Questa volta non sono problemi di natura tecnica a pesare sulle tasche di Boeing per il controverso programma dell’aereorifornitore KC-46 Pegasus.
Dopo lo stop ai voli dei 737 MAX la crisi indotta dal Covid-19 al settore del trasporto aereo ha comportato un domino di cancellazioni di ordini da parte delle compagnie aeree.
Questo domino non ha riguardato solo la linea 737 ma anche altri prodotti di casa Boeing portando ad una diminuzione dei volumi di produzione.
A questa decrescita si associa l’aumento dei costi di produzione fissi che devono essere “spalmati” su un minor numero di aerei.
In parole povere produrre il KC-46, basato sul Boeing 767, costerà di più al colosso di Seattle che sarà costretto a mettere sul piatto ben 155 milioni di dollari.
Quest’ultima esplosione dei costi porterà a più di 4,7 miliardi di dollari i fondi messi da Boeing nel programma KC-46 rispetto ai 4,9 miliardi di dollari finanziati dall’U.S. Air Force.
I 155 milioni di dollari seguono a ruota gli 827 milioni di dollari che la multinazionale americana ha dovuto pagare a causa dei problemi legati allo sviluppo del Remote Vision System (RVS).
Luci e ombre sul settore Difesa e Spazio che però rimane, ad oggi, una àncora di salvezza per Boeing dato che ha ricevuto un totale di 7 miliardi di dollari di nuovi ordini nell’ultimo trimestre.
Immagine di copertina: EDWARDS AIR FORCE BASE, Calif. (May 5, 2017) A Boeing KC-46 Pegasus is loaded on the rotating platform at the Benefield Anechoic Facility for a series of avionics tests at Edwards Air Force Base. The anechoic facility provides a controlled electromagnetic environment and is shielded against radio frequency interference. (U.S. Air Force photo by Christopher Okula)