pagato a Washington circa 500 milioni di dollari per iniziare a coprire il costo del mantenimento delle truppe statunitensi. Questo emerge da quanto affermato da un funzionario statunitense. Da parte sua, il Presidente Donald Trump ha affermato che l’Arabia Saudita ha già depositato un miliardo di dollari in banca.
Peraltro, il pagamento delle spese di mantenimento non sarebbe una novità in quanto, nel 1990-91, l’Arabia Saudita, il Kuwait, Paese invaso dall’Iraq, nonché altri Paesi del Golfo versarono ben 36 miliardi di dollari per i costi sostenuti dagli Stati Uniti per la guerra del Golfo.
Di recente, a seguito degli attacchi missilistici e con droni lanciati dagli Houthi sui principali impianti petroliferi statunitensi, a seguito di esplicita richiesta di Riad, Washington ha ordinato il dispiegamento di uomini, mezzi ed aerei per supportare le difese saudite.
La stessa attuale Amministrazione Trump è fortemente impegnata a richiedere ai Paesi che ospitano forti contingenti statunitensi (come la Corea del Sud ed il Giappone) che contribuiscono alla loro sicurezza, i costi di mantenimento. In pratica, il messaggio che vuole far passare Washington è che sono finiti i tempi in cui l’impegno militare statunitense in alcune aree del globo sia privo di costi per i Paesi che ne usufruiscono.
Del resto, anche a livello NATO, più volte il Presidente Trump ha richiesto ufficialmente a tutti gli Alleati di aumentare le spese militari, sostenendo che non è più interesse statunitense di farsi integralmente carico della difesa del Vecchio Continente senza contropartite in termine di commesse e/o di copertura delle spese di mantenimento.