Nel tormentato cd. “Corno d’Africa” si è riaccesa la crisi latente tra Mogadiscio ed Addis Abeba, due Paesi che non godono di buoni rapporti dai tempi di Menghistu e Siad Barre per il controllo della regione del Ogaden.
La miccia questa volta è rappresentata dalla questione Somaliland, una vasta regione della Somalia che da tempo aspira all’indipendenza dal governo di Mogadiscio e che da tempo si comporta come un’entità statale autonoma sia pur non riconosciuta.
Harghesia ed Addis Abeba infatti hanno siglato un accordo per la concessione alla Etiopia di una base navale e di un porto commerciale in un’area di 20 km che si affaccia sul Golfo di Aden dietro pagamento di un affitto e di aiuti militari per contenere i miliziani di al Shabaab che controllano vaste aree della Somalia.
L’Etiopia da anni persegue l’obbiettivo di ottenere uno sbocco al mare ma i suoi tentativi sono sempre falliti.
Ovviamente, Mogadiscio rigetta questo accordo perché non riconosce il Somaliland come Stato indipendente ed accusa Addis Abeba di voler occupare militarmente una regione somala.
Al momento in Somalia sono presenti circa tremila militari etiopi che operano nell’ambito della missione di mantenimento della pace gestione dall’Unione africana (ATMIS) che ha l’obbiettivo di contrastare al Shabaab.
I toni tra Mogadiscio ed Addis Abeba si sono fatti sempre più duri con la prima che minaccia di espellere i militari etiopi non più peacekeapers ma definiti ora come occupanti ed aggressori.
Addis Abeba al momento non ha voluto replicare alle accuse mosse dal Governo di Mogadiscio ed altri problemi si addensano in vista della conclusione della missione ATMIS che, entro la fine dell’anno, prevede il completo ritiro dei contingenti africani dalla Somalia ed il trasferimento delle responsabilità di sicurezza alle autorità somale, impresa decisamente ardua vista la situazione in atto nel Corno d’Africa.