ARTE E IDENTITA’ REGIONALI MINATE DAI TERREMOTI AVUTISI IN ITALIA NEL PRIMO VENTENNIO DEL XXI SECOLO
RAPPORTO DI RICERCA SULLA RISPOSTA “ORGANIZZATIVA E OPERATIVA” DATA AI TERRITORI DAL MINISTERO PER LE ATTIVITA’ E I BENI CULTURALI, DAL MINISTERO DELLA DIFESA, DALL’ESERCITO ITALIANO E DAL COMANDO CARABINIERI PER LA TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE
di Angelo TIBERI Ufficiale (cong.) del Corpo dei Granatieri di Sardegna e Cultore di Ordinamento dell’Esercito Italiano
Sommario: 1. Premessa. – 2. Inquadramento geografico degli eventi sismici. – 3. Dati delle sequenze sismiche. – 4. Lineamenti sull’origine, le derivazioni e il significato di terremoto. – 5. Elenco dei Comuni colpiti e danneggiati dai principali terremoti avvenuti in Italia dal 2009 al 2017 suddivisi per Regione. – 6. Attività e misure “organizzative” sviluppate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. – 7. Il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e l’attività operativa nelle zone colpite. – 8. Il contributo del Ministero della Difesa. – 9. Il sostegno dell’Esercito Italiano fornito in impieghi “operativi e logistici” sia di supporto generale sia per il salvamento dei beni culturali. – 10. L’Esercito e la protezione del patrimonio culturale. – 11. Conclusioni.
1. PREMESSA
In questo mio “rapporto di ricerca” fornisco un quadro d’insieme su quelle specifiche e dedicate funzioni organizzative e misure d’intervento attivate dal Ministero per i Beni Culturali, dal Ministero della Difesa, dall’Esercito Italiano e dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale nei terremoti più significativi verificatisi nel periodo 2009-2017 nel “centro e settentrione” d’Italia dove sono coinvolte, principalmente, in una sequenza cronologica la Città dell’Aquila e le Regioni Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Marche e Umbria.
Seppur questo lavoro documentale conoscitivo si incentra sul predetto e preciso periodo storico, un richiamo informativo, comunque, l’ho voluto indirizzare anche agli ultimi terremoti citando quelli del 2017 e del 2019 avvenuti rispettivamente ad Ischia (NA) nella Regione Campania e al Mugello (FI) nella Regione Toscana che, seppur di minore intensità rispetto ai precedenti e più circoscritti per le loro aree di riferimento, credo meritano ugualmente considerazione per completezza argomentale per i danni sul patrimonio culturale avutisi anche in quei luoghi.
Una precisazione: nella redazione di questa ricerca, si menziona in modo prevalente il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) (associando queste due denominazioni nella stesura dei paragrafi in relazione al periodo o all’anno coincidente al discorso argomentale-tematico di riferimento) e non il Ministero della Cultura perché quest’ultima denominazione è stata adottata dal 26 febbraio 2021, pertanto, tenendo in considerazione i periodi storici degli avvenimenti, per il Dicastero, vigevano le esatte denominazioni utilizzate.
2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO DEGLI EVENTI SISMICI
Nel primo ventennio degli anni 2000 l’Italia è interessata da importanti eventi sismici verificatisi in due aree geografiche specifiche, quella “centrale” comprendente le Regioni Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria e quella “settentrionale” riguardante la Regione Emilia Romagna (e in parte il Veneto e la Lombardia).
Questi eventi naturali oltre ad aver destabilizzato e disorientato violentemente i sistemi sociali creando decine e decine di vittime, decine di centinaia di feriti, decine di migliaia di sfollati (provando le persone sopravvissute anche sotto il profilo psicologico), ad aver sconvolto i sistemi organizzativi “pubblici, commerciali, industriali e dei servizi”, oltre ad aver danneggiato le risorse infrastrutturali utilizzate dai citati sistemi (opere di collegamento e vie di comunicazione stradali, stabilimenti produttivi ed abitazioni private), ha minato pesantemente in modo diretto anche la nostra storia, la nostra identità culturale, il nostro patrimonio storico-artistico e architettonico risultando gravemente compromesso ed in qualche caso perso per sempre (in particolare, mi riferisco a quei dipinti, quegli affreschi, quegli ornamenti e stucchi realizzati su base muraria in edifici di culto o di altra tipologia (e destinazione d’uso) sgretolatisi sotto la furia inarrestabile degli effetti generati dalle onde sismiche.
In ogni modo, non andando a parlare della storia “geofisica e geologica” dell’Italia ben nota a tutti e dell’evoluzione della “classificazione sismica” del territorio nazionale e regionale (suddiviso in 4 zone, ordinate per decrescenza del “rischio sismico”) e che, tra l’altro, non è lo scopo di questa trattazione, vado, invece, a considerare i predetti terremoti, ricordandoli e profilandoli brevemente in un inquadramento delle loro dinamiche sia rispettando un ordine cronologico di accadimento sia puntualizzando i luoghi territoriali nei quali si sono verificati, completando le informazioni a riguardo con le date, gli orari e l’intensità distruttiva espressa dalle magnitudo sprigionate per le scosse maggiori e/o più significative.
Si precisa che tutte le indicazioni delle misurazioni delle magnitudo locali riportate o contenute in questo studio conoscitivo sono tutte espresse in gradi della scala “Richter”.
Pertanto, inizio subito a parlare del terremoto dell’Aquila.
Il 6 aprile 2009, alle ore 03:32:39 una scossa principale di magnitudo 5,8 (6,2 magnitudo momento) durata 23 secondi, con epicentro in località Colle Miruci-Roio a una profondità di 8,8 km., colpisce duramente L’Aquila e altri 56 comuni, questa scossa è la più forte ed è quella determinante interposta da eventi di bassa intensità già iniziati dal 14 dicembre 2008 (con scosse di magnitudo intorno a 3 gradi, con salita graduale) ed altri successivi eventi protrattisi fino all’anno 2012, con vari epicentri ma tutti localizzati nella Città di L’Aquila, nelle zone limitrofe e nella Provincia aquilana.
Solo nella Città di L’Aquila, si stimano quasi da subito fra le maggiori strutture “storico-architettoniche” interessate da gravi danni, più di 150 edifici, sono chiese, complessi monumentali, conventi, palazzi antichi (pubblici e privati), l’area archeologica di Amiternum non subisce danneggiamenti rilevanti; in ambito della Provincia, invece, i numeri salgono a 1.018 chiese, circa 700 strutture palazziali e oltre 80 fra castelli, opere fortificate, borghi, fontane monumentali, complessi conventuali, campanili, antiche mura di cinta, teatri, torri e porte di cinta murarie.
Dopo il terremoto avutosi a L’Aquila nel 2009, è l’Emilia Romagna ad essere coinvolta da un altro evento sismico manifestatosi con una forte scossa il 20 maggio 2012 alle ore 04:03:52 (durata 20 secondi) con una magnitudo di 5,8 gradi il cui epicentro è stato localizzato ad una profondità di 10 Km. nel Comune di Finale Emilia (MO); dopo questa scossa, lo stesso giorno ne seguono altre due di forte intensità, entrambe con magnitudo 5, alle ore 05:03 a circa 3 km da Finale Emilia e alle ore 15:17 con epicentro a Mirabello (FE), da quest’ultima seguono poi, per tutta la giornata, una serie di repliche ravvicinate a poca distanza l’una dall’altra. E’ necessario ricordare che prima di questa scossa, altri fenomeni di lieve entità si sono registrati nei giorni del 25 e 27 gennaio 2012.
Il 29 maggio 2012 alle ore 09:00:03 nel modenese con epicentro nella zona dei Comuni di Mirandola, Medolla e San Felice sul Panaro, si ha un’altra scossa di magnitudo 5,8 gradi ad una profondità di 8 Km. (i cui effetti si avvertono anche nelle Città di Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Bologna, Mantova e Rovigo), ma a questa, lo stesso giorno, ne seguono altre tre rilevanti: alle ore 12:55:57 con magnitudo 5,3 gradi e alle ore 13:00 due repliche, con magnitudo una di 5,2 e una di 4,9 (in funzione delle quali si sono avvertiti dei movimenti del suolo anche a Milano, Firenze e Genova). Lo sciame sismico continua, per giorni, con moltissime altre scosse di assestamento, fra le quali si evidenziano per intensità quelle del 31 maggio 2012 alle 16:58:21 con magnitudo 3,7 ed epicentro fra i Comuni di Rolo (RE) e Novi di Modena (MO) e alle ore 21:04:25 con magnitudo 3,2 ed epicentro nel Comune di San Possidonio (MO) per arrivare a quella del 3 giugno 2012 alle ore 21:20:43 con epicentro di nuovo a Novi di Modena con magnitudo 5,1 gradi che aggrava ancor più la situazione già critica. In sostanza, viene interessato con movimenti tellurici, di diversa intensità e accelerazione, tutto il distretto sismico della pianura padana emiliana, coinvolgendo un totale di 58 Comuni delle Province di Ferrara, Modena, Reggio Emilia e Bologna; 286 è il numero riassuntivo degli interventi complessivi riguardanti il patrimonio immobiliare dei “beni culturali” (escludendo da questo dato gli interventi di messa in sicurezza del patrimonio artistico mobile contemplato in altri dati) sulle zone di tutto il territorio dell’Emilia interessato dal sisma.
C’è da dire, che l’Emilia Romagna riceve molti insegnamenti dal terremoto dell’Aquila e molti provvedimenti normativi e organizzativi li attua proprio valutando i precedenti risultati avutisi per l’evento sismico aquilano del 2009.
Per completezza documentale, tengo a portare a conoscenza anche il fatto che il “distretto sismico della pianura padana emiliana”, oggi, coincide perfettamente a livello areale con il cosiddetto “Quadrilatero dell’UNESCO”, trattasi di un “progetto-itinerario di valorizzazione culturale” di risposta al rilancio turistico di qualità, creato dopo il sisma del maggio 2012 e delimitato da quattro precisi punti geotopocartografici, proprio per i siti monumentali d’interesse “artistico-architettonici” presenti in esso, identificati nelle zone di Mantova e Sabbioneta, Bologna, Modena, Ferrara, Reggio Emilia, Rovigo e il Delta del Po.
Si precisa che gli effetti del terremoto dell’Emilia danneggiano anche alcuni Comuni delle Regioni Lombardia e Veneto (specificati al Paragrafo 5. Elenco dei Comuni colpiti e danneggiati dai principali terremoti avvenuti in Italia dal 2009 al 2017).
Dopo l’evento dell’Emilia nel 2012, seguono altri due devastanti terremoti di ritorno sempre nel Centro Italia, identificati uno nella forte scossa principale verificatasi nelle Regioni Lazio e Marche avutasi il 24 agosto 2016 alle ore 03:36:32 con una magnitudo di 6 gradi (durata 18 secondi) con epicentro tra i Comuni di Accumuli – Amatrice (RI) e Arquata del Tronto (AP), ad una profondità di 8 km. e l’altro manifestatosi il 26 ottobre 2016 con due rovinose scosse (di durata 15 secondi l’una) con epicentro al confine umbro-marchigiano delle quali una scossa avvenuta nella provincia di Macerata, alle ore 19:11:36 con magnitudo 5,4 gradi e un’altra alle ore 21:18:07 con magnitudo 5,9, per poi arrivare all’ulteriore scossa del 30 ottobre 2016 delle ore 07:40:17 di magnitudo 6,5 gradi (con durata 30 secondi), profondità 10 km., registrata in Umbria nella provincia di Perugia, dove i Comuni interessati sono quelli di Norcia e Preci. A queste, di scosse per giorni ne seguono molte altre di magnitudo inferiore, comprese tra i 4,5 e i 4 gradi.
Ulteriore attività tellurica, si manifesta nuovamente in Abruzzo nella provincia dell’Aquila nel 2017, quando il 18 gennaio sequenze sismiche caratterizzate da quattro violente scosse di magnitudo ognuna compresa tra i 5 e i 5,5 gradi interessano, con i loro epicentri, i Comuni aquilani di Cagnano Amiterno, Campotosto, Montereale e Capitignano. Infine, un altro movimento importante si verifica nella Marsica il 7 novembre 2017 con una scossa di 4,4 gradi, fortunatamente non arreca danni significativi, soltanto un comprensibile spavento e uno stato di agitazione, per qualche giorno, fra la popolazione locale.
A completamento del paragrafo, con un passaggio notiziale, risulta riportare in trattazione altri due eventi che hanno interessato l’Italia, sono il terremoto di Ischia (NA) e del Mugello (FI); infatti, il 21 agosto 2017 alle ore 20:57:51, una scossa di magnitudo 3,9, durata 5 secondi e con epicentro a Casamicciola Terme (NA) ad una profondità di 2 km. sconvolge la zona di Ischia (NA) e un ulteriore evento si manifesta il 9 dicembre 2019 alle ore 04:37:03 con epicentro a Scarperia e San Piero (FI) con magnitudo 4,5 ad una profondità 9 km. che scuote significativamente la zona toscana del Mugello coinvolgendo 9 Comuni (specificati al Paragrafo 5. Elenco dei Comuni colpiti e danneggiati dai principali terremoti avvenuti in Italia dal 2009 al 2017).
3. DATI DELLE SEQUENZE SISMICHE
L’INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in Abruzzo nel terremoto del 2009, attraverso sue stazioni sismiche “permanenti e temporanee”, tra L’Aquila e i territori limitrofi nel periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2009 registra una sequenza sismica di circa 60.000 scosse, delle quali solo a L’Aquila sono localizzate più di 18.000 scosse, di quest’ultime, dopo la scossa principale del 6 aprile 2009 si verificano 150 scosse il 7 aprile (di cui 56 con oltre 3 gradi di magnitudo), circa 300 scosse nelle 48 ore successive (con due scosse di magnitudo superiore a 5) e oltre 9.300 di diversa intensità, fra 2,8 e 2, nel solo primo mese.
Nel terremoto dell’Emilia nei primi trenta giorni di attività sismica, dopo la scossa del 20 maggio 2012, sono state registrate oltre 1.500 scosse di cui oltre 200 con magnitudo superiore a 2 gradi; invece, circa i terremoti di Accumuli-Amatrice (RI) e nuovamente nell’aquilano il numero di eventi registrati e stimati dal 24 agosto 2016 al 28 aprile 2017 sono stati circa 65.600 (di cui oltre 3.500 con magnitudo pari o superiore a 2,5 gradi).
Nella zona epicentrale di “Amatrice (RI) e umbro-marchigiana”, soltanto nel periodo dal 24 agosto al 10 settembre 2016 si sono registrate più di 6.200 scosse (molte di esse di consistente magnitudo).
Questi dati statistici offrono certamente in una forma chiara e indiscutibile che gli edifici e i monumenti hanno avuto delle sollecitazioni e degli scuotimenti impressionanti sotto il punto di vista fisico-meccanico-strutturale nell’assecondare e assorbire le innumerevoli scosse, sia per la differente propagazione delle onde sismiche per la diversa orografia e geologia del terreno sul quale sono basati, sia sotto gli aspetti tipologici e direzionali dei movimenti sismici avutisi nel sottosuolo (ondulatori e/o sussultori), sia per le onde di sfogo e di ritorno esterne impattanti con gli altri edifici e sia per la sommatoria delle loro durate di tempo.
Il terremoto dell’Aquila, rispetto agli altri eventi sismici, in ogni caso, è stato quello ad avere un’area geografica interessata maggiore e una sequenza sismica più lunga che seppur questa considerata dal 16 gennaio 2009 al 17 aprile 2012, c’è da dire che delle scosse si ebbero già sul finire dell’anno 2008.
4. LINEAMENTI SULL’ORIGINE, LE DERIVAZIONI E IL SIGNIFICATO DI TERREMOTO
Questi “lineamenti esplicativi”, a prima vista, possono sembrare che vogliano interrompere il discorso, tentando di far perdere quella continuità filologico-tematica del Rapporto di ricerca, ma in effetti non è così. Al contrario, ho ritenuto, invece, scrivere appositamente questo paragrafo, al tempo stesso originale e singolare, proprio per la circostanza argomentale di trattazione e per cercare di offrire ad essa la migliore rifinutura e completezza, considerando in modo “onnicomprensivo” anche tutte quelle possibili spiegazioni, chiarimenti, informazioni e curiosità concorrenti o riguardanti il termine “terremoto” (definito anche “sisma” o “movimento tellurico”).
Gli elementi concettuali “etimologico-lessicali”, “mitologici” e “geofisici” di seguito riportati, infatti, sono tutti aspetti costituenti quella pluralità di contenuti che, con la loro concatenazione in perfetta attinenza e sintonia, contribuiscono ad arricchire questo lavoro documentale – già abbondante di informazioni e dettagliature – facendogli assumere una forma ancora più coinvolgente e poliedrica.
Spiegazioni “linguistiche” e derivazioni “lessicali” di terremoto e relative considerazioni
La parola “terremoto” deriva dal latino “terrae” cioè “della terra” e da “motus” che vuol dire “movimento”, la loro unione, per via dotta, forma la locuzione “terrae motus” che come significato concreto originario sta per “movimento della terra” per poi, dal XIII secolo, perfezionarsi per intendere anche il concetto più definito e appropriato di “scuotimento della terra”.
Analizzando grammaticalmente la parola di “terremoto” – nella sua divisione in sillabe (o sillabazione) – “ter-re-mò-to”, subito si nota che essa è formata da nove lettere, quattro vocali e cinque consonanti, di quest’ultime una doppia la “r”; quindi, è un termine quadrissilabo piano con accento acuto sulla penultima sillaba.
Come spiegazione “linguistica” e “curiosità compositiva”, “terremoto” è anche una parola composta da due parti “terre+moto”.
Pertanto, a livello “semantico-linguistico-lessicale” risulta che la parola “terremoto” è il prodotto espressivo ottenuto, prendendo in utilizzo una sola volta le parti uguali di queste sequenze lessicali “terre+remoto”, “terremo+moto”, “terremo+remoto”.
In ampliamento del discorso linguistico, un’altra considerazione che si riscontra sulla parola “terremoto” è che essa è ottenuta dall’intreccio di questa coppia di parole “tremo” e “erto”.
Queste due parole “tremo/erto” proprio con il loro stretto e inscindibile legame, attraverso le lettere di cui sono formate e/o che contengono, riescono ad essere completamento l’una dell’altra, arrivando addirittura a compiere (ognuna per la propria parte) un rafforzamento espressivo, perfetto ed equilibrato, con le loro due “r” e a creare, ovvero generare, una nuova parola esprimente un significato preciso e definito appunto quella di “terremoto”.
Terremoto o movimento tellurico, elaborazione e interpretazione culturale nella “mitologia”
Il “terremoto” è chiamato anche “movimento tellurico”, ci troviamo anche in questo caso, nuovamente in presenza di una derivazione latina, infatti proviene da Tellus – Tellùris che indica “la terra”, “il territorio” e lo stesso “pianeta terra”, ma Tellus è pure il nome latino dell’antica divinità romana Tellure rappresentante la dea “della Terra, dei morti e contro i terremoti” è, onorata inizialmente per i soli aspetti agrari (vegetazione, semina e messi) in funzione del “rispetto e della sacralità della terra” che si aveva nell’Antica Roma, ma, successivamente, la sua venerazione si estese anche come dea “protettrice della fecondità” (raffigurata artisticamente, o in arte figurativa, con in grembo dei bambini).
In alcune affermazioni di qualificati studiosi del mondo antico, si asserisce che il culto per Tellure, sembra essere più datato della religione ufficiale romana, in quanto come divinità molto arcaica rappresenta la “grande madre” – la Tellus Mater, genitrice e nutrice di tutti gli esseri viventi.
La dea Tellure, nella “mitologia romana”, personifica la “terra” con una essenza di triplicità “dà la vita, nutre e dà la morte” ed è considerata la “Santissima Trinità”; inoltre è denominata anche Saturnia Tellus ovvero Terra di Saturno che, in età romana, indicava la mitica età dell’oro.
Da questa Divinità, sembra poi, che derivi anche la forma, in contrapposizione, “tellus tersa” che significa “terra ferma”; in ogni caso, si tiene a precisare che, al momento, l’etimologia di Tellus è incerta (o meglio non molto ben conosciuta), forse se ne attribuisce una legazione al sancrito “Talam” che indicava un “suolo piano” concentrando il suo significato a “terra pianura”, “terra pianeggiante”, cioè “pianura”.
A completamento, c’è da dire che un’attenta distinzione tra “Tellus” e “Terra in uso” viene fatta dal Commendatore Servio nel VI secolo d.C., dove con il termine “Terra” indica l’“elementum” (l’elemento), vale a dire uno dei quattro elementi classici esistenti in natura insieme all’aria “ventus”, all’acqua “aqua” e al fuoco “ignis”, per Tellus, invece, indica unicamente la dea.
Tellus può essere considerata anche come aspetto del nume “Dea Dia” così chiamato dai sacerdoti Arvali, o comunque una stretta collaboratrice come “divinità del cielo sereno”.
In definitiva, Tellus per la sua sfera funzionale “mitologica” che ha sulla terra, si riferisce alla divinità “custode della terra” e per estensione “custode del mondo stesso”.
Spiegazione di terremoto in “geofisica”
Adesso diamo una spiegazione di “terremoto”, più scientifica, in termini propriamente geofisici.
Terremoto significa liberazione di un’elevata quantità di energia, sprigionata bruscamente nella massima concentrazione, che ha origine in un punto localizzato in profondità (definito ipocentro, più o meno profondo), come effetto della perturbazione elastica di fenomeni di natura tettonica, indotta da un rapido spostamento di grandi porzioni della crosta terrestre, in corrispondenza di una faglia posta all’interno della crosta stessa (quale sorgente sismica), dove gli strati situativi hanno per condizioni ad essi favorevoli, l’occorrenza e la necessità di movimento che, lo eseguono per una precisa durata di tempo (da pochi secondi a diversi minuti) e in uno specificato momento non prevedibile in anticipo all’esterno, esprimendolo con un carattere vibratorio a una zona più o meno estesa della superficie terrestre (epicentro, posto esattamente sopra l’ipocentro), in cui a suo compimento (non conclusione) se ne osservano gli effetti poiché sviluppatosi con maggiore intensità.
La “conclusione effettiva dell’evento sismico” nel suo complesso, in alcuni casi, è dichiarata completata, considerando anche la cessazione delle successive repliche o “sequenze sismiche” (conosciute pure come “vibrazioni o scosse di assestamento”) facenti parte dell’eventuale attivazione e/o manifestazione del c.d. “sciame sismico” che si può generare nella zona dopo la scossa principale. Lo “sciame sismico” consiste nel prodotto risultante di “gruppi di diverse onde sismiche”, definite “forze di smorzamento e di scaricamento”, ovvero “di rilascio di energia residua” in grado di produrre durante la loro attività, altre oscillazioni trasmesse al terreno con diverso grado di magnitudo e a distanza di tempo variabile.
L’entità del terremoto dipende dalle caratteristiche geometriche della faglia (momento sismico), dalle modalità e tempistiche di propagazione della perturbazione fra la sorgente in profondità del sottosuolo e il sito e dalle caratteristiche litostratigrafiche e morfologiche di quest’ultimo, i cui effetti si manifestano in visibile osservazione sul piano geografico-ambientale della superficie terrestre interessata e nei rilievi d’indagine strumentale.
L’intensità di un terremoto tettonico (o terremoto interplacca), invece, è misurata mediante due scale di grandezze diverse la “Mercalli” o “MCS Mercalli-Càncani-Sieberg” (1) (costituita da 12 gradi) che valuta, l’intensità sismica basandosi su stime soggettive degli effetti e dei danni del terremoto che produce sulla superficie terrestre, ovvero sul suolo (a persone, cose, strutture e manufatti) e la “Richter” (2) (costituita da 13 magnitudo) che va a valutare l’energia liberata o rilasciata in modo brusco dal sisma nella porzione di crosta terrestre dove si genera, rilevando la “magnitudo del momento sismico” o “magnitudo momento” Mw, ovvero la ML magnitudo locale (Local magnitude) quale risultato complessivo di “forza” che riesce ad esprimere il terremoto stesso in quel preciso momento.
I grandi terremoti producono effetti permanenti nella geologia superficiale, mutano la morfologia del territorio e, quindi, cambiano l’aspetto del paesaggio.
5. ELENCO DEI COMUNI COLPITI E DANNEGGIATI DAI PRINCIPALI TERREMOTI AVVENUTI I ITALIA DAL 2009 AL 2017 SUDDIVISI PER REGIONE
L’elenco è stato compilato rispettando la successione cronologica dei terremoti verificatisi nel periodo 2009-2017 procedendo, per ognuno, ad ordinare alfabeticamente le Regioni, di esse le relative Provincie e di queste i rispettivi Comuni interessati.
Si riferisce che in molte zone i danni a edifici privati, palazzi e monumenti storici sono stati causati maggiormente, più che dalle scosse principali, dal proseguimento del lungo sciame sismico (questo si è riscontrato in molti Comuni di Abruzzo, Emilia, Lazio, Umbria e Marche).
TERREMOTO DELL’AQUILA – REGIONE ABRUZZO – ANNO 2009
Provincia dell’Aquila: Acciano; Barete; Barisciano; Bugnara; Cagnano Amiterno; Capitignano; Castel del Monte; Campotosto; Capestrano; Caporciano; Carapelle Calvisio; Castel di Ieri; Castelvecchio Calvisio; Castelvecchio Subequo, Cocullo, Collarmele, Fagnano Alto, Fontecchio; Fossa; Gagliano Aterno; Goriano Sicoli; L’Aquila, Lucoli, Montereale; Navelli; Ocre; Ofena; Ovindoli; Pizzoli; Poggio Picenze; Prata d’Ansidonia; Rocca di Cambio; Rocca di Mezzo; San Demetrio ne’ Vestini; San Pio delle Camere; Sant’Eusanio Forconese; Santo Stefano di Sessanio; Scoppito; Tione degli Abruzzi; Tornimparte; Villa Sant’Angelo; Villa Santa Lucia degli Abruzzi.
Provincia di Teramo: Arsita; Castelli; Colledara; Fano Adriano; Montorio al Vomano; Penna Sant’Andrea; Pietracamela; Tossicia.
Provincia di Pescara: Brittoli; Bussi sul Tirino; Civitella Casanova; Cugnoli; Montebello di Bertona; Popoli; Torre de’ Passeri.
TERREMOTO DELL’EMILIA – ANNO 2012
REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Provincia di Ferrara: Argenta; Bondeno; Cento; Ferrara; Mirabello; Poggio Renatico; Sant’Agostino.
Provincia di Bologna: Bologna; Crevalcore; Galliera; Pieve di Cento; San Giovanni in Persiceto.
Provincia di Modena: Bomporto; Camposanto; Carpi; Castelfranco Emilia; Cavezzo; Concordia; Finale Emilia; Medolla; Mirandola; Modena; Novi; San Felice sul Panaro; San Possidonio; San Prospero; Vigarano Mainarda.
Provincia di Reggio Emilia: Gualtieri; Guastalla; Luzzara; Novellara; Reggio Emilia; Roggiolo; Rio Saliceto; Rolo; San Martino in Rio; Campagnola Emilia.
REGIONE LOMABARDIA
Provincia di Cremona: Casalmaggiore; Casteldidone; Corte de’ Frati; Piadena; San Daniele Po; Robecco d’Oglio.
Provincia di Mantova: Bagnolo San Vito; Borgoforte; Borgofranco sul Po; Carbonara di Po; Castel d’Ario; Castellucchio; Commessaggio; Curtatone; Dosolo; Felonica; Gonzaga; Magnacavallo; Mantova; Marcaria; Moglia; Motteggiana; Ostiglia; Pegognaga; Pieve di Coriano; Poggio Rusco; Pomponesco; Porto Mantovano; Quingentole; Quistello; Revere; Rodigo; Roncoferraro; Sabbioneta; San Benedetto Po; San Giacomo delle Segnate; Schivenoglia; Sermide; Serravalle a Po; Sustinente; Suzzara; Viadana; Villa Poma; Villimpenta; Virgilio.
REGIONE VENETO
Provincia di Rovigo: Adria; Bagnolo di Po; Bergantino; Calto; Canaro; Canda; Castelguglielmo; Castelmassa; Castelnovo Bariano; Ceneselli; Ficarolo; Fiesso Umbertiano; Gaiba; Gavello; Giacciano con Baruchella; Melara; Occhiobello; Pincara; Rovigo; Salara; Stienta; Trecenta.
TERREMOTO DEL “CENTRO ITALIA” – ANNO 2016
REGIONE ABRUZZO
Provincia dell’Aquila: Barete; Cagnano Amiterno; Campotosto; Capitignano; Montereale; Pizzoli.
Provincia di Teramo: Campli; Castel Castagna; Castelli; Civitella del Tronto; Colledara; Cortino; Crognaleto; Fano Adriano; Isola del Gran Sasso; Montorio al Vomano; Pietracamela; Rocca Santa Maria; Teramo; Torricella Sicura; Tossicia; Valle Castellana.
Provincia di Pescara: Farindola.
REGIONE LAZIO
Provincia di Rieti: Accumoli; Amatrice; Antrodoco; Borbona; Borgo Velino; Cantalice; Castel Sant’Angelo; Cittaducale; Cittareale; Leonessa; Micigliano; Poggio Bustone; Posta; Rieti; Rivodutri.
REGIONE MARCHE
Provincia di Ancona: Cerreto D’Esi.
Provincia di Ascoli Piceno: Acquasanta Terme; Appignano del Tronto; Arquata del Tronto; Ascoli Piceno; Castignano; Castorano; Colli del Tronto; Comunanza; Cossignano; Fabriano; Force; Maltignano; Folignano; Montalto delle Marche; Montedinove; Montegallo; Montemonaco; Offida; Palmiano; Roccafluvione; Rotella; Venarotta.
Provincia di Fermo: Amandola; Belmonte Piceno; Falerone; Massa Fermana; Montefortino; Monteleone; Montelparo; Ortezzano.
Provincia di Macerata: Acquacanina; Apiro; Belforte del Chienti; Bolognola; Caldarola; Camerino; Camporotondo di Fiastrone; Castel di Lama; Castelraimondo; Castelsantangelo sul Nera; Cessapalombo; Cingoli; Colmurano; Corridonia; Esanatoglia; Fiastra; Fiordimonte; Fiuminata; Gagliole; Gualdo; Loro Piceno; Macerata; Matelica; Mogliano; Monsampietro Morico; Montappone; Monte Vidon Corrado; Monte Rinaldo; Montefalcone Appennino; Montegiorgio; Monte San Martino; Montecavallo; Muccia; Penna San Giovanni; Petriolo; Pieve Torina; Pievebovigliana; Pioraco; Poggio San Vicino; Pollenza; Ripe San Ginesio; San Ginesio; San Severino Marche; Santa Vittoria in Matenano; Sant’Angelo in Pontano; Sarnano; Sefro; Serrapetrona; Serravalle del Chienti; Servigliano; Smerillo; Tolentino; Treia; Urbisaglia; Ussita; Visso.
REGIONE UMBRIA
Provincia di Terni: Arrone; Ferentillo; Montefranco; Polino.
Provincia di Perugia: Cascia; Cerreto di Spoleto; Monteleone di Spoleto; Norcia; Poggiodomo; Preci; Sant’Anatolia di Narco; Scheggino; Sellano; Spoleto; Vallo di Nera.
Con riferimento ai 140 Comuni facenti parte del “cratere sismico”, coinvolti nel terremoto del “Centro Italia” e individuati dall’Allegato 1 al Decreto Legge 17 ottobre 2016 n. 189/2016 “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016”, sono stati suddivisi in tre precise zone:
– “zona verde”, Comuni con danni rilevati dallo 0,1% al 30% degli edifici sia pubblici che privati;
– “zona gialla”, Comuni con danni rilevati dal 30,1% al 69,9% degli edifici sia pubblici che privati;
– “zona rossa”, Comuni con danni rilevati dallo 70% al 100% degli edifici sia pubblici che privati.
(fonte: Commissario Straordinario Sisma 2016/Presidenza del Consiglio dei Ministri)
TERREMOTO DI ISCHIA – ANNO 2017
REGIONE CAMPANIA – Provincia di Napoli: Casamicciola Terme; Ischia; Lacco Ameno.
TERREMOTO DEL MUGELLO – ANNO 2019
REGIONE TOSCANA – Provincia di Firenze: Barberino di Mugello; Borgo San Lorenzo; Dicomano; Firenzuola; Marradi; Palazzuolo sul Senio; Scarperia e San Piero a Sieve (od anche, Scarperia e San Piero); Vaglia; Vicchio.
6. ATTIVITA’ E MISURE “ORGANIZZATIVE” SVILUPPATE DAL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI
In risposta agli interventi di messa in sicurezza e recupero a seguito dei predetti eventi sismici che hanno interessato il Centro e il Settentrione d’Italia, l’allora Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) poi Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) – attuale Ministero della Cultura (MiC) (3) – per fronteggiare il salvamento di opere d’arte ed altre preziosità e tesori, nel 2009 a L’Aquila predispone subito una Struttura “con funzioni di monitoraggio e coordinamento” presso la Direzione Regionale per i Beni Culturali dell’Abruzzo (attuale denominazione Segretariato Regionale per i BB.CC.) e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici dell’Abruzzo per quantificare in primis i danni al patrimonio artistico “monumenti, siti archeologici, ambienti museali” e poi per coordinare tutte le attività di recupero, traslocazione e collocazione/sistemazione temporanea in depositi.
Il lavoro e gli sforzi del MIBAC, a partire dagli eventi del 2009, sono stati espressi non soltanto attraverso l’espletamento diretto delle sue attribuzioni, in merito alle proprie competenze, ma entrando anche in un’intesa amministrativa più stretta con le Regioni e i Comuni delle aree territoriali di riferimento e, in particolare di quest’ultimi, con funzioni di sorveglianza sugli interventi di restauro, cooperando per primo in Abruzzo con l’U.S.R.A. Ufficio Speciale per la Ricostruzione dell’Aquila (nato in parte anche con l’enucleazione di un settore dell’Ufficio Urbanistica del Comune dell’Aquila per seguire tutti gli interventi di riparazione, ricostruzione e riqualificazione per il capoluogo e le sue frazioni) (4) e con l’U.S.R.C. Ufficio Speciale per la Ricostruzione dei Comuni del Cratere sismico (5) (creato per la gestione delle risorse degli interventi di programma e di sviluppo per la riparazione e la ricostruzione dei danni provocati dall’evento tellurico nei Comuni interessati).
Addirittura con il terremoto dell’Aquila si è iniziato ad avere un modus di studio nuovo per questi grandi eventi calamitosi, pensandoli e affrontandoli proprio come uno “studio di sistema”, integrando le conoscenze classiche dell’ingegneria e dell’architettura anche con i saperi di altre discipline e di altri vari ambiti disciplinari, quali: le scienze della terra e geoambientali; le scienze dei materiali; le tecniche di costruzione, di restauro, di consolidamento e di isolamento sismico; le tecnologie innovative applicate alle costruzioni; le ricerche nel settore dei “beni culturali”; concentrando e affidando, scrupolosamente, gli interventi di ricostruzione, ristrutturazione, conservazione, miglioramento e adeguamento sismico a cinque distinte fasi cardine: a.) indagini geologiche; b.) progettazione strutturale e architettonica (con l’ausilio di rendering e modellizzazioni tridimensionali digitalizzate); c.) realizzazione dell’opera o esecuzione dell’intervento (con appositi provini, effettuati in laboratorio, sui cubetti cementizi di calcestruzzo e sui campioni di altri specifici materiali utilizzati, oltre a scrupolosi sopralluoghi tecnici e controlli ispettivi durante l’avanzamento dei lavori); d.) attenta verifica nel collaudo.
Nel 2012, invece, il MiBAC sia sulla base dell’esperienza del Terremoto dell’Aquila del 2009 e sia per far fronte alla situazione sismica dell’Emilia con Decreto del proprio Segretario Generale datato 25 maggio 2012 ha istituito e attivato una specifica Unità nazionale di funzione per “tutelare il patrimonio culturale da situazioni emergenziali naturali”, denominandola “Unità di Crisi – Coordinamento Nazionale” (UCN-MiBAC o UCCN) (6) che unitamente ai militari del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, ha provveduto a dare origine ad una rete organizzativa di collegamento e controllo, sia cercando di elaborare un “Elenco dedicato al censimento dei beni immobili e mobili di interesse culturale presenti nei territori colpiti dai movimenti tellurici” sia individuando siti e depositi dove trasportare le opere d’arte per poterle mantenerle custodite in sicurezza, sotto stretta sorveglianza, fino a quando potranno essere ricollocate nelle strutture e nei luoghi originari di provenienza (a lavori di ristrutturazione completati). Fondamentale, inoltre, è stato il supporto fornito dal personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco per la messa in sicurezza infrastrutturale di chiese, musei, torri campanarie, castelli, palazzi storici (privati e istituzionali) e per gli interventi di estrazione e attività di trasporto dei beni culturali che si è riusciti a mettere in salvo.
L’UCCN-MiBAC si è avvalsa della collaborazione delle Unità di Crisi – Coordinamento Regionale del MiBAC (UCR o UCCR) (7) istituite ed attivate presso ogni Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici (8) che nel nostro caso sono quelle di riferimento alle Regioni Abruzzo, Emilia, Lazio, Marche e Umbria.
Ciascuna UCR ha una Struttura di Supporto (Organizzazione, Logistica, Servizi Informatici) e per ogni “area di funzione” dispone di un’Unità Organizzativa (UO), nello specifico sono tre: “Unità di rilievo dei danni al patrimonio culturale” (UO1); “Unità coordinamento tecnico degli interventi di messa in sicurezza sui beni architettonici, storico-artistici, archeologici, archivistici e librari (compreso lo spostamento dei beni)” (UO2); “Unità depositi temporanei e laboratorio di pronto intervento sui beni mobili” (UO3); i rispettivi compiti di queste Unità Organizzative (UU.OO.) sono riportati nella nota di testo 7.
Ogni UCR – operante sotto la responsabilità del Direttore Regionale BB.CC. MiBAC (attuale Segretario Regionale MiC) – prende il nome della Regione “territoriale-amministrativa” in cui viene attivata, esempio UCCR Abruzzo, UCCR Lazio, UCCR Marche e così via di seguito per tutte le altre Regioni d’Italia; inoltre, per assolvere al meglio alle sue attribuzioni, è interfacciata e in collegamento, per attività di collaborazione e cooperazione, con:
– strutture in ambito MiBAC (attuale MiC): i Soprintendenti BB.CC. e BB.AA., il Direttore del Polo Museale, i Direttori delle Biblioteche e degli Archivi, i Direttori dei Musei autonomi; i Direttori degli Istituti e degli altri Organi periferici del Ministero;
– determinate strutture e istituzioni dello Stato: la Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco e i Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco; il Centro di Coordinamento e Soccorso delle Prefetture; gli Organi di Protezione Civile Regionale e Comunali; il Delegato Regionale per i Beni Culturali Ecclesiastici; i Nuclei TPC (di relativa competenza giurisdizionale)/Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.
UCN e UCCR, insieme al Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, oltre alle necessità ed alle nuove emergenze generatesi dagli eventi del 2016 e 2017, hanno continuato instancabilmente anche la prosecuzione delle attività già attivate e avviate a seguito del “1° rilevante terremoto del nuovo millennio, avvenuto in Italia” che ha colpito nel 2009 L’Aquila e parte della sua Provincia.
Si precisa che, a tutt’oggi, per disposizioni normative ministeriali che hanno rideterminato l’asset organizzativo del Dicastero, le UCCR rimangono costituite (in “stand by”) in ogni Segretariato Regionale del Ministero della Cultura (già MiBAC e MiBACT) per essere prontamente attivate ed entrare subito in operatività nel caso di bisogno emergenziale o di necessità calamitosa; periodicamente vengono sottoposte a degli audit interni di verifica “funzionale-organizzativa”.
Nel 2016, con gli eventi sismici verificatisi a partire dal 24 agosto che in breve tempo vanno ad interessare le 4 regioni centrali italiane “Lazio, Marche, Umbria, Abruzzo”, causando ingenti danni al pregevole patrimonio culturale, l’allora Ministero per i Beni e le Attività Culturali – nell’ambito della riorganizzazione temporanea degli Uffici periferici del Ministero dislocati nei territori colpiti – studia un possibile miglioramento organizzativo dedicato per intervenire più incisivamente in queste aree danneggiate e così prevede la costituzione di un’apposita Struttura organizzativa denominandola “Ufficio del Soprintendente Speciale per le aree colpite dal Sisma del 24 agosto 20016”, nell’acronimo “USS sisma 2016” del MiBACT o, più semplicemente, “USS” (9).
Prevedendo e considerando, al momento dell’istituzione, che l’USS sia anche “articolazione” della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MiBACT, diventando poi dal 2019, con intervenute ristrutturazioni organizzative ministeriali, di peculiare estensione funzionale pure della Direzione Generale Sicurezza del Patrimonio Culturale (10) del MiC.
L’USS, Ufficio di livello dirigenziale, esercita tutte le funzioni (11) di pertinenza del MiBACT (attuale MiC) per i percorsi rivolti alle procedure e interventi post sisma, in cooperazione con le funzioni del Commissario Straordinario Ricostruzione per il Sisma 2016 della Presidenza del Consiglio dei Ministri (CSR/PCM) (12) dal quale dipendono 7 Uffici Speciali per la Ricostruzione (13).
Più precisamente, l’USS per sua natura istitutiva, ha completa autonomia scientifica, finanziaria, organizzativa e contabile al fine di poter assicurare la necessaria unitarietà di gestione degli interventi di messa in sicurezza del patrimonio culturale, delle azioni di recupero e della ricostruzione per i settori “storico, artistico, architettonico, archeologico e paesaggistico” nelle aree colpite dal predetto sisma.
Un aspetto che non voglio ritardare a sottolineare e precisare, a livello informativo, è la vastità del territorio sul quale l’USS ha competenza, questo rappresenta senz’altro la prima volta nella storia amministrativa italiana che un “Ufficio” seppur di “istituzione speciale e temporanea” (per l’appunto, a causa degli eventi sismici del 2016 e 2017)” è chiamato a svolgere attività di gestione “tecnico-amministrativa” per un’area geografica situata nell’Italia Centrale che si estende per circa 8.000 Kmq (14), comprendente quattro Regioni “Abruzzo, Lazio, Marche e Abruzzo”, dove in 10 diverse Province, si trovano 140 Comuni interessati.
Come sopra già precisato, l’Ufficio del Soprintendente Speciale detto e/o considerato pure “Soprintendenza Speciale”, pur mantenendo per norma istitutiva e di finalità, “autonomia speciale” sia nell’esercizio delle proprie competenze specifiche e sia per quanto concerne i “settori” appena sopra richiamati, al tempo stesso, rappresenta una Struttura Organizzativa innovativa, a livello ministeriale, oltre per la concezione della sua articolazione anche per l’aspetto delle attribuzioni tecnico-scientifiche e amministrative ad essa spettanti.
Andiamo a discutere adesso però di come è nata, nell’ambito dicasteriale, per interessamento ed impulso del Ministro On. Dario Franceschini, l’idea di istituire l’USS.
Fondamentalmente l’ispirazione o la spinta significativa e decisiva, commutata in attuazione “normativa” per l’istituzione di questa Soprintendenza Speciale è stata conseguita dall’osservazione dei soddisfacenti risultati raggiunti dagli Uffici Speciali (UU.SS.) di “gestione” attivati per la ricostruzione post sisma in Abruzzo per il terremoto dell’Aquila del 2009 negli acronimi “U.S.R.A. e U.S.R.C.” – dei quali, all’inizio del presente paragrafo, già ne ho parlato dandone specifica citazione (inserendo a loro corredo documentale, esaustive note di approfondimento) – che, con il loro ordinato e regolato lavoro, hanno evitato molte criticità burocratiche, consentendo lo snellimento di decisione e controllo nei procedimenti tecnico-amministrativi e la velocizzazione dell’avanzamento delle relative pratiche.
Analizzando, attentamente la “formalistica ordinativa-dottrinale” sulla concezione istitutiva dell’USS, infatti, si può asserire che esso, per molti aspetti e circostanze di emergenza, ha un’identità di lineamento “ordinamentale” che riconduce a quel convenire di indirizzo “organizzativo” per finalità “tecnico-amministrative” esprimente requisiti e particolarità tipologiche già riscontrate nell’U.S.R.C dell’Aquila (istituito nel 2009); di quest’ultimo, l’USS, in parte, ne replica “specie e sostanza”, seppur creato, preformato e perfezionato nella sua “struttura”, con una fisionomia di carattere ministeriale, per poter soddisfare la conduzione della mission del MiBACT nelle puntuali esigenze correlate a tutti quegli interventi post sisma, stabilendo e seguendo con unitarietà per il variegato “patrimonio culturale” – presente nelle zone del cratere sismico, compromesso dai precisi e dichiarati eventi calamitosi – le migliori azioni, condizioni e scelte di recupero, riqualificazione, ricostruzione, ristrutturazione e restauro (questa esegesi “ordinativo-dottrinale” è stata definita da Tiberi Angelo).
Per quanto attiene la gestione dei beni culturali “mobili” e “immobili” interessati nella ricostruzione post sima, l’USS-MiBACT, svolge queste funzioni particolari: verifica e vigila sull’adeguatezza e la correttezza degli adempimenti normativi, in termini di procedimento istruttorio dei provvedimenti amministrativi; assicura le attività riguardanti i piani di restauro e di ricostruzione (ricompresi nelle Ordinanze del Commissario Straordinario per la Ricostruzione); esercita attività di programmazione e monitoraggio; svolge la pubblicazione dei dati e delle informazioni in materia di trasparenza (curando l’aggiornamento sul “sito istituzionale” di tutti gli atti relativi “a gare d’appalto” e delle altre documentazioni che, a norma di legge, hanno l’obbligo di essere pubblicate); esercita il coordinamento per l’affidamento degli incarchi di supporto tecnico e il controllo dei lavori di progettazione per gli interventi (di restauro e ricostruzione) svolti dai tecnici (curando e garantendo tutte le fasi per i Progetti finanziati con fondi strutturali e Art Bonus); emette anche pareri in riferimento alla tutela paesaggistica, architettonica e archeologica (acquisendo, dalle Conferenze dei Servizi, gli atti e le documentazioni progettuali); predispone, come autorità competente, le azioni necessarie per effettuare sopralluoghi ispettivi.
L’USS-MiBACT, con al vertice il Soprintendente Speciale, per assolvere ai suoi compiti, ha una “struttura organizzativa” articolata in: Segreteria e Gestione Documentale; Staff del Soprintendente; Area “Affari Generali, Organizzazione e Personale” (su tre U.O. Unità Organizzative: “Affari Generali e Personale”, “Informatica e Comunicazione”, “Trasparenza e Privacy”); Area “Tutela” (su due U.O. “Monitoraggio e Programmazione” e “Conferenze del Servizi”); Area “Interventi sui Beni Culturali” (su tre U.O.: “Coordinamento della Segreteria Tecnica di progettazione”, “interventi sui beni mobili e Progetti Art Bonus”, “Interventi sui beni immobili”); Area “Gare, Contratti e Flusso Finanziario” (su due U.O. “Gare e Flussi Finanziari” e “Missioni e Funzionamento della Sede di Rieti Roma); Segreteria Tecnica di Progettazione.
Le varie e impegnative attività svolte dall’USS sono sintetizzate nei dati contenuti nei relativi Rapporti degli anni 2017 (15) e 2018 (16).
Per gli interventi di ricostruzione e restauro su chiese, abbazie, complessi conventuali, organi monumentali e beni storico-artistici di appartenenza a Ordini e Istituzioni religiose, è da evidenziare anche il fattivo e fondamentale coordinamento che c’è stato e che non si è mai interrotto fra il MiBAC/MiC (sia a livello “centrale” sia a livello “periferico”) e: l’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto (istituito il 27 settembre 2016) della Segreteria Generale della CEI Comunità Episcopale Italiana; le Conferenze Episcopali Regionali; gli Uffici per i Beni Culturali Ecclesiastici e dell’Arte Sacra delle Diocesi coinvolte (questo Ufficio, in alcune Curie diocesane, si divide in “Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici” e “Ufficio per l’Edilizia di Culto”); gli altri Rappresentanti religiosi.
Infine, merita essere tenuta sempre presente l’attiva di collaborazione, rafforzatasi ulteriormente da dopo il 2009, fra il Ministero e:
– l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del Centro Nazionale delle Ricerche (CNR) che ha la missione di perseguire l’eccellenza scientifica nella conoscenza, conservazione e valorizzazione dei beni culturali (considerata “area strategica”) attraverso ricerche collaborative che coinvolgono discipline umanistiche, scienze sperimentali e applicazioni tecnologiche (anche indirizzate alla prevenzione sismica);
– l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che, fra le sue attività di studio, conduce ricerche sui beni culturali in relazione alla loro esposizione alle “pericolosità geologiche” e alla “pericolosità sismica” (dichiarando in uno studio sui “Beni Culturali esposti a pericolosità sismica”: nei Comuni classificati come zone in cui la probabilità che capiti un forte terremoto è alta, sono situati 12.136 beni, pari al 5,9 del totale nazionale) (17);
– l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INVG) che studia il rischio sismico anche a riguardo del patrimonio culturale esposto, mettendo in condivisione i propri dati d’indagine per essere utilizzati in altre aree tecniche e settorialità disciplinari;
– l’ENEA Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’Energia e lo sviluppo economico sostenibile che sta conducendo studi integrati sugli interventi di miglioramento sismico, di restauro e conservazione per proteggere dai terremoti il patrimonio storico-architettonico;
– i Dipartimenti di Ingegneria e Architettura di varie Università Italiane, oltre a Centri e Istituti di eccellenza per “la conservazione e il restauro” e ai Laboratori di “tecniche di restauro” delle Accademie di Belle Arti.
7. IL COMANDO CARABINIERI PER LA TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE E L’ATTIVITA’ OPERATIVA NELLE ZONE COLPITE
Il presente paragrafo, rivolto ad illustrare l’operato e l’impegno del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, ho scelto di redigerlo con un’esposizione, fondamentalmente, suddivisa in due parti, dove nella prima vado a fornire quei lineamenti “ordinamentali, dottrinali e d’impiego” per poi nella seconda parte andare a riportare quelle notizie riguardanti i Nuclei CC TPC direttamente più coinvolti per i terremoti oggetto argomentale del “Rapporto di Ricerca” e le attività e gli interventi, di riferimento, per i quali sono stati impegnati.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) (18) ha sede a Roma ed è un Reparto investigativo altamente qualificato – dedicato alla salvaguardia del ricco e variegato patrimonio storico-culturale, etnoantropologico, archeologico, artistico, bibliografico, archivistico, numismatico e architettonico – fa parte della Divisione Unità Specializzate che, a sua volta, è incardinata nel Comando Unità Mobili e Specializzate Carabinieri “Palidoro” (di stanza sempre a Roma, che rappresenta l’Alto Comando dell’Arma a cui fa capo tutta l’“Organizzazione Mobile e Speciale” dei Carabinieri, contemplata all’articolo 174 del D.Lgs. 15 marzo 2010 n. 66).
Sottoposto per le dipendenze “organizzative, logistiche e amministrative” al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri/Ministero della Difesa e per quelle “funzionali” al Ministero della Cultura (MiC, derivante dal MiBAC), il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è un Reparto che “ce lo invidia tutto il mondo”, poiché dalla sua data di costituzione il 3 maggio 1969, negli anni, è riuscito, sia in campo nazionale sia in campo internazionale, a raggiungere preziosi obiettivi e lodevoli risultati operativi per le attività riguardanti il ritrovamento, la repertazione, il recupero, la mappatura e la catalogazione di beni e opere di varia natura e tipologia, rappresentando a tutti gli effetti “un unicum”; infatti, in altre Nazioni non esistono Reparti militari similari (19) per il settore “storia, arte e cultura” e nell’anno 2019 ha compiuto e celebrato, con onore, il suo meritato primo 50° Anniversario di vita operativa.
Le sue attribuzioni e i compiti specifici sono quelli di: a) controllo, repressione e contrasto ai traffici illeciti di opere d’arte e pezzi di antiquariato; b) prevenzione ad ogni forma di danneggiamento “archeologico e architettonico” (siti archeologici, siti testimoniali di archeologia industriale, singoli monumenti, palazzi e dimore storiche, castelli e opere fortificate, edifici ecclesiastici e di culto ed elementi costruttivi di genere e/o di interesse storico); c) sorveglianza per evitare reati e abusi di deturpamento paesaggistico (“problematica sempre più frequente” per violazione di vincoli, piani normativi e di precise leggi edilizie di “sostituzione/ristrutturazione” di opere e manufatti di considerazione culturale e/o di interesse rurale/etnologico).
Per quanto riguarda l’analisi dell’ordinamento aggiornato al 2021 del Comando Carabinieri TPC (poiché nel tempo ha avuto un’evoluzione), c’è da dire che esso è ordinato su due determinate componenti “centrale” (che esercita le funzioni necessarie per la conduzione dell’assetto organizzativo inerenti l’amministrazione, la gestione del personale in organico, le operazioni, la dottrina d’impiego, la gestione delle risorse strumentali e dei mezzi in dotazione, la logistica, la pianificazione della frequenza dei corsi formativi “d’intesa con il MiC” per i militari della TPC, i rapporti fra enti, le relazioni esterne, i servizi generali) e “periferica-operativa” per assolvere, in modo diretto e qualificato, a tutte le attività rientranti nelle specifiche attribuzioni e nei compiti assegnati al Comando TPC, per il conseguimento delle finalità e degli obiettivi prefissati.
Il Comando Carabinieri TPC, inoltre, dal 1980 ha creato e detiene la “Banca Dati dei Beni Culturali illecitamente sottratti “Leonardo” (20), la più grande esistente al mondo, che aggiorna costantemente (attraverso la sua SED Sezione Elaborazione Dati/Ufficio Comando) e che mette a disposizione di tutti (chiunque, infatti, la può consultare), contiene ogni tipo di informazione descrittiva utile con un corredo di immagini fotografiche sui beni da ricercare, di provenienza italiana ed estera; è uno “strumento documentale informatico” interattivo importantissimo e non solo di ausilio alle indagini di Polizia Giudiziaria.
Andando a parlare, più in particolare, delle predette “ripartizioni strutturali” risulta che:
– la “componente centrale” si articola su Ufficio Comando (composto da tre Sezioni “Segreteria e Personale”, “Operazioni e Logistica”, “Elaborazione Dati” e una Squadra Servizi vari) e un Reparto Operativo (con sede a Roma, formato anch’esso da tre Sezioni “Antiquariato”, “Archeologia”, “Falsificazione e Arte Contemporanea” (con competenza in ambito nazionale e con funzioni di coordinamento delle attività sia in Italia che all’estero);
– la “componente periferica-operativa” (21), invece, è articolata su un Gruppo Operativo TPC (con sede a Roma) e n. 16 Nuclei TPC, ad esso dipendenti, dislocati sul territorio nazionale, ognuno con propria competenza giurisdizionale (dei quali n. 12 a “livello regionale” e n. 4 “a livello interregionale”), prendono il nome della Città in cui hanno sede (che in termini di “onomastica militare” definisce anche la “denominazione completa” della singola Unità) e sono il Nucleo Carabinieri TPC: di Ancona (con competenza sulla Regione Marche); di Bari (con competenza sulle Regioni Puglia e Basilicata); di Bologna (con competenza sull’Emilia Romagna); di Cagliari (con competenza sulla Regione Sardegna); di Cosenza (con competenza sulla Regione Calabria); di Firenze (con competenza sulla Regione Toscana); di Genova (con competenza sulla Regione Liguria); di L’Aquila (con competenza sulla Regione Abruzzo e sulla Regione Molise); di Monza (con competenza sulla Regione Lombardia); di Napoli (con competenza sulla Regione Campania); di Palermo (con competenza sulla Regione Sicilia, in questo Nucleo è “incardinata” la Sezione TPC di Siracusa che ha competenza esclusiva sulla Sicilia Orientale); di Perugia (con competenza sulla Regione Umbria); di Roma (con competenza sulla Regione Lazio); di Torino (con competenza sulla Regione Piemonte e Valle d’Aosta); di Udine (con competenza sulla Regione Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige); di Venezia (con competenza sulla Regione Veneto).
Nell’anno 2016, a seguito dell’Accordo d’intesa sottoscritto tra l’UNESCO e l’Italia nato dalla risoluzione n. 38C/48 della Conferenza Generale dell’Organizzazione intergovernativa sul ruolo “Global Coalition” per la protezione della cultura nelle aree di crisi internazionali, il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale per perfezionare la sua struttura ordinativa predisponendola anche ad una “capacità di proiezione” costituisce il 16 febbraio 2016 la Task Force “Unite4Heritage” (22) (sull’assenso formale istitutivo dato dal Comando Generale dell’Arma il 17 ottobre 2015, tenuto conto delle dichiarazioni rappresentate nella Conferenza Internazionale dei Ministri della Cultura svoltasi a Milano “Expo” dal 31 luglio all’1 agosto dello stesso anno).
Questa specifica Unità d’intervento denomina appunto “Unite4Heritage” è in grado di operare a protezione del patrimonio culturale in patria e all’estero, per impieghi in caso di “calamità naturali” ma anche in particolari “zone di conflitto” (missioni contestualizzate in operazioni di peace-keeping, peace-enforcement, peace-making, peace-building); i militari appartenenti a tale Unità specialistica “di proiezione” sono definiti pure “Caschi blu della cultura”.
In questo preciso punto del paragrafo, terminata la prima parte delle due, preannunciate all’inizio, passo ora a parlare, nella seconda parte, delle forme di impegno assolte dal Comando Carabinieri TPC nelle zone terremotate.
I Nuclei Carabinieri TPC che direttamente sono stati più coinvolti nelle attività derivanti dagli eventi sismici del 2009, 2012 e 2016 – operando in collaborazione ai Reparti “territoriali” dell’Arma (23) – si può affermare che sono stati quelli: di Ancona (impegnato su Marche, prevalentemente, nelle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata e sul territorio abruzzese nelle province di L’Aquila e Teramo, ridimensionando dal 1° marzo 2021 la sua giurisdizione solo sulle Marche, per l’istituzione di un Nucleo in Abruzzo); di Bologna (impegnato sull’Emilia Romagna, principalmente, nelle province di Modena, Ferrara e Reggio Emilia), di Perugia (impegnato sull’Umbria, maggiormente, nella provincia di Perugia) e di Roma (impegnato sul Lazio, esclusivamente, nella provincia di Rieti).
Essendo che gli eventi sismici dell’Emilia del 2012 producono effetti importanti anche su alcuni Comuni della Lombardia (nelle province di Cremona e Mantova) e del Veneto (nella provincia di Rovigo), si precisa che su queste zone regionali sono stati impegnati i rispettivi Nuclei TPC di Monza e Venezia.
Inoltre, per quanto attiene la Task Force “Unite4Heritage” in Italia, ha avuto la sua prima scesa in campo, nei terremoti di Amatrice (RI) e Arquata del Tronto (AP) per poi proseguire il suo impegno nei successivi eventi sismici avutisi nei Comuni della zona umbro-marchigiana e negli ultimi terremoti (24) verificatisi nelle zone di Ischia (NA) nel 2017 e del Mugello (FI) nel 2019, seppur quest’ultimi due manifestatisi in aree molto più contenute e circoscritte rispetto ai sismi precedenti.
In particolare, per gli eventi di Ischia e del Mugello, sono stati impegnati nelle attività, anche i rispettivi Nuclei TPC di Napoli e di Firenze.
Con la costituzione del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di L’Aquila il 1° marzo 2021 (assumendo “competenza giurisdizionale interregionale” sulle Regioni Abruzzo e Molise) si rafforza la presenza di sorveglianza ai beni culturali abruzzesi e molisani e si dà continuazione delle attività avviate appena dopo il terremoto del 2009 essendo, attualmente, questo Nucleo impegnato direttamente per quanto concerne la gestione di denunce riguardanti i furti e istruttorie per gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione di edifici di L’Aquila e provincia vincolati dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio (già Soprintendenza BAP Beni Culturali, Architettonici e Paesaggistici), ereditando in parte anche impegni precedentemente di competenza del Nucleo Carabinieri TPC di Ancona (poiché, quest’ultimo, come sopra già scritto, oltre ad avere la responsabilità giurisdizionale sulla Regione Marche, fino al febbraio 2021, la esercitava anche sulla Regione Abruzzo). Attualmente, l’impegno del Nucleo TPC di L’Aquila, per gli interventi di restauro e ricostruzione post sisma, riguarda prevalente i Comuni interessati delle province di L’Aquila e Teramo.
Le funzioni che ha svolto il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, attraverso i suoi predetti Nuclei TPC sono state molteplici e complesse caratterizzate maggiormente in attività di: supervisione, ricognizioni e monitoraggi durante le fasi di spostamento macerie per l’individuazione ed il recupero degli oggetti, delle opere e dei materiali d’arte sepolti sotto i crolli infrastrutturali totali o parziali degli edifici; estrazione di opere d’arte da chiese; spostamento di quadri da ambienti murari danneggiati; realizzazione di report fotografici; catalogazione su database; sopralluoghi, costatazione dei danni e messa in sicurezza delle opere d’arte; scorte a mezzi adibiti al trasporto dei beni culturali provenienti da musei o da altri luoghi del sapere (archivi e biblioteche) per traslocarli in depositi e centri di raccolta dedicati (definiti dall’UCCR-MiBAC); predisposizione dei dispositivi per le fasi di trasloco delle opere; predisposizioni di perimetri di sicurezza di palazzi di rilevanza storica per ridurre la loro vulnerabilità da furti evitando l’asportazione dai crolli, da lesioni o da fessurazioni (di muri portanti e pareti) di materiali ed elementi strutturali originari (soglie, marmi, decori e fregi in pietra, colonne, capitelli, caposcala, corrimano in marmo, fontane, pezzi di camini antichi, vasi e fioriere, conci in pietra di portali, complementi in ferro battuto, ecc.); presidi e servizi preventivi localizzati in prossimità di biblioteche, archivi, musei, chiese, strutture conventuali o altre ubicazioni d’interesse (unitamente ai militari delle Stazioni e delle Compagnie dei Comandi Carabinieri Provinciali) per contrastare sempre comportamenti illeciti o di sciacallaggio; funzioni ispettive e di controllo a Ditte di restauro durante le fasi di cantierizzazione ed esecuzione lavori; indagini di polizia giudiziaria per il rinvenimento di beni culturali e pezzi d’antiquariato trafugati illecitamente dopo gli eventi sismici; rinvenimento e ritrovamento di opere, oggetti d’arte ed elementi pregiati d’arredo trafugati nei momenti concitati immediatamente dopo le scosse; riferire all’Autorità Giudiziaria, alle Direzioni Regionali e alle Soprintendenze del MiBACT (attuale MiC) per violazioni a vincoli, piani normativi, non rispetto dei progetti di esecuzione degli interventi di restauro emerse sia a seguito di attività ispettive condotte direttamente dai Carabinieri TPC sia derivanti da denunce e segnalazioni provenienti da singoli cittadini o da organizzazioni associative (p.es. “Amici dei Musei”, “Amici dei Monumenti”, “Amici dell’Arte”, “Italia Nostra”, “FAI”, ASDI Associazione Dimore Storiche d’Italia, Archeoclub, ecc.).
Gli sforzi messi in campo dall’Arma dei Carabinieri e dal Comando Carabinieri TPC, attraverso i suoi Nuclei TPC (sopra precisati), sono stati molto rilevanti considerando, oltre al grande numero di strutture storiche ed edifici architettonici da sottoporre a sopralluoghi e monitorare, anche le loro distanze di posizione e ubicazione per la vastità delle zone interessate da queste catastrofi.
Il Comando Carabinieri TPC, attraverso i suoi Nuclei TPC ha operato in stretta collaborazione e cooperazione con l’UCCR-MiBAC “Abruzzo”, “Emilia”, “Lazio”, “Marche” e “Umbria”.
I mezzi utilizzati dal Comando Carabinieri TPC per lo svolgimento delle diverse attività, nei vari Comuni colpiti, consistono in autovetture istituzionali, oltre a veicoli fuoristrada (modelli SUV) e mezzi furgonati in dotazione (per il recupero e il trasporto dei beni culturali mobili recuperati e tratti in salvo dai crolli, con caratteristiche uguali alle versioni dei “veicoli di trasporto commerciali”).
In affiancamento al Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, ad altro personale delle Forze Armate e al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, nel recupero dei “materiali storico-culturali”, è da evidenziare l’infaticabile ed insostituibile opera di concorso fornita anche dall’Esercito Italiano (al quale viene dedicato interamente il Paragrafo 9.).
8. IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO DELLA DIFESA
Il Ministero della Difesa ha partecipato con tempestività ed enorme capacità organizzativa offrendo un grande ed inestimabile contributo ai territori delle aree epicentrali nella linea d’indirizzo con i Decreti varati dal Governo e dalle Ordinanze della Presidenza del Consiglio dei Ministri (emesse, in successione, dalle date in cui si sono originati gli eventi sismici in trattazione) e nel rispetto delle attribuzioni spettanti alle Forze Armate nella “Quarta Missione”, esplicitata nel “Libro Bianco della Difesa”, consistente proprio nel fornire “concorso alla salvaguardia delle libere istituzioni e nello svolgimento di compiti specifici in circostanze di pubbliche calamità ed in altri casi si straordinaria necessità ed urgenza”.
“Missione” (la 4a) in cui i “concorsi militari in tempo di pace” e i “criteri di impiego degli assetti delle Forze Armate in caso di pubbliche calamità” sono disciplinati, armonizzati e sviluppati riallacciandosi ai seguenti riferimenti legislativi, normativi e dottrinali (generali e particolari, che tra l’altro stabiliscono la “tipologia degli eventi calamitosi”, la “tipologia dei concorsi”, i “livelli di competenza”, le “richieste e le modalità d’intervento” e i c.d. “livelli di prontezza”):
– norma legislativa generale a livello di Forze Armate, Legge 24 febbraio 1992 n. 225 “Istituzione del Servizio nazionale della Protezione Civile”;
– norma legislativa a livello generale di Forze Armate, Decreto Legislativo 15 marzo 2010 n. 66 “Codice dell’Ordinamento Militare” articolo 89 “Compiti delle Forze Armate” (coincidente con la “4a Missione” delle FF.AA. contenuta nel “Libro Bianco della Difesa”) e articolo 92 “Compiti ulteriori delle Forze Armate”;
– regolamento dottrinale a livello Stato Maggiore della Difesa, Pubblicazione “SMD-G-006 Direttive per i concorsi militari del tempo di pace”, Stato Maggiore della Difesa – I° Reparto – Ufficio Addestramento e Regolamenti, Roma, 1991 (25);
– regolamento dottrinale a livello Stato Maggiore dell’Esercito, Direttiva 3005 “I concorsi militari in tempo di pace”, COMFOTER-COE Comando delle Forze Operative Terrestri e Comando Operativo Esercito, Roma, Ed. 2019 (26).
Le nostre Forze Armate (indistintamente, Esercito Italiano, Marina Militare, Aeronautica Militare e Arma dei Carabinieri), ottemperando pienamente ai regolamenti appena citati, si sono proiettate in tutti i luoghi disastrati ciascuna con un proprio rapporto di forze, intervenendo, instancabilmente, con diversificati assetti tratti dalle loro Unità e dai loro Reparti costituiti da personale qualificato, mezzi “tattici, logistici e speciali”, velivoli “ad ala fissa” e “ad ala rotante” per portare un massiccio aiuto e una concreta solidarietà.
Oltre all’impegno profuso dall’Esercito Italiano, del quale mi riservo di parlare nel prossimo paragrafo, per l’Aeronautica Militare significativi sono stati i voli di soccorso sanitario e trasporto materiali che ha svolto, unitamente alla relativa gestione e controllo a terra del traffico aereo, ai quali si deve aggiungere il sostegno apportato dal Genio Aeronautico nelle molteplici attività espletate nell’ambito della Task Force Genio Militare (formata da personale dell’Esercito e dell’Aeronautica).
Notevole è stato il sostegno logistico fornito dalla Marina Militare tramite il Reggimento Fanteria di Marina “San Marco” (con la riconfigurazione della Forza da Sbarco, il 2013, cambia la denominazione in 1° Reggimento “San Marco”) nel dislocare a L’Aquila nel terremoto del 2009 strutture mobili campali ruotate per la ristorazione massiva e appositi moduli shelterizzati carrellati per l’igiene della collettività (come servizi WC e docce).
Altro fondamentale supporto è stato dato dai Carabinieri, principalmente, attraverso le proprie Stazioni costituenti l’intelaiatura primaria dell’Arma, rappresentando la sua presenza capillare sul territorio nazionale che, nel nostro caso, in particolare per i Comuni colpiti dalle scosse quelle Stazioni sono state, quotidianamente, il punto di riferimento cardine (per la popolazione, per le forze impiegate e per gli Organismi civili dello Stato). Al di là dei Comandi di Stazione, dei Comandi Provinciali e della scesa in campo del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, l’Arma dei Carabinieri ha messo a disposizione anche Nuclei Elicotteri, aliquote per l’assistenza medica con Posti sanitari avanzati e aliquote per il “controllo del territorio” (in attività di “sicurezza” e azioni “antisciacallaggio”) tratte dai Reggimenti Carabinieri (inquadrati nelle Brigate Carabinieri della Divisione Unità Mobili/Comando Unità Mobili e Specializzate Carabinieri “Palidoro”).
Non è da dimenticare, infine, che al fianco delle Forze Armate, con un coordinamento impeccabile, hanno operato anche i sottoelencati Corpi militari ausiliari volontari, questi non si sono voluti tenere per ultimo, perché meno importanti, anzi è stato necessario e lodevole il loro sostegno dato in termini di “soccorso e assistenza sanitaria”, ma la scelta è stata fatta unicamente per una questione di stesura argomentale al fine di dare ad essi una collocazione espositiva mantenendoli raggruppati insieme.
Si ricorda l’impegno del Corpo Militare dell’Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta (A.C.I.S.M.O.M.), Corpo Speciale Ausiliario dell’Esercito Italiano, che ha messo a disposizione proprio personale “medico”, “infermieristico” e di “ausilio” traendolo dai suoi Reparti e dalle sue Unità territoriali, nonché mezzi di “trasporto” e di “soccorso”, generatori, materiale sanitario e medicinali.
Si ricorda l’impegno del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana (C.R.I.), Corpo Ausiliario delle Forze Armate, ha messo a disposizione proprio personale “medici”, “psicologi”, “commissari”, “infermieri”, “soccorritori” e “dei servizi vari (inservienti, cuochi, magazzinieri)” traendolo dai Reparti Operativi di Pronto Impiego (formati da Gruppi Sanitari Mobili e Reparti di Soccorso Motorizzati) e dai Nuclei dei suoi Centri di Mobilitazione (Nord-Ovest, Nord-Est, Tosco Emiliano, Italia Centrale e Servizi Capitale, Meridionale, Sicilia), oltre a “veicoli di trasporto” e “veicoli ambulanza” (nelle versioni “Daily” e “Iveco VM 4×4”), tende, posti di assistenza, generatori, materiale sanitario e medicinali.
Si ricorda l’opera del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana (C.R.I.), Corpo Ausiliario delle Forze Armate che con le sue Sorelle, provenienti dai Centri di Mobilitazione, ha svolto attività di “assistenza sanitaria e di conforto” alla popolazione.
Questo, molto panoramicamente, è il frame dell’encomiabile impegno messo a disposizione dal Ministero della Difesa attraverso la straordinaria opera svolta alacremente dai militari delle Forze Armate in questi luoghi martoriati dalle innumerevoli scosse sismiche; località territoriali con diverse realtà e caratteristiche geografiche ma unite sotto lo stesso “tricolore”.
Si può affermare, quindi, senza ombra di dubbio, che gli appartenenti alle Forze Armate, indipendentemente dal grado che rivestono, sono stati sempre, in ogni momento e/o in ogni loro chiamata, meritevoli “esecutori di grandi opere”, “autori di azioni gloriose e imprese risolutive” e “portatori di esempio e di insegnamenti”, questo, “sia in guerra sia in pace”, “sia a livello internazionale sia sul territorio nazionale” compresi questi gravissimi casi calamitosi naturali che hanno interessato le particolari e meravigliose zone della nostra Italia.
Da notare come le Forze Armate, nei diversi e complessi interventi, riescono a rispondere coniugando capacitivamente ruoli tipicamente “militari” e “trasformarli” in una funzione di compatibilità per svolgere sostegno operativo anche in ambito “civile”, dove, in caso di pubbliche calamità (come i terremoti) e in altri casi di straordinaria necessità e urgenza sul territorio nazionale, l’“Organizzazione Militare” garantisce con efficienza ed efficacia la massima aderenza a quella dell’“Amministrazione dello Stato”.
9. IL SOSTEGNO DELL’ESERCITO ITALIANO FORNITO IN IMPIEGHI “OPERATIVI E LOGISTICI” SIA DI SUPPORTO GENERALE SIA PER IL SALVAMENTO DEI BENI CULTURALI
Questo paragrafo è dedicato interamente a documentare le diverse “Operazioni” svolte dall’Esercito Italiano nell’ambito dei terremoti in trattazione che anche se presentano delle diversità negli scenari delle zone e dei luoghi e negli archi temporali di effettivo svolgimento, si può dire che sono state sequenziali una dell’altra, mantenendo costante quel carattere di prosecuzione operativa nell’impegno di sostegno ai sistemi territoriali e alle popolazioni che ci vivono.
Per rendere agevole la lettura e facilitare la comprensione, ho ritenuto necessario strutturare questa stesura riportando i vari impieghi per successione cronologica, rispettando un collegamento fra di essi per offrire una migliore continuità documentale.
In ordine di sequenza, infatti, illustro le Operazioni “Gran Sasso”, “Aquila”, “Una Acies” e “Sabina”.
Per quanto attiene la trattazione delle Operazioni dell’Esercito attivate per i terremoti considerati, ho preferito disaminarle non soltanto sotto l’importante profilo del supporto dato per la protezione dei beni culturali, bensì in tutti i loro aspetti, onde evitare di limitare o depotenziare il valore e la qualità professionale dell’impegno profuso e dimostrato dalle Unità della nostra Forza Armata impiegate nelle tante altre, complesse e variegate attività di supporto, tutte finalizzate a confortare la vivibilità dei residenti e a migliorare materialmente le criticità dei territori danneggiati e compromessi dalle varie scosse sismiche manifestatesi, nei diversi periodi, come pesanti bombardamenti.
Pertanto, nello stesso tempo, per dovere di completezza argomentale, ho parlato di queste operazioni nella loro interezza approfondendone per quanto possibile i relativi compiti e le attività svolte sia per evitare che gli impegni operativi e logistici potessero assumere una fisionomia espositiva a sé stante sia che potessero dare esiti indesiderati di manchevolezza nel tralasciare la moltitudine degli interventi eseguiti dal personale militare.
OPERAZIONE “GRAN SASSO” (Periodo 2009-2010)
Inizio con l’esposizione dell’Operazione “Gran Sasso”, essa si inquadrata a pieno titolo nei concorsi specifici forniti dalle Forze Armate italiane per eventi emergenziali di pubblica utilità e di soccorso in calamità naturali, dove l’Esercito Italiano ha avuto e svolto un ruolo rilevante e molto determinante.
La denominazione di “Gran Sasso” è stata ripresa, in derivazione, per sottolineare il massiccio montuoso più alto degli Appennini appunto il Gran Sasso d’Italia (con un’altezza di m. 2.914 s.l.m.) situato in Abruzzo nella dorsale più orientale della regione, al confine fra le Province di L’Aquila, Teramo e Pescara.
Questa Operazione, concretamente, rappresenta il contributo diretto e tempestivo dato dal Ministero della Difesa in risposta all’emergenza originatasi con il sisma delle ore 03:32:39 del 6 aprile 2009 che ha colpito duramente la Città dell’Aquila e altri complessivi 56 comuni della sua Provincia e delle Province di Teramo e Pescara.
Dico subito che l’Operazione “Gran Sasso”, rispetto agli interventi per rilevanti emergenze naturali avutesi in Italia dagli anni’70 in poi del secolo scorso, può essere considerata a tutti gli effetti la prima grande e significativa Operazione complessa di “sostegno tecnico-logistico militare per calamità” appartenente al XXI secolo sviluppata con una concezione nuova di organizzazione in grado di assicurare dinamicità, flessibilità, immediatezza, interoperabilità e condotta con modalità d’intervento – per raggiungere gli “obiettivi della missione” – perfettamente integrate con il Dipartimento della Protezione Civile (DPC) della Presidenza del Consiglio dei Ministri (PCM) e con tutte le altre Strutture dello Stato e della Regione Abruzzo impegnate all’unisono in una straordinaria coordinazione per dare supporto e aiuto ai Comuni coinvolti.
Il DPC/PCM, essendo stato responsabile del coordinamento dei soccorsi, ha costituito, per la prima volta, a L’Aquila un’apposita Struttura direzionale e gestionale per l’emergenza denominata Direzione di Comando e Controllo (Di.Coma.C.) (27) dove nell’ambito della quale il Comando Operativo di vertice Interforze (COI o COVI) dello Stato Maggiore della Difesa (SMD) ha schierato una specifica “Struttura Operativa militare di missione” identificata come Centro di Coordinamento delle Operazioni (CCO) in cui, per sua composizione organica, sono stati impegnati nelle attività Ufficiali e Sottufficiali dell’Esercito Italiano (insieme a personale paritario di altre Forze Armate).
Notizia di rilievo da dare e che non tutti sanno, è che, a L’Aquila, presso il CCO ha operato lo staff specialistico dell’ITA-JFHQ (Italian Joint Force Headquarters/Comando Interforze di Reazione Rapida-Italiano) (28).
Con questa apertura dello scenario organizzativo, nel capoluogo abruzzese, i principali compiti operativi affidati nell’immediatezza alle unità messe a disposizione dai Reparti dell’Esercito allertati e intervenuti in “prontezza”, sono stati sia di supporto generale sia di supporto specializzato: ricerca e soccorso di superstiti; aiuto nel trasporto delle vittime; controllo e rimozione delle macerie (con relativo adeguamento del sito di Cava ex Teges in L’Aquila per lo stoccaggio dei materiali inerti derivanti dai crolli); consegna medicinali; scorte a mezzi con generi di prima necessità; trasporto logistico di materiali della Protezione civile; recupero e messa in salvo di beni culturali; preparazione delle zone da campo (individuate per il ricovero della popolazione sfollata) con installazione di impianti di illuminazione campale e collegamenti di apparati di trasmissione; sistemazione di tratti di rete idrica; approntamento di 17 shelters con servizi wc e docce; ripristino del funzionamento e gestione della linea ferroviaria “Terni – L’Aquila” per mezzo del Genio Ferrovieri (che ha fornito 26 Capistazione e 3 Macchinisti); gestione dell’Aeroporto dei Parchi di Preturo (in cooperazione con l’Aeronautica Militare) per le attività di volo riguardanti i soccorsi e le ricognizioni (29) e la movimentazione dei materiali; aiuto nel trasloco dei beni librari della Biblioteca Provinciale, dei beni archivistici dell’Archivio di Stato di L’Aquila e, di alcuni, beni culturali del MuNdA Museo Nazionale d’Abruzzo (con sede nel Forte Spagnolo di L’Aquila); esecuzione di lavori per il ripristino e l’agevolezza della mobilità (a L’Aquila e nelle sue zone circostanti).
A riguardo di quest’ultimi interventi sulla “viabilità” per rendere più agevole e sicura la percorrenza, sono stati effettuati dalle aliquote dei Reggimenti Genio dell’Esercito su dei precisi tratti stradali “di montagna” dove sono presenti, per morfologia ambientale, dei punti dei versanti laterali connaturati alcuni “con rocce” e altri “con terra e pietrame”. Merita, infatti, soffermarsi su questi lavori molto particolari, eseguiti – a prevenzione di distacco/caduta massi e materiale misto dalle pendici per scosse sismiche e/o dissesto idrogeologico, gelo/disgelo – e consistenti nella realizzazione di opere passive di contenimento con barriere di attenuazione paramassi, reti metalliche di protezione in aderenza, rafforzamenti corticali e sistemazione dei fossati di raccolta (vallo paramassi) già esistenti ai margini viari (o meglio al loro “piede del pendio”).
Precisamente, questi interventi hanno interessato i tratti viari di Sant’Elia, di San Demetrio, dell’ex S.S. Strada Statale 5bis, ora S.R. Strada Regionale 5bis “Vestina-Sarentina” (L’Aquila – Civita di Bagno – Ocre – Bivio S.P. 38 “Nuova Vestina” – Rocca di Mezzo – …) nei pressi di S. Felice d’Ocre, Frazione di Ocre (AQ) (con qualche “chilometro di protezione intervallato” anche in direzione Rocca di Mezzo) e della Strada Statale 17bis (Paganica – Camarda – Assergi – Campo Imperatore) all’altezza del Santuario della Madonna d’Appari di Paganica (30) dove, sempre il Genio dell’Esercito, ha eseguito anche lavori di adeguamento nella galleria stradale (scavata nella roccia) lì già preesistente, apportando variazioni alle caratteristiche “strutturali-dimensionali” rispetto alle sue misure originarie, ovvero l’allargamento della “sezione di strozzo” e l’alzamento “della sezione di calotta” per rendere più agevole il passaggio dei mezzi di soccorso, dei mezzi di trasporto e delle macchine operatrici (considerando che, lo stesso tratto di strada, oltre ad essere servente di altri paesi di montagna situati nella zona, collega anche un’uscita dell’Autostrada A24 “Teramo – L’Aquila – Roma” presente ad Assergi, Frazione di L’Aquila).
I militari dell’Esercito hanno poi contribuito ad assicurare la preparazione, il confezionamento e la distribuzione del vitto a favore della popolazione attraverso quattro “cucine da campo”, allestite in punti diversi della Città, di cui una da 4.000 pasti al giorno e tre da 500 pasti giornalieri.
Nella prima settimana emergenziale, l’Esercito ha fornito concorso generale con assetti di “pronto impiego” tratti dai Reparti di stanza nel Capoluogo e in Abruzzo quali il 33° Reggimento Artiglieria Terrestre “Acqui” (di L’Aquila, soppresso il 27 giugno 2013), il 9° Reggimento Alpini (di L’Aquila) e il 123° Reggimento Fanteria “Chieti” (di Chieti, soppresso il 27 settembre 2012) impiegati sia in attività di sicurezza e sorveglianza sia nelle attività “logistiche e sanitarie” di salvaguardia della vita umana (con l’allestimento di tendopoli, campi di accoglienza, posti di medicazione), alle quali si sono aggiunte attività riguardanti la prima messa in sicurezza di beni e opere d’arte presenti sui territori colpiti. A questi Reparti quasi da subito si è aggiunto anche un Nucleo Panettieri, per la distribuzione di prodotti di panificazione e un Nucleo campale complesso shelterizzato forniti dal Battaglione Mezzi Mobili Campali della Scuola di Commissariato (dell’Esercito) di Maddaloni (CE).
Oltre alla cooperazione fornita dai velivoli dell’Aeronautica Militare, il COMAVES Comando Aviazione dell’Esercito ha messo a diposizione il 1° Reggimento AVES “Antares” (di Viterbo) che con i propri elicotteri ha effettuato il trasporto aereo d’urgenza delle persone ferite nei vari ospedali della regione e fuori regione (i feriti solo a L’Aquila sono stati oltre 1.600) e il trasporto, attraverso gli elicotteri CH47 “Chinook”, dei materiali e delle attrezzature di prioritaria necessità.
Nelle fasi immediatamente successive all’emergenza, la Forza Armata ha schierato a L’Aquila, al fianco dei predetti Reparti anche aliquote del 1° Reggimento “Granatieri di Sardegna” e del Reggimento “Lancieri di Montebello” (8°) (entrambi di stanza a Roma e inquadrati nella Brigata Meccanizzata “Granatieri di Sardegna”), del Corpo Sanitario dell’Esercito e assetti specialistici dell’Arma del Genio tratti dall’8° Reggimento Genio Guastatori “Folgore” (di Legnago – VR, inquadrato nella Brigata Paracadutisti “Folgore”), dall’11° Reggimento Genio Guastatori (di Foggia, inquadrato nella Brigata Corazzata “Pinerolo”, all’epoca aveva fisionomia “Meccanizzata”), dal 21° Reggimento Genio Guastatori (di Caserta, inquadrato nella Brigata Bersaglieri “Garibaldi”), dal 6° Reggimento Genio Pionieri (di Roma) e dal Reggimento Genio Ferrovieri (di Castel Maggiore – BO), per un totale di personale impiegato di oltre 1.300 militari.
Una precisazione di carattere ordinamentale, i due Reggimenti “6° Pionieri” e “Genio Ferrovieri” all’epoca erano inquadrati nella Brigata Genio del Comando Genio (31).
L’Esercito Italiano, ancora, ha messo a disposizione, per l’emergenza, Nuclei specialistici dell’IGM Istituto Geografico Militare (di Firenze) formati da Ufficiali del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito specialità “Geografi” che sono stati impiegati, nel territorio aquilano, per attività di rilevamento (comprese le aerofotogrammetrie), acquisizione di dati geodetici, livellazione di alta precisione (32) per l’aggiornamento della cartografia e della topografia.
Con l’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri (OPCM) n. 3755 datata 15 aprile 2009 è stato autorizzato, in deroga all’art. 7-bis della Legge n. 125/2008, l’impiego di un numero massimo di personale pari ad altri n. 700 militari per attività di “pattugliamento e prevenzione”, traendole dall’Operazione “Strade Sicure”, al fine di limitare l’accesso delle persone nella zona interessata dai crolli, la cosiddetta “Zona Rossa” (33) disposta nel centro storico della Città dell’Aquila, dove c’è anche la più alta concentrazione del “patrimonio storico-artistico-architettonico” per la presenza di monumenti, torre civica, palazzi antichi, chiese, basiliche e fontane storiche.
Tale “dispositivo militare di sicurezza” è reso esecutivo ed operativo per la “cinturazione di protezione” del centro storico di L’Aquila a partire già dal 3 maggio 2009.
Nel periodo compreso dal 24 agosto al 23 ottobre 2009 Ingegneri e Geometri dell’Esercito del settore Infrastrutture – provenienti prevalentemente dal Comando Infrastrutture Centro dell’allora Ispettorato delle Infrastrutture (ISPEINFRA) – hanno effettuato la stima dei danni subiti dai fabbricati privati e d’interesse storico-architettonico.
Dal 20 ottobre 2009 è stata costituita un’apposita Task Force (TF) del Genio Militare formata da 30 Ufficiali e Sottufficiali specialisti dei quali 20 appartenenti all’Arma del Genio dell’Esercito (i restanti appartenenti al Corpo del Genio Aeronautico dell’Aeronautica Militare), deputata alla direzione dei lavori per la realizzazione di n. 1.085 M.A.P. Moduli Abitativi Provvisori da posare in opera presso i Comuni colpiti dal sisma, destinati ad accogliere, per un medio-lungo periodo di tempo, la popolazione aquilana; consegnando i primi M.A.P. nel mese di dicembre 2009, vale a dire appena due mesi dopo la costituzione della TF del Genio.
Con la definizione della cessazione della fase emergenziale, la data ufficiale in cui si conclude l’Operazione “Gran Sasso” è il 31 marzo 2010 lasciando il posto all’Operazione “Aquila”.
OPERAZIONE “AQUILA” (Periodo 2010-2014)
Prima di parlare degli aspetti operativi, tengo a fornire una curiosità, credo interessante, sulla scelta di chiamare l’Operazione con l’appellativo di “Aquila” sintetizzandola in tre punti: sia per essere di augurio e dare buon auspicio di ristabilimento e pronta rinascita alla Città per farla tornare a volare come l’“aquila” che è un uccello rapace con volo dominante, sia perché l’“aquila” è ripresa anche come figura araldica naturale nello stemma araldico civico del Comune dell’Aquila (costituendone il simbolo distintivo della Città), sia perché “Aquila” è stata anche la precedente denominazione “geografica” avuta dalla Città fino al 1863 quando la varia in “Aquila degli Abruzzi” che poi cambia nuovamente nel 1939 per acquisire quella “toponomastica” definitiva di L’Aquila.
Dal 1° aprile 2010 all’Operazione “Gran Sasso” subentra l’Operazione “Aquila – Esigenza Gran Sasso” o più semplicemente chiamata Operazione “Aquila” nella quale l’Esercito continua, incessantemente, instancabilmente e con esemplare professionalità ad operare con i suoi Reparti.
Per tutto il 2010 prosegue anche il concorso della Task Force (TF) del Genio Militare (costituita nell’ottobre 2009) per ultimare i lavori dei rimanenti M.A.P. Moduli Abitativi Provvisori e dei M.U.S.P. Moduli di Uso Scolastico Primari. Con l’OPCM n. 3898 datata 17 settembre 2010, il personale militare della TF Genio, tutti tecnici altamente specializzati, viene ricompreso nelle n. 97 unità “tecnico-logistiche” autorizzate per i lavori di realizzazione di opere, rilievi strutturali e trasporto macerie; questa Ordinanza definisce pure la proroga fino 31 dicembre 2010 per l’impiego del dispositivo militare schierato nella Città dell’Aquila.
Il dispositivo di sicurezza nella “Zona Rossa” del centro di L’Aquila fino al 30 settembre 2010 è stato costituito su n. 350 unità.
Successive esigenze intervenute ad integrazione del predetto provvedimento, vengono perfezionate con l’OPCM n. 3950 del 30 giugno 2011 che concede un’ulteriore proroga alla presenza del dispositivo militare (autorizzato inizialmente con OPCM n. 3755 del 15/04/2009) per tutto il 2011, però riducendolo nel numero delle unità operative di sicurezza impiegate che fino al 30 settembre 2011 risulta essere costituito da n. 275 unità (fornite dal Battaglione Alpini “L’Aquila” del 9° Reggimento Alpini subentrando al 33° reggimento Artiglieria Terrestre “Acqui”) e coincidente con l’Operazione “Strade Sicure 3” per l’assunzione della responsabilità di controllo del territorio sulla Città di L’Aquila, riarticolandosi poi dal novembre 2011 in n. 230 unità, forza che mantiene invariata fino al mese di marzo 2012.
L’OPCM n. 4013 datata 23 marzo 2012, indirizza ulteriori modifiche organiche alla forza del “dispositivo militare” da impiegare nell’Operazione “Aquila” che viene riconfigurato e costituito su due distinte aliquote (alq.).
– Aliquota “di Sicurezza” (alq. Sic.) per assicurare il presidio dell’ordine pubblico nel centro storico della Città dell’Aquila, e, più in generale, la vigilanza agli accessi nella “Zona Rossa” e la protezione agli insediamenti urbani e ai beni culturali ivi presenti, con n. 135 unità. La linea di comando di questa aliquota ha i seguenti riferimenti di “responsabilità e assegnazione funzionale”: OPCOM Comando Operativo al Capo di Stato Maggiore Difesa (Ca. SMD); OPCON Controllo Operativo al Comandante del Comando del Comando Operativo di vertice Interforze (COI o COVI); TACOM Comando Tattico ai Comandanti degli allora 1° e 2° Comando Forze Operative di Difesa (FOD); TACON Controllo Tattico al Comandante del 33° Reggimento Artiglieria Terrestre “Acqui” (di L’Aquila, soppresso il 27 giugno 2013).
– Aliquota “Rimozione macerie” (alq. Rimo.mace.) che provvede alla separazione e al trasporto delle macerie fuori del centro storico della Città dell’Aquila e dalle sue frazioni (come Sant’Elia, Bazzano, Paganica, Onna e San Gregorio), nonché dai Comuni danneggiati del cratere sismico e all’effettuazione di ulteriori lavori stradali finalizzati sempre ad agevolare la viabilità e il transito degli automezzi impiegati per il trasporto delle macerie (dall’inizio dell’emergenza, nell’aquilano, sono state rimosse e trasportate oltre 170.000 tonnellate di macerie). L’aliquota “Rimo.mace.” è stata in esercizio nel 2012 con l’impiego di sole n. 34 unità (su n. 97 unità “logistiche” autorizzate dall’OPCM n. 3898/2010) terminando la sua specifica attività il 31 dicembre 2012.
La linea di comando di questa aliquota ha i seguenti riferimenti di “responsabilità e assegnazione funzionale”: OPCOM Comando Operativo al Capo di SMD; OPCON Controllo Operativo al Comandante del COI (o COVI); TACON Controllo Tattico al Comandante del 33° Reggimento Artiglieria Terrestre “Acqui”.
Durante il 2013 l’Esercito per svolgere a L’Aquila attività di controllo e vigilanza con servizi di presidio fisso e di pattugliamento mantiene il Dispositivo di sicurezza nella “Zona Rossa” invariato nel suo asset e nella forza di n. 135 militari, strutturato su n. 6 Check-point “varchi” dislocati nella Città, denominati: Alpha 1, Alpha 2, Alpha 4, Alpha 5, Alpha 6, Alpha 7 e una pattuglia di collegamento Alpha 3.
Nello specifico, al controllo dei c.d. “varchi della Zona Rossa” sono dislocati Alpha 1 (varco Via Sallustio), Alpha 2 (varco Corso Vittorio Emanuele), Alpha 4 (varco Quattro Cantoni) e Alpha 7 (varco Corso Federico II – Via Sant’Eusanio), invece, Alpha 5 e Alpha 7 sono dislocati ai “Depositi temporanei dei beni rinvenuti”; Alpha 3 è la pattuglia di collegamento mobile (su VM90) che effettua un percorso circolare ad anello di congiunzione dei vari punti Alpha (1, 2, 4, 5 e 7).
Altro aspetto poco noto ma molto importante e significativo è quello che extra dispositivo “Zona Rossa” del centro storico viene impegnata fino alla metà del mese di giugno 2013 (montata sempre su VM90) anche un’altra pattuglia di sorveglianza del 33° Reggimento Artiglieria Terrestre “Acqui” che effettua un percorso suburbano, più periferico, con orari randomici (diurni/notturni) che, per gli ordini ricevuti, effettua passaggi specifici anche nelle località aquilane limitrofe del tratto Preturo-Cermone-San Vittorino dove lì è presente l’importante ed ampia area archeologica di Amiternum (34) proprio per dedicare attenzionamento anche al patrimonio culturale-archeologico presente in quella zona.
In ogni caso, anche la sopra citata Pattuglia Alpha 3 del 9° Reggimento Alpini aveva fra i suoi comiti quelli di sorvegliare pure i molteplici e meravigliosi beni storico-architettonici ubicati nel centro storico della Città dell’Aquila.
Sempre nell’ambito dell’Operazione “Aquila”, in applicazione a quanto stabilito dal Decreto Legge 30 dicembre 2013 n. 150 concernente la “Proroga di termini previsti da disposizioni legislative” si autorizza l’impiego di un Contingente dell’Esercito con una forza adeguata – tratta dal 9° Reggimento Alpini (di L’Aquila) e derivante, in parte, dalla preesistente Aliquota di Sicurezza – per essere destinato a svolgere dal 1° dicembre 2013 fino al 31 marzo 2014 anche servizio di vigilanza armata fissa presso gli Uffici Giudiziari con sede a L’Aquila, nello specifico al Palazzo di Giustizia (sede della Procura e del Tribunale) e alla Corte di Appello di L’Aquila.
Disposta la soppressione di questi servizi di vigilanza presso i predetti Organismi di Giustizia a far data dal 1° aprile 2014, il Contingente è stato riarticolato sul territorio della Città dell’Aquila per riprendere a svolgere i normali servizi di presidio fisso e di sicurezza pubblica.
Il Dispositivo è mantenuto attivo per tutto l’anno 2014, considerandolo disponibile anche per il 2015 qualora si fossero ravvisate eventuali necessità.
In ogni caso l’Operazione “Aquila”, con la dichiarazione della cessazione dell’esigenza, si conclude definitivamente il 31 dicembre 2014.
Nel quadro dei provvedimenti disposti dalle Autorità competenti (Ministero della Difesa, Ministero dell’Interno e Presidenza del Consiglio dei Ministri – DPC) in derivazione al “Piano d’impiego del Personale delle Forze Armate nel controllo del territorio” del 29 luglio 2008 varato con un Decreto interministeriale dei Ministeri della Difesa e dell’Interno, ai militari dell’Esercito, impiegati nell’emergenza terremoto del 2009 – come già avvenne per l’Operazione “Vespri Siciliani” (svolta nel periodo dal 25 luglio 1992 all’8 luglio 1998) – sono state attribuite le funzioni di “agenti di pubblica sicurezza (p.s.)” in concorso alle forze dell’ordine, per i servizi di pattugliamento e di antisciacallaggio, nelle zone terremotate.
Le “funzioni di agente di p.s.” sono state concesse anche per tutto il personale delle aliquote di sicurezza impiegate in tutte le altre successive Operazioni “d’intervento per i sismi” di seguito trattate.
OPERAZIONE “UNA ACIES” (Anno 2012)
In Emilia Romagna, non si è avuto un dispiegamento imponente di forze come quello avutosi a L’Aquila nel 2009 nelle due Operazioni “Gran Sasso” e “Aquila”, appena trattate, in ogni caso però anche qui c’è stato un concorso della presenza da parte dell’Esercito che ha dato origine all’Operazione “Una Acies” (denominazione ripresa dal motto in latino dell’Accademia Militare dell’Esercito con sede a Modena, città emiliana, che significa “una sola schiera” proprio per voler trasmettere, sottolineare e rafforzare quello spirito unitario di aiuto e solidarietà alla popolazione).
Già dalle scosse principali del 20 maggio e del 29 maggio 2012, il sostegno e l’intervento di aiuto è stato assicurato immediatamente da assetti tratti dai Reparti della Brigata Aeromobile “Friuli” (con il Comando Brigata a Bologna), della Brigata Paracadutisti “Folgore” (con il Comando Brigata a Livorno) e da aliquote del 2° Reggimento Genio Pontieri (di Piacenza) e del Reggimento Genio Ferrovieri (di Castel Maggiore – BO).
In totale sono stati impiegati n. 30 mezzi e n. 300 unità di personale militare.
Il Genio Ferrovieri, per l’alloggiamento e il sostentamento della popolazione sfollata della zona del ferrarese – con punto di stazionamento e accoglienza nella Stazione Ferroviaria di Bondeno (FE) – ha messo a disposizione il suo treno “Convoglio di Pronto Intervento” (35), fatto giungere da Castel Maggiore già il secondo giorno dopo la scossa del 20 maggio.
Anche in Emilia i compiti fondamentali svolti dall’Esercito sono stati quelli dedicati: all’accoglienza e al ricovero della popolazione; all’assistenza sanitaria e alla consegna di medicinali; allo sgombero da macerie dei manufatti crollati; al ripristino della viabilità; al supporto alle attività di recupero di beni culturali, opere d’arte e beni librari e archivistici da strutture civiche e religiose.
L’Operazione “Una Acies” ha avuto inizio il 9 giugno 2012 ed è terminata il 15 settembre 2012.
OPERAZIONE “SABINA” (Periodo 2016-2018)
Per quanto concerne il terremoto verificatosi nel 2016 che ha interessato nel “Centro Italia” le Regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, precisamente le rispettive Province di Rieti, Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Perugia, L’Aquila e Teramo, la Forza Armata Esercito, prevalentemente, per le prime tre Regioni ha dato avvio all’Operazione “Sabina”.
Il nome di “Sabina” con la quale è denominata questa Operazione deriva dalla zona d’intervento, poiché si riallaccia alla Regione fisica e storica dell’Italia Centrale che in epoca romana (III-IV secolo d.C.) comprendeva le zone che attualmente coincidono con quelle dell’Abruzzo aquilano, dell’Umbria meridionale, delle zone interne del Lazio e delle Marche orientate e convergenti verso i confini abruzzesi; oggi, il centro principale della Sabina è Rieti dove nei suoi Comuni di Accumuli-Amatrice è stato localizzato il punto geografico dell’epicentro del sisma.
Questo concorso, a sua volta, è stato suddiviso in due fasi temporali specifiche Operazione “Sabina 1” (periodo 2016-2017) e Operazione “Sabina 2” (periodo 2017-2018), altra particolarità è data che queste Operazioni sono state attivate per dare una duplice risposta d’intervento sia per “l’emergenza sisma (prioritaria)” e sia per “l’emergenza neve (concorrenziale)” nella stagione invernale.
Al verificarsi del sisma che nella notte del 24 agosto 2016 principalmente ha colpito in maniera molto pesante le zone delle Province di Rieti e Ascoli Piceno, l’Esercito già dalle prime ore dell’alba è all’opera con Unità di Pronto Intervento (PUCA) tratte nell’immediatezza dal 6° Reggimento Genio Pionieri (di Roma) e dal 9° Reggimento Alpini (di L’Aquila) coordinandosi con la Protezione Civile, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ed altre organizzazioni di soccorso, a questi Reparti subito dopo si sono affiancati assetti del 2° Reggimento Genio Pontieri (di Piacenza).
Nelle ore successive, sopraggiungono anche altre aliquote dei Reggimenti dell’Esercito, la consistenza militare impiegata dà origine subito alla costituzione del “Raggruppamento Sisma” dislocato presso la Scuola Interforze per la Difesa NBC di Rieti che, inizialmente, coordina una forza di circa 1.100 militari (destinati ad aumentare nei giorni successivi) con circa 300 mezzi (fra quelli “tattici”, “logistici” e “speciali” per impieghi specifici).
Fra i reparti reggimentali dell’Esercito è chiamato pure un Team Tattico “Raven” del 41° Reggimento “Cordenons” (di Sora – FR) Unità specialistica per la “sorveglianza aereo-strumentale” che ha effettuato riprese aeree in attività di monitoraggio, rilevamento e controllo delle aree colpite dal sisma intervenendo con i propri APR (aeromobili a pilotaggio remoto), i c.d. “droni” (36).
Nel “Raggruppamento Sisma” schierato a tempo di record, la Task Force Genio rappresenta il fulcro di tutto il dispositivo, assolve ai compiti di: ricerca e soccorso dei superstiti; demolizioni meccaniche degli edifici inagibili; rimozione e trasporto macerie (per quasi 160.000 tonnellate di materiale derivante da crolli o da demolizioni); verifica strutturale sulla stabilità degli edifici (che hanno resistito alle scosse); ripristino della viabilità e mobilità stradale; allestimento di zone da campo; sostegno al recupero dei beni culturali mobili e relativo trasporto nei Depositi temporanei (individuati dal MiBAC); opere di urbanizzazione; lavori per la realizzazione di infrastrutture per il ricovero di medio-lungo periodo della popolazione residente. Proprio a riguardo della costruzione delle infrastrutture temporanee, gli interventi per le n. 59 Soluzioni Abitative di Emergenza (S.A.E.) sono sviluppati ad Amatrice (nelle località ex campo Lazio, S. Cipriano – ex campi ANPAS e Trentino e a S. Angelo), a Norcia (PG) e a Cascia (PG) con il supporto e la supervisione anche di personale proveniente dal Dipartimento Infrastrutture dell’Esercito.
La Task Force Genio dell’Esercito ha provveduto pure ai lavori di preparazione del terreno per la costruzione di due strutture antisismiche rispettivamente per le Scuole di Amatrice e Cittareale.
In particolare, il 6° Reggimento Genio Pionieri ha realizzato un by-pass a Ponte a Tre Occhi, Frazione di Amatrice, per aggirare l’omonimo ponte, gravemente danneggiato, poiché quel punto è considerato di collegamento servente con la Strada Regionale 260 “Picente”, tratto stradale d’importanza strategica per consentire l’afflusso di ulteriori mezzi e materiali per il soccorso e il supporto alla popolazione (è stata la prima opera viaria per agevolare la mobilità realizzata appena dopo il sisma); altro ripristino stradale per la stessa finalità di accesso alternativo sulla zona di Amatrice dei mezzi necessari di supporto, è stato compiuto dal 6° Pionieri insieme al 2° Reggimento Genio Pontieri con la costruzione di un ponte Bailey nella Frazione di Retrosi del Comune di Amatrice (RI) dove era situato un altro ponte che le scosse sismiche ne hanno compromesso la sua stabilità strutturale. Il 2° Pontieri ha proseguito la sua preziosa opera effettuando interventi di rinforzo sugli argini e pulizia dell’alveo di scorrimento del torrente Sordo (37) oltre a lavori di incalzamento e adeguamento degli argini del fiume Torbidone a Norcia (PG) (38).
Il Genio dell’Esercito attraverso l’utilizzo di proprie autogru ha provveduto a condurre interventi di recupero di antiche statue di Madonne e Santi, campane, elementi e arredi sacri presenti negli edifici di culto, inagibili e pericolanti, della zona di Amatrice riuscendo a portarli tutti in salvo.
Dietro richiesta del Ministero dell’Interno indirizzata al Ministero della Difesa – nell’ambito del mandato dell’Operazione “Strade Sicure” – è stata schierata anche una Task Force Sicurezza composta da n. 215 unità, per il presidio dei varchi alle “Zone Rosse” dei Comuni dislocati tra le Province di Rieti, Perugia, Macerata ed Ascoli Piceno, in modo tale da dare garanzia e protezione alle loro aree urbane rimaste disabitate, salvaguardando contestualmente i beni “storico-architettonici” (civili e religiosi) presenti.
In ragione dell’allargamento del cratere sismico anche alle Province di Perugia e Macerata, l’Esercito amplia la sua zona d’azione sul terreno, potenziando la presenza in favore delle popolazioni residenti mediante lo schieramento di n. 4 cucine campali nei Comuni di Cingoli, Visso, Piorago e Norcia, vengono costituite, in breve tempo, ulteriori Task Force, una seconda Task Force “Genio 2” dislocata nel Comune di Muccia (MC) e una seconda Task Force “Sicurezza 2” aumentando la forza operante nell’area di emergenza (di Rieti, Perugia, Ascoli Piceno e Macerata) di altre n. 454 unità di personale portando così il totale della consistenza numerica a n. 1.454 militari e n. 551 mezzi (dei quali n. 934 unità e n. 495 mezzi già impiegati per l’Operazione “Sabina” e n. 520 unità con n. 56 mezzi tratti dall’Operazione “Strade Sicure”).
Il 6° Reggimento Logistico di Supporto Generale (di Budrio – BO) insieme ad assetti forniti dalla Scuola di Commissariato dell’Esercito (di Maddaloni – CE) e della Divisione “Friuli” riescono a fornire alla popolazione oltre 2.500 pasti caldi al giorno.
Per l’Operazione “Sabina”, inoltre, ho provveduto ulteriormente ad evidenziare e puntualizzare, attraverso l’elencazione qui di seguito riportata, i supporti specifici che il personale dei Reparti dell’Esercito intervenuti ha fornito – in cooperazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco – per la protezione delle opere d’arte (statue, dipinti, quadri) e dei beni librari, archivistici e artistico-architettonici.
Le attività riguardano: la movimentazione dell’Archivio Storico di Visso (MC) con la collocazione presso il Deposito temporaneo di Ancona; la copertura dei tetti (parzialmente crollati o dissestati) delle Chiese di Sant’Elpidio Abate (Sant’Elpidio a Mare – FM), di San Pietro (Castelraimondo – MC) e di San Savino (Gualdo – MC); la copertura delle macerie della Chiesa di San Francesco e del Museo Diocesano e Collegiata a Visso (MC); la movimentazione della cornice e quadro De Magistris dalla Collegiata di San Martino di Caldarola (Caldarola – MC) con la collocazione presso il Deposito temporaneo di Ancona; la copertura delle macerie della Chiesa di San Francesco (Caldarola – MC); la copertura delle macerie della Chiesa di San Giorgio all’Isola (Montefortino – FM); il trasporto dei beni culturali di Arquata del Tronto (AP) e di Acquasanta Terme (AP); il trasporto dell’Archivio dell’ex Convento di San Francesco di Norcia presso Santo Chiodo di Spoleto (PG); la movimentazione dei cimeli, beni librari e archivistici di Norcia (PG) con la collocazione presso il Deposito temporaneo beni culturali di Santo Chiodo di Spoleto; i lavori di sistemazione e copertura a complessi storici a Cavi dell’Umbria (TR).
La forza di personale dell’Esercito Italiano impiegata nell’Operazione “Sabina”, per il raggiungimento dei risultati operativi, ha avuto una consistenza con queste variazioni suddivise per periodo/anno: ad agosto 2016 sono circa n. 1.200 unità; a ottobre 2016 sono circa n. 580 unità; a novembre 2016 sono circa n. 1.300 unità; a gennaio 2017 sono circa n. 2.440 unità; a marzo 2017 sono circa n. 1.450 unità; ad aprile 2017 sono circa n. 750 unità; ad agosto 2016 sono circa n. 600 unità. I dati presentati fanno emergere che al 23 gennaio 2017 (in coincidenza con l’emergenza invernale) si ha il numero massimo di personale impiegato pari a n. 2.441 militari con un numero massimo dei mezzi impiegati, sempre alla stessa data, pari a n. 995 (il totale dei km percorsi da tutti i mezzi dell’Esercito impiegati per tutta la durata dell’Operazione “Sabina” sono circa 2.360.000).
Approfondimenti e ulteriori chiarimenti sull’Operazione “Sabina”
L’Operazione “Sabina 1” inizia ufficialmente il 24 agosto 2016 e termina l’8 giugno 2017 e l’Esercito la svolge, anche in questa calamità, in coordinamento con la DI.COMA.C. di Rieti (39).
Dopo la data dell’8 giugno 2017, ravvisate ulteriori esigenze, al fine di continuare a sostenere le popolazioni del Centro Italia – di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria – e portare a compimento le principali e necessarie attività per superare la grave situazione generata dal sisma dell’agosto 2016 e dalle successive scosse, su richiesta formale del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Esercito lancia la fase due con l’Operazione “Sabina 2” che ha inizio il 7 agosto 2017 e termina un anno dopo nell’autunno 2018.
Per correttezza e completezza di informazione ritengo doveroso citare ora, in questo preciso punto del discorso argomentale, anche il Battaglione Multifunzione “Vicenza” di L’Aquila (40) (inquadrato nel 9° Reggimento Alpini), ricomprendendolo nei Reparti dell’Esercito impegnati e distintisi comunque nelle complesse attività di supporto post sisma; nel paragrafo, non ne ho fatto menzione prima, inquanto, questo Battaglione specialistico non è intervenuto nelle Operazioni precedentemente trattate, poiché nei loro rispettivi periodi di svolgimento ancora non era nato, essendo stato costituito il 29 maggio 2017, pertanto, il suo impiego effettivo e qualificato si ha soltanto nella seconda fase dell’Operazione “Sabina”, ovvero nella “Sabina 2”.
In queste Operazioni l’Esercito Italiano ha partecipato oltre che con personale anche con un grande spiegamento di “mezzi aerei” (prevalentemente elicotteri) e “mezzi terrestri”, di varia tipologia, quali: autovetture da ricognizione (AR); veicoli multiruolo (VM); furgoni logistici; autocarri da trasporto ACTL (tattici-logistici) “telonati”; autocarri con complesso APS (con piano scarrabile o autoscarrabile); autocarri pesanti con cassone ribaltabile; macchine operatrici “movimento terra e materiali inerti” (ruspe o pale meccaniche caricatrici frontale, terne ruotate, escavatori cingolati a benna rovescia, escavatori compatti, bobcat); mezzi speciali (autobotti, autocisterne, autogru, officine mobili); pullman e minibus/pulmini; veicoli ambulanza nelle versioni “Daily” e “Iveco VM 4×4” (41); rimorchi per il trasporto mezzi; oltre a: droni, gruppi elettrogeni/stazioni energia carrellati, materiali da ponte, sistemi di trasmissione, torri d’illuminazione, rimorchi con attrezzature varie; tende modulari a struttura pneumatica (compresi sistemi “riscaldatori e condizionatori”) e tende da campo con struttura ad esoscheletro (per ospitare la popolazione), mezzi mobili campali (comprendenti: cucine da campo rotabili, cucina shelterizzata di grande capacità, modulo shelter “Panificio”, shelter “frigoriferi”, shelter “docce”, shelter “servizi igienici”, shelter “lavandini”, “lavanderie” e “lavastoviglie”, lavandini campali smontabili, tende distribuzione pasti, shelter “trasporto tende”, container “magazzino e di stoccaggio materiali”, container da “trasporto vario”).
Che cosa è emerso, quindi, da tutte le Operazioni descritte e che cosa ci hanno fatto capire? Come, in parte, già affermato per le Forze Armate alla fine del paragrafo 8., l’Esercito Italiano, in questi interventi emergenziali di sostegno, ha saputo mettere in luce la sua straordinaria organizzazione, l’esperienza militare e le relative conoscenze tecniche, perfettamente adattabili e impiegabili nel “dual use” (42) che, associate al suo personale, ai suoi mezzi e ai suoi materiali, ha dato prova di grande capacità in termini di “versatilità” e “flessibilità”, riuscendo ad operare sul campo sia in modo completamente autonomo sia nel sapersi integrare e coordinare, con esemplare interoperabilità, con tutte le altre ed eterogenee Strutture dello Stato deputate e chiamate ad intervenire per i disastrosi terremoti di cui si è discusso.
10. L’ESERCITO E LA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE
In questa ampio e argomentato Rapporto ho voluto inserire questo paragrafo per far comprendere e far percepire meglio la particolare sensibilità che ha l’Esercito Italiano nei confronti del patrimonio culturale e il costante impegno che vi dedica.
Se andiamo a riflettere lessicalmente sulla definizione “patrimonio culturale”, vediamo che si presenta subito come prima parola “patrimonio” che non è soltanto un termine lessicale, confinato e a se stante, ma in se racchiude un intero concetto, questa parola, infatti, etimologicamente deriva dal latino “patrimonium” – pater = padre e munus = compito/dovere, dapprima assume il significato di “compito del padre” poi, in ampliamento semantico, quello di “cose appartenenti al padre”, pertanto, si può convenire nel dire, per “nomenclatura” e per estensione attuale che sono “tutte le cose che appartengono al padre e che vengono lasciate in eredità ai figli”.
Ma ancora, il sostantivo maschile di “patrimonio”, nel Diritto in giurisprudenza, è e rappresenta il “complesso dei beni mobili o immobili” che una persona (fisica o giuridica) possiede e che nel nostro caso fa riferimento di appartenenza ad una Forza Armata e, quindi, ad un Organo dello Stato.
La seconda parola che troviamo è “culturale”, termine discendente, ovvero proveniente da “cultura” che, anch’esso deriva dal latino, dal verbo “còlere” e sta a significare inizialmente “coltivazione della terra” per poi approdare, in estensione d’uso, al significato più generale di “coltivare”.
Come prodotto concettuale di adeguamento lessicale-etimologico e linguistico risultante “patrimonio culturale”, quindi, sta per “coltivare, difendere, tutelare, tramandare tutte quelle cose materiali e immateriali create dalla natura o ideate e realizzate, nelle diverse forme, epoche e periodi, da chi ci ha preceduto lasciandole in eredità come valore testimoniale e interesse culturale alle future generazioni per dare a loro diretta conoscenza, testimonianza effettiva e concretezza della nostra storia per migliorare il nostro presente e il nostro futuro” (definizione descrittiva del “concetto” creata da Tiberi Angelo).
Da questa interpretazione che ho fornito personalmente a mo’ di esegesi, l’Esercito riconosce l’obbligo etico e morale di assicurare, a coloro che verranno, la trasmissione del patrimonio “naturale-ambientale” e “storico-culturale” situato, principalmente sui sedimi di propria pertinenza (come le aree addestrative), rappresentato dai propri palazzi “storico-architettonici” (sedi dei Comandi e Reparti) e presente nei suoi luoghi deputati alla conservazione della memoria storica (quali le strutture museali, archivistiche e bibliotecarie militari). Questo obiettivo, lo persegue muovendosi su diversi percorsi direzionali, agendo con proprie forze, utilizzando al massimo le proprie risorse, ma anche ricorrendo, ove possibile, ad azioni di partenariato, in piena sinergia con il Ministero della Cultura (già Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, le sue Soprintendenze, le Università, le Associazioni Militari, le Istituzioni e Associazioni Culturali, gli Enti Parco e le Amministrazioni Regionali dei vari territori italiani per portare avanti cooperazioni di tutela, conservazione e valorizzazione dei beni sia in termine di condivisione e messa a conoscenza dell’esistenza degli stessi sia sul piano tecnico e scientifico propriamente di studio per ricercatori e cultori.
Innumerevoli sono le differenti e specifiche attività svolte, nel tempo, in tal senso: organizzazione di interessanti mostre, conferenze e convegni di studio; apertura dei propri Enti militari collocati nelle strutture storiche con visite guidate per far vedere, conoscere e spiegare i magnifici capolavori architettonici e artistici che hanno e custodiscono nei loro ambienti interni; dare opportunità di fruibilità delle Biblioteche, degli Archivi e dei Musei Militari”; realizzazione di pregevoli produzioni divulgative “editoriali e multimediali”; fornire patrocinio per la tutela del patrimonio culturale come identità e valore nazionale; dare sostegno all’estero, nell’ambito delle missioni, con interventi mirati di protezione dei beni culturali nei conflitti armati.
Di certo l’Esercito storicamente ha sempre riservato la massima attenzione al settore dell’ambiente e alle tematiche inerenti la protezione del patrimonio culturale, come si è potuto notare, in primis su quello proprio, di propria competenza – considerando che molti dei suoi enti, comandi, istituti di formazione, reparti “operativi e logistici” hanno sede proprio in edifici storici e complessi monumentali (alcuni derivanti, per cambio di destinazione, pure da complessi conventuali) di grande valore storico-culturale e architettonico – e, poi, nei confronti di quello nazionale ed internazionale come testimoniano anche i vari progetti sopra citati che ha effettuato per il settore della storia, della cultura e dell’arte.
Pertanto, è da puntualizzare che la Forza Armata con la presenza stanziale dei suoi Comandi sul territorio garantisce anche, in parecchi casi, la conservazione e la protezione di ambienti naturali (per la presenza dei poligoni) e di beni di interesse storico-culturale di sua proprietà o pertinenza d’uso, che altrimenti, se non fossero sottoposti a vigilanza e a limitazione degli accessi, sarebbero stati facilmente preda del degrado e di attività antropiche criminose (danneggiamenti, scavi clandestini, abusivismo edilizio) che, in breve tempo, ne avrebbero alterato le loro caratteristiche originali e il valore intrinseco universale.
A tal riguardo, è interessante dire che l’Esercito Italiano a questa sua attenzione – forse spinto anche dagli insegnamenti tratti dai suoi impieghi nei terremoti di L’Aquila e dell’Emilia – nel 2015 ha conferito un significativo imprimatur concretizzante “a livello ordinamentale”, costituendo una specifica Unità o Struttura Organizzativa denominata Ufficio Protezione Ambiente e Protezione Culturale incardinandola nella Direzione per il Coordinamento Centrale del Servizio di Vigilanza e Prevenzione e Protezione (DI.CO.PRE.V.A. è posta alle dirette dipendenze del Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito).
DI.CO.PRE.V.A., rappresenta anche la congiuntura tra la Direzione dei Lavori e del Demanio (GENIODIFE) del Ministero della Difesa e gli Enti dell’Esercito competenti a livello territoriale-giurisdizionale per la definizione delle idonee misure e azioni decisionali da indirizzare alla tutela, conservazione e valorizzazione dei beni di interesse storico-culturale nelle aree in uso dalla Forza Armata.
Inoltre, nel dicembre 2015, lo Stato Maggiore dell’Esercito è intervenuto con l’attivazione del Corso per “Addetti alla Protezione del Patrimonio Culturale e dell’Ambiente”, specifica attività formativa finalizzata a disporre presso i Comandi periferici dell’Esercito di qualificato personale militare che come un “rilevatore e acquisitore di informazioni” possa svolgere costantemente funzioni di monitoraggio nello specifico settore.
Lo studio dei beni di interesse storico-culturale appartenenti alla Forza Armata ha portato ad uno sviluppo di un grande lavoro di analisi delle aree/addestrative e dei poligoni (di tipo permanente, semipermanente e occasionali) utilizzati per finalità addestrative, allo svolgimento di attività di controllo e monitoraggio sui palazzi e complessi storico-architettonici sedi di Enti della Forza Armata dalle quali sono derivate la realizzazione di specifiche mappature (con, in alcuni casi, anche la stampa di alcune pubblicazioni d’“uso interno”) nelle quali sono contenuti, in identificazione e descrizione, i beni di interesse, individuandone e riportandone gli eventuali fattori di rischio, oltre che ad indicare le misure di prevenzione/protezione adottate o da attuare, gli interventi di miglioramento (ristrutturazione e restauro) e le relative attività militari consentite.
Infatti, DI.CO.PRE.V.A., sta conducendo dal 2019, questa mappatura e catalogazione, a mo’ di archivio “patrimoniale storico” degli edifici ad “uso dell’Esercito”, per studiare – attraverso l’ausilio di modellizzazioni 3D/rendering digitalizzati e software informatici di simulazione – le eventuali criticità strutturali che, in caso di un evento sismico, potrebbero costituire fattore di vulnerabilità e seria compromissione, andando ad analizzare le geometrie architettoniche e planimetriche in funzione delle possibili risposte meccanico-strutturali; da questo “lavoro di studio” passare poi alla compilazione di un “cronoprogramma” per individuare e scegliere le migliori azioni e condizioni di riqualificazione e adeguamento antisismico.
Quando questo cronoprogramma risulterà disponibile, sicuramente, ci sarà uno strettissimo coordinamento fra lo Stato Maggiore dell’Esercito tramite DI.CO.PRE.V.A. e DIPAINFRA Dipartimento delle Infrastrutture dell’Esercito (43), il Ministero della Cultura (tramite la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio) e il Ministero della Difesa (tramite la Direzione dei Lavori e del Demanio – GENIODIFE, denominazione assunta dal 2013 in sostituzione di quella di Direzione Generale dei Lavori e del Demanio, derivante già da Direzione Generale dei Lavori, del Demanio e dei Materiali del Genio).
Per quanto attiene la protezione culturale “a livello nazionale”, ne è stata data ampia dimostrazione nelle attività dedicate ed eseguite nelle Operazioni emergenziali precedentemente argomentate che in breve torno a ricordare con un riassunto ulteriore.
La Forza Armata Esercito, in particolare, attraverso i militari dei Reparti dei Corpi e delle Specialità dell’Arma della Fanteria ha svolto funzione di presidio e sicurezza con la predisposizione di dispositivi di “controllo e vigilanza armata” agli accessi nelle c.d. “Zone Rosse” dei “centri storici” dei Comuni dove sono maggiormente presenti monumenti, chiese, complessi conventuali ed edifici “storico-architettonici” e attraverso i militari e i mezzi speciali delle Unità dell’Arma del Genio ha provveduto, principalmente, allo svolgimento di lavori di rimozione e trasporto macerie, nonché ad attività congiunte, più complesse di traslocazione effettivo di pezzi d’arte (opere, arredi ed altri complementi) e di screening per il recupero, la separazione dai calcinacci e dagli altri materiali inerti da crolli, l’accantonamento, lo spostamento e il recupero di pietre originarie, frammenti di statue, mosaici e stucchi, travi di capriate antiche, formelle di soffitti cassettonati, elementi architettonici, altri svariati pezzi ed opere d’arte mischiate nei materiali da crolli che sono state poi fondamentali e utili, successivamente, nelle fasi di restauro, per le ricomposizioni, riparazioni e ricostruzioni dei monumenti e dei manufatti per cercare di farli tornare alle loro condizioni di stato ante sisma.
Attività d’intervento congiunte fra i militari dell’Arma del Genio e il personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco sono state svolte per mettere in sicurezza (con tiranti, ancoraggi e fasciature) e al riparo dagli agenti atmosferici (con coperture temporanee modulari o con telonature) chiese, conventi e strutture palazziali storiche interessate da crolli importanti che contenevano al loro interno pregevoli affreschi, cicli pittorici, stucchi ed altri ornamenti per evitare una loro perdita definitiva dovuta a cause di ulteriori sgretolamenti e deterioramenti degli stessi.
11. CONCLUSIONI
Sono argomentazioni quelle che ho trattato in questo mio “Rapporto di ricerca” che meritano senza dubbio conoscenza e attenzione, facendone preziosa memoria storica e della quale divulgazione e attività di studio e di approfondimento, perché fanno parte del nostro passato vissuto, della nostra cultura e delle nostre meravigliose identità regionali costituenti la nostra straordinaria identità nazionale; sono l’espressione diretta dei nostri valori militari, civili e patriottici, nonché la testimonianza reale di operosità e dinamismo organizzativo delle strutture dello Stato deputate direttamente alla tutela e alla salvaguardia della vita umana, delle attività correlate e del nostro ingente, prezioso e variegato patrimonio culturale, ammirato e fortemente apprezzato da tutto il mondo.
Oltretutto, questi argomenti, vanno a costituire cluster di “lezioni apprese” per essere portatori di processi migliorativi sia per quanto riguarda la protezione della vita umana e la difesa dei beni culturali sia per quanto attiene la ricerca nel settore delle tecnologie, dei sistemi e dei materiali delle costruzioni per rendere opere e manufatti sempre più anti-simici al fine di raggiungere la massima sicurezza strutturale.
Concetti, quelli qui forniti, da utilizzare anche come “spunto di riflessione” per sviluppi capacitivi futuri, perfezionando il coordinamento “interforze” (a livello militare) e “interente” (a livello civile) nell’ambito degli interventi per pubbliche calamità al fine di raggiungere gli obbiettivi desiderati in minor tempo, aumentare efficienza ed efficacia e saper razionalizzare e gestire al meglio le risorse “umane, organizzative, finanziarie e strumentali” a disposizione.
Termino con un mio “aforisma”: “la storia è quel grande patrimonio dal quale possiamo trarre esperienze, conoscenze e insegnamenti per il futuro”.
ANGELO TIBERI
NOTE AL TESTO
(1) Una breve “precisazione e curiosità storica” sulla scala “MCS Mercalli-Càncani-Sieberg”.
La scala “Mercalli” sviluppata da Giuseppe Mercalli (presbitero, sismologo e vulcanologo), inizialmente considera 10 gradi e deriva dalla preesistente scala semplice “Rossi-Forel”, in uso per poco più di un ventennio, redatta dopo la seconda metà dell’Ottocento dall’italiano Michele Stefano De Rossi (geologo, paleontologo, sismologo) e dallo svizzero François-Alphonse Forel (scienziato, fondatore della limnologia). Nel 1883, sulla base di nuove considerazioni, la scala Mercalli viene aggiornata e nel 1902 viene ufficialmente illustrata alla comunità scientifica, con l’espansione nello stesso anno a 12 gradi a cura di Adolfo Càncani (geofisico italiano) per poi, successivamente, essere riveduta da August Heinrich Sieberg (geofisico tedesco). Questa sequenza di revisioni scientifiche dovute a costanti “studi, ricerche e approfondimenti” fa assumere alla scala l’appellativo di “macrosismica” e la denominazione di “Mercalli-Càncani-Sieberg” (MCS) conosciuta, più comunemente, come scala “Mercalli”.
La scala “Mercalli” è costituita da una tabella con due colonne, dove, rispettivamente, nella prima sono riportati i “gradi di intensità del sisma/della scossa” e nella seconda “i danni/gli effetti generati dalla scossa” (valutati su base soggettiva).
(2) La scala “Richter” è stata sviluppata nel 1935 da Charles Francis Richter (Fisico e sismologo americano) in collaborazione con Beno Gutenberg (Fisico e sismologo tedesco), in origine la scala era stata studiata nel California Institute of Technology, solo per essere utilizzata in una particolare zona della California (nel raggio di 600 km) e, soltanto, su sismogrammi registrati da un tipo di sismografo (quello a torsione di Wood-Anderson).
E’ interessante sapere che l’ispirazione della scala, comunque, non si ebbe per essere applicata subito in “geofisica” e, quindi, per la valutazione dei terremoti, questo avvenne dopo, ma si ebbe, soprattutto, per essere usata in astronomia nelle magnitudini (apparante e assoluta) per descrivere la luminosità delle stelle e di altri corpi celesti.
Agli inizi del XXI secolo, nella comunità scientifica dei sismologi si considera la scala “Richter” di magnitudini esistente, in parte superata e necessitante di essere riveduta per essere resa più attendibile e puntuale, così viene aggiornata con una misura ritenuta più precisa chiamata “momento sismico” o definita anche “magnitudo momento” che fa assumere alla Richter la specificità di scala di magnitudo del momento sismico/moment magnitude scale (già studiato nel 1979 dal sismologo Hiroo Kanamori (Geofisico e sismologo giapponese sempre del California Institute of Technology).
Così la scala “Richter” aggiornata considera anche la magnitudo del momento sismico.
In una rappresentazione di valori, per le varie magnitudo, la “Richter” adotta, in una tabella esplicativa derivante da uno studio più complesso di comparazione, un ordinamento di dati e di informazioni in cinque colonne, associando per ciascuna magnitudo delle equivalenze, trovando nella prima colonna le “magnitudo”, nella seconda colonna riporta il “TNT equivalente” (confronto con l’energia rilasciata nelle esplosioni), nella terza colonna l’“energia equivalente” (in joule), nella quarta colonna la “frequenza” e nella quinta colonna gli “effetti al suolo e esempi esplicativi” corrispondenti.
(3) Il Ministero della Cultura. Una breve sintesi storica-evolutiva su questo Dicastero preposto alla conservazione del patrimonio artistico, culturale e del paesaggio italiano, alla tutela e la diffusione della cultura (biblioteche, archivi, editoria, arti e spettacolo), fra parentesi vicino le denominazioni sono riportati i riferimenti normativi regolanti istituzione, compiti/funzioni e organizzazione ministeriale (differenziandoli e separandoli fra “legislazione” e “organizzazione”). – Nasce nell’anno 1974 – per un’elevazione a struttura centrale di alcuni Settori organizzativi dell’allora Ministero della Pubblica Istruzione – con l’assegnazione del nome di Ministero per i Beni Culturali e l’Ambiente (legislazione D.L. 14 dicembre 1974 n. 657, convertito nella Legge 29 gennaio 1975 n. 5) che subito dopo nel 1975 cambia in Ministero per i Beni Culturali e Ambientali (organizzazione D.P.R. del 3 dicembre 1975 n. 805).
Nel 1998, ereditando le funzioni del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali ed acquisendo anche le competenze in materia di “sport” e “turismo” (funzioni che perde nel 2006) si riconfigura e cambia il nome in Ministero per i Beni e le Attività Culturali (legislazione: D.Lgs. n. 368/1998, D.Lgs. n. 3/2004, D.L. n. 181/2006, L. n. 233/2006, Legge n. 286/2006 – organizzazione: D.P.R. n. 441/2000, D.P.R. n. 173/2004, D.P.R. n. 2/2007, D.P.R. n. 233/2007 e D.P.R. n. 91/2009).
Nel 2013, riacquisendo le competenze sul “turismo” modifica nuovamente il nome in Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo (legislazione L. n. 71/2013 – organizzazione: D.P.C.M. n. 171/2014, seguono i DD.MM. n. 43/2016 e n. 44/2016, la circ. n. 14/2016-SG).
Nel 2018 assume la denominazione di Ministero per i Beni e le Attività Culturali (legislazione: D.L. n. 104/2019, convertito con L. n. 132/2019 – organizzazione: D.P.C.M. n. 238/2017, D.L. n. 86/2018, D.P.C.M. n. 76/2019, D.P.C.M. n. 169/2019 e relativi DD.MM. attuativi n. 21/2020, n. 22/2020, n. 35/2020, n. 36/2020); infine, nel 2021 perde ancora le competenze in materia di “turismo” con la ricostituzione del Ministero del Turismo ed assume l’attuale denominazione di Ministero della Cultura (legislazione: D.L. n. 22/2021 – organizzazione: si sono attuate delle trasformazioni e degli adeguamenti alle preesistenti “strutture organizzative”, di livello centrale e periferico, sulla base di quanto già definito dai preesistenti e citati provvedimenti normativi in “materia organizzativa”.
Da come si può notare questo Ministero, nel tempo, è stato oggetto di ripetuti cambiamenti e continue modifiche strutturali al fine di dotarlo di un’organizzazione sempre migliorativa per cercare di adeguarlo al passo con i tempi e alle nuove esigenze.
(4) Ho pensato di redigere questa nota sull’U.S.R.A. in questa stesura così approfondita, perché risulta molto interessante evidenziare, che le linee di indirizzo sui “compiti e attribuzioni” in essa contenute fanno parte di quella serie di insegnamenti organizzativi ripresi anche dall’Emilia per il sisma del 2012. Tant’è che il terremoto dell’Aquila è considerato il punto d’inizio ad aver riconfigurato e adeguato i dispositivi organizzativi degli uffici e delle strutture di “funzione” della Pubblica Amministrazione – a livello locale, regionale e, in parte, anche a livello centrale – per rispondere, in una forma aggiornata, sincronizzata con tempi ed efficienza, alla gestione “tecnica e amministrativa” delle emergenze generate da queste imprevedibili calamità naturali. Ciò non toglie che le informazioni riportate sono utili per fornire anche ulteriori e nuovi spunti migliorativi di asset organizzativi-funzionali.
L’Ufficio Speciale per la Ricostruzione dell’Aquila (U.S.R.A.) è stato istituito con sede a L’Aquila a seguito dell’emanazione del Decreto Legge 22 giugno 2012 n. 83 recante Misure urgenti per la crescita del Paese, ai sensi del comma 2 dell’articolo 67-ter del predetto decreto (successivamente, convertito con modificazioni dalla Legge 7 agosto 2012 n. 134) con la finalità effettuare il monitoraggio finanziario e attuativo degli interventi per assicurare, in via prioritaria, il “completo rientro a casa degli aventi diritto”, il “ripristino delle funzioni e dei servizi pubblici”, l’“innovazione e la ricerca”, il “rilancio e il potenziamento dell’attrattività turistica”, lo “sviluppo economico-industriale-commerciale e sociale” e la “valorizzazione del patrimonio artistico-culturale” (nell’ambito del Programma “RESTART L’AQUILA”) dei borghi e dei territori interessati, con particolare attenzione al “centro storico monumentale della Città dell’Aquila”.
L’istituzione dell’U.S.R.A. poi è stata perfezionata tramite un Protocollo d’Intesa indicante i lineamenti organizzativi generali (compiti, funzioni, organico) e sottoscritta tra “Stato-Regione-Enti Locali”, in particolare tra il MEF Ministero dell’Economia e delle Finanze, il MIT Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il MiPA Ministero per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, il Ministero per la Coesione Territoriale, la Regione Abruzzo, l’Amministrazione Provinciale dell’Aquila e il Comune dell’Aquila.
L’U.S.R.A. è un organo “tecnico-amministrativo di gestione e valutazione”, i cui compiti specifici assegnatigli dalle definizioni legislative di riferimento sono:
– fornire assistenza tecnica e di fattibilità progettuale alla ricostruzione pubblica e privata e promuoverne la qualità anche sotto l’aspetto dell’utilizzo delle tecnologie innovative (di adeguamento ed isolamento sismico) e nel campo delle energie alternative (isolamento termico e acustico, impianti solari termici e fotovoltaici);
– effettuare il monitoraggio finanziario e attuativo degli interventi in cronoprogramma, curando le procedure di trasmissione dei relativi dati al MEF ai sensi dell’articolo 13 della Legge 31 dicembre 2009 n. 196 e successive modificazioni e integrazioni normative, garantendo gli standard informativi definiti dal Decreto Ministeriale n. 83/2012 di cui all’articolo 67-bis, comma 5;
– gestire le relazioni, in applicazione di “leggi e ordinanze” specifiche, con i tecnici progettisti “ingegneri, architetti e geometri” mantenendo contatti informativi con loro e con i rispettivi Ordini e Collegi professionali, con gli organi del MiBAC, con le Ditte edili e le Ditte specializzate in arte del restauro e conservazione del patrimonio culturale, con l’ANCE Associazione Nazionale Costruttori Edili e con l’ARI Associazione Restauratori d’Italia;
– assicurare attraverso i propri organi URP e canali online (siti web istituzionali) un’informazione costante, aggiornata e trasparente sulle norme, sull’indirizzo e sull’utilizzo dei fondi riconosciuti e assegnati;
– eseguire attività ispettiva dei processi operativi di ricostruzione e di sviluppo dei territori, con particolare riferimento ai profili della coerenza e delle conformità “urbanistica ed edilizia” delle opere eseguite rispetto al progetto approvato, attraverso controlli puntuali in corso d’opera, nonché della congruità tecnica ed economica;
– curare l’istruttoria amministrativa finalizzata all’esame delle “richieste di contributo” per la ricostruzione degli immobili privati, attraverso l’istituzione di una Commissione Tecnica congiunta per i Pareri, alla quale partecipano i soggetti pubblici coinvolti nel procedimento amministrativo;
– occuparsi, ai sensi del comma 440 della Legge 23 dicembre 2014 n. 190 del monitoraggio dello smaltimento macerie prodotte a seguito del sisma del 6 aprile 2009 o legato all’attuazione delle operazioni meccaniche di demolizioni successive degli edifici danneggiati (operazione propedeutica all’impianto dei nuovi cantieri) per gli immobili ubicati nel territorio del Comune dell’Aquila.
Infine, a livello normativo, è da chiarire e precisare che l’USRA non effettua azione diretta sugli interventi di “ricostruzione pubblica”, ma ad esso è assegnato il fondamentale compito del monitoraggio sugli interventi e l’assegnazione delle risorse finanziarie agli enti istituzionali preposti alla conduzione del processo di ricostruzione degli immobili danneggiati, quali Regione Abruzzo, Provincia e Comune dell’Aquila, Protezione Civile, Provveditorato alle Opere Pubbliche, Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale, Ministero dei Beni Culturali; tant’è, che ciascuna di queste Amministrazioni-attori, competenti per settore d’intervento, predispone un “programma pluriennale degli interventi” (da attuare attraverso “piani annuali”), corredato dal piano finanziario delle risorse occorrenti (assegnate o da assegnare), in linea di coerenza con i relativi piani di ricostruzione approvati.
(5) L’U.S.R.C., localizzato con sede a Fossa (AQ), è una struttura tecnica-amministrativa istituita nel dicembre 2012 (con Legge 7 agosto 2012 n. 134 del Governo “tecnico” Monti) ed entrato in operatività dal mese di aprile 2013, le sue attribuzioni sono in parte identiche ed in parte similari a quelle dell’U.S.R.A. (vedasi nota 4) che le esercita in favore dei 56 Comuni del Cratere sismico – ad esclusione del Comune dell’Aquila – e degli oltre 100 Comuni fuori Cratere: fornisce assistenza tecnica alla ricostruzione pubblica e privata, promuovendone la qualità (con adeguamento/miglioramento antisismico, isolamento termico e risparmio energetico); attenziona la conservazione e valorizzazione dei beni immobili storici e rurali dislocati nei “centri storici e non” dei predetti comuni; effettua azioni di monitoraggio finanziario e attuativo degli interventi, curando la relativa trasmissione dei dati al MEF Ministero dell’Economia e delle Finanze.
I principali processamenti di lavoro si sviluppano, sostanzialmente in queste macro “aree organizzative”: piani di ricostruzione; ricostruzione privata “cratere e fuori cratere”; ricostruzione pubblica; edilizia scolastica attraverso il dedicato “Piano Scuole d’Abruzzo – il futuro in sicurezza”; area amministrativo-contabile.
(6) I Compiti dell’UCN-MiBAC sono contenuti integralmente nell’articolo 2 (del citato Decreto nel testo) che si riporta integralmente di qui di seguito.
Articolo 2. – L’Unità di Coordinamento Nazionale UCN-MiBAC, si attiva in occasione di eventi emergenziali e supporta il Segretario Generale provvedendo a:
– garantire il necessario coordinamento con le istituzioni esterne al MiBAC ivi comprese quelle deputate, agli interventi di emergenza (Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Forze dell’Ordine, volontari, …);
– garantire il necessario coordinamento tra le strutture centrali e periferiche del Ministero;
– assicurare in collaborazione con tutte le strutture interessate l’applicazione delle procedure operative da attuare da parte delle squadre di intervento, nelle operazioni che interessano il patrimonio culturale (verifica dei danni, schedature, messa in sicurezza dei beni mobili, recupero e rimozione delle macerie, presidi ed opere di messa in sicurezza, stoccaggio di macerie, allontanamento e ricollocazione di beni mobili, interventi di restauro in situ, ecc.);
– effettuare il monitoraggio degli interventi di messa in sicurezza e dei successivi progetti di consolidamento statico e restauro;
– individuare gli strumenti informatici e schedografici, che consentono la gestione delle varie attività dal monitoraggio alle verifiche sismiche, alla gestione dell’emergenza fino alla fase di restauro e ricostruzione.
(7) L’Unità di Crisi – Coordinamento Regionale del MiBAC, secondo quanto stabilito dall’articolo 3 Decreto del Segretario Generale del MiBAC (attuale MiC) del 25 giugno 2012 si istituisce presso le Direzioni Regionali per il Beni Culturali e Paesaggistici (BB.CC.PP., riconfigurati negli attuali Segretariati Regionali per i BB.CC. Beni Culturali) e si attiva in occasione di eventi emergenziali che si verificano nel territorio di competenza regionale. Il Coordinatore dell’UCR-MiBAC è il Direttore Regionale BB.CC.PP., attuale Segretario Regionale BB.CC..
I compiti dell’UCR-MiBAC, sono definiti nell’articolo 4 (Decreto del Segretario Generale del MiBAC del 25/06/2012), che testualmente recita: … provvede a:
-coordinare le attività sul territorio del personale del MiBAC (attuale MiC);
– garantire il collegamento con le strutture territoriali deputate agli interventi in emergenza (Prefetture, Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Forze dell’Ordine, volontari, … );
– individuare e gestire le squadre di rilievo dei danni del patrimonio culturale;
– individuare i luoghi di ricovero del patrimonio culturale che richiede uno spostamento per la sua messa in sicurezza;
– garantire le funzioni di vigilanza e supporto durante tutte le fasi, ivi comprese quelle di rilievo, messa in sicurezza e di ricostruzione per gli interventi sul patrimonio culturale.
Presso l’Unità di Coordinamento Regionale UCR-MiBAC sono istituite le seguenti Unità Operative:
a. Unità di rilievo dei danni al patrimonio culturale con i seguenti compiti:
– gestione e formazione del personale MiBAC delle Squadre di Emergenza;
– verifica, scansione delle schede di rilievo e degli allegati, archiviazione digitale;
– archiviazione della documentazione cartacea (schede di rilievo, foto, verbali, progetti di intervento, … );
b. Unità coordinamento tecnico degli interventi di messa in sicurezza (compreso lo spostamento dei beni) sui beni architettonici, storico-artistici, archeologici, archivistici e librari.
c. Unità depositi temporanei e laboratorio di pronto intervento sui beni mobili con i seguenti compiti:
– gestione dei depositi temporanei;
– gestione dei laboratori.
Il Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici provvede con proprio decreto ad individuare i coordinatori delle unità operative ed i riferimenti delle singole attività.
(8) Attualmente le Direzioni Regionali per i Beni Culturali e Paesaggistici del MiBAC, sono state trasformate e ridenominate in Segretariati Regionali del MiC.
(9) L’USS è istituito a seguito del D.M. datato 24 ottobre 2016 n. 483 (ai sensi dell’art. 54, comma 2-bis, del D.Lgs. 30 luglio 1999 n. 300 e successive modificazioni e integrazioni), con operatività temporanea (vale a dire per la durata dell’emergenza e dell’esigenza), prevedendo e considerando, al momento dell’istituzione, che tale Ufficio dirigenziale, abbia sede a Roma e a Rieti.
(10) La Direzione Generale Sicurezza del Patrimonio Culturale (DGSPC) del MiC è istituita a seguito del DPCM 2 dicembre 2019 n. 169 per assicurare, nel rispetto degli indirizzi e delle direttive del Segretario Generale, l’ideazione, la programmazione, il coordinamento, l’attuazione e il monitoraggio di tutte le iniziative in materia di prevenzione dei rischi e sicurezza del patrimonio culturale e di supervisione degli interventi conseguenti ad emergenze nazionali ed internazionali collaborando con le altre Amministrazioni competenti e con quelle, a vario titolo, interessate.
La Direzione Generale, inoltre, assicura con unitarietà la gestione degli interventi operativi emergenziali di messa in sicurezza del patrimonio culturale “mobile” e “immobile”, delle azioni di recupero e della ricostruzione nelle aree colpite dagli eventi calamitosi, nonché degli interventi finalizzati alla previsione e alla sicurezza anti incendio negli istituti e nei luoghi della cultura di appartenenza statale; per tale finalità, la Direzione coordina tutte le iniziative avvalendosi delle strutture periferiche del Ministero, anche secondo quei modelli organizzativi appositamente previsti per le fasi emergenziali.
La DGSPC costituisce funzione di C.R.A. “centro di responsabilità amministrativa” ai sensi dell’articolo 21, comma 2, della legge 31 dicembre 2009 n. 196 ed è responsabile per l’attuazione dei piani gestionali della stessa.
Il Direttore Generale della DGSPC, svolge tutte le funzioni attribuite dal Ministero nelle procedure attinenti di messa in sicurezza nelle fasi “emergenziali” e della “ricostruzione”, in coordinamento con il Dipartimento della Protezione Civile (DPC) della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Altresì a lui spetta:
– adottare ogni provvedimento di competenza del Ministero con particolare riguardo dei beni culturali mobili e immobili e beni paesaggistici coinvolti negli interventi di ricostruzione a seguito di eventi calamitosi;
– coadiuvare la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio nella predisposizione degli indirizzi alle strutture periferiche per la elaborazione di piani di conservazione programmata del patrimonio culturale;
– adottare linee di indirizzo in materia di sicurezza del patrimonio culturale rispetto ai rischi antropici, di concerto con il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale;
– adottare linee guida nel rispetto dei più elevati standard internazionali, per la sicurezza del patrimonio culturale e la prevenzione dai rischi di calamità naturali, incendio e qualunque altro tipo e forma di pericolo e minaccia diretta e indiretta, consultandosi, ove necessario, con le altre Direzioni Generali, i Segretariati Regionali (già denominati Direzioni Regionali) e le Soprintendenze del Ministero, nonché le altre Amministrazioni competenti o a qualunque titolo interessate e coinvolte.
La Direzione Generale Sicurezza del Patrimonio Culturale per assolvere a questi compiti è strutturata in due Uffici “Centrali” principali denominati “Servizi” (individuati ai sensi dell’articolo 17, comma 4-bis, lettera e. della L. 23 agosto 1988 n. 400 e dell’articolo 4, commi 4 e 4-bis del D.Lgs. 30 luglio 1999 n. 300), oltre all’Ufficio del Soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma del 24 agosto 2016 (come predetto nel paragrafo) ognuno dei quali si articola in Aree Funzionali e queste in Unità Organizzative (Uffici), sono altresì articolazione della Direzione Generale anche gli Uffici Speciali (vedasi la nota 13) (istituiti, eventualmente, in attuazione dell’articolo 54, comma 2-bis del D.Lgs. 30 luglio 1999.
A maggiore approfondimento, la struttura funzionale della Direzione Generale Sicurezza del Patrimonio Culturale risulta essere così organizzata:
– Direttore Generale; Ufficio di Staff del Direttore Generale e Segreteria di Direzione;
– Servizio I “Sicurezza degli Istituti e dei luoghi della cultura”, ordinato su due “aree funzionali” chiamate “Area Amministrativa” (comprendente otto UU.OO. Unità Organizzative: U.O. I – “Affari Generali, Trasparenza e Anticorruzione”; U.O. II – “Programmazione e Gestione del bilancio”; U.O. III – “Gestione delle Risorse Umane, Relazioni sindacali e missioni”; U.O. IV – “Consegnatario, Servizi ausiliari e di supporto al funzionamento degli uffici”; U.O. V – Ufficio “Contratti”; U.O. VI – “Informatica e Sistemi Informatici”; U.O. VII – “Protocollo e Archivio”; U.O. VIII – “Sicurezza sui luoghi di lavoro della DGSPC”) e “Area Tecnica” (comprendente due UU.OO.: U.O. I – “Rischio incendio e Prevenzione sismica” e U.O. II – “Rischio Antropico e governance della sicurezza dei luoghi di lavoro”);
– Servizio II “Emergenze e Ricostruzioni” (comprendente tre UU.OO: U.O. I – “Pianificazione e Monitoraggio”; U.O. II – “Gestione Emergenze”; U.O. III – “Interventi di Ricostruzione sul Patrimonio Culturale”).
(11) Compiti e funzioni del Soprintendente Speciale e dell’USS-Sisma 2016. – Fra le sue attribuzioni spettanti rientrano al Soprintendente Speciale:
– la partecipazione diretta come “Rappresentante unico del MiBAC/MiC” (prevista dal D.L. 17 ottobre 2016 n. 189 all’articolo 16) alla “Conferenza permanente per i Rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome” detta, più brevemente, anche “Conferenza Stato-Regioni”;
– l’adozione di ogni provvedimento di competenza del MiBAC attinenti ai “beni culturali” (mobili ed immobili” ricompresi e/o interessati negli interventi di ricostruzione post sisma.
Di conseguenza, all’USS spettano i seguenti compiti e funzioni:
– lo svolgimento delle funzioni in qualità di “Stazione appaltante”, esclusivamente per gli interventi dichiarati di ricostruzione post sisma da eseguire nei Comuni ricompresi nel cratere sismico (contenuti negli elenchi degli Allegati al D.L. 17 ottobre 2016 n. 189 “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016).
(12) Il Commissario Straordinario Ricostruzione per il Sisma 2016 della Presidenza del Consiglio dei Ministri (CSRS/PCM) – equivalente e coincidente alla figura di Commissario Straordinario del Governo (affiancato da due Sub Commissari o Sotto Commissari e con la sua Struttura Commissariale articolata su due sedi Roma e Rieti) – è stato nominato con D.P.C.M. del 14 febbraio 2020, i compiti e le funzioni attribuitegli sono state stabilite con il D.L. 17 ottobre 2016 n. 189, art. 2.
(13) Questi Uffici Speciali per la Ricostruzione per il Sisma 2016 (U.S.R.), istituiti con D.L. n. 189/2016 (e successive modificazioni), presenti a “livello territoriale provinciale per zona di cratere” in dettaglio, sono: U.S.R. Abruzzo con sede a L’Aquila; U.S.R. Abruzzo con sede a Teramo; U.S.R. Marche con sede a Ancona; U.S.R. Marche con sede a Macerata; U.S.R. Marche con sede a Ascoli Piceno; U.S.R. Lazio con sede a Rieti; U.S.R. Umbria con sede a Foligno.
Cosa importante ed interessante, da aggiungere, che tengo ad evidenziare, è quella che nell’“ordinamento amministrativo italiano” la scelta di considerare e dar vita, in caso di un’importante emergenza calamitosa sismica, ad un Ufficio speciale “territoriale” (U.S.R.) o “areale di cratere” (U.S.R.C.) – con caratteristiche e funzioni richiamate nelle dettagliate note 4 e 5 ad essi relative e poste a corredo del presente paragrafo – avviene, per la prima volta in assoluto, nell’anno 2009 proprio a L’Aquila, quando a seguito del sisma del 6 aprile si dà il lancio a questa determinata e scelta “organizzativa” (su input della Presidenza del Consiglio dei Ministri) per rispondere in modo particolare, efficace e attento alla gestione “amministrativa e tecnica” causata dagli eventi sismici.
Infatti, è da precisare che gli U.S.R. (od anche UU.SS.R.) sopra elencati e costituiti per il sisma 2016, sono delle perfette riproposizioni istitutive riprese direttamente dalla concezione iniziale avutasi in quel 2009 (aspetto che, ovviamente, non riguarda l’U.S.R. dell’Aquila che è continuato ad esistere essendo, come anzi detto, il primo ad essere stato costituito “in via sperimentale” e che ha fatto da “apri pista” e “banco di prova” per tutto il nuovo “asset organizzativo” dando dimostrazione di ottimi risultati).
Nelle fasi successive al 2009, il Comune dell’Aquila ha creato anche il Dipartimento della Ricostruzione nel quale l’U.S.R. (con degli adeguamenti) è stato posto alle dipendenze.
(14) Stima “areale” riportata anche nell’O.P.C.M. del Commissario Straordinari del Governo per la Ricostruzione n. 116 del 6 maggio 2021 “Riordino e razionalizzazione delle vigenti disposizioni in materia di riparazione, restauro, ripristino e ricostruzione degli immobili di interesse culturale e paesaggistico appartenenti a privati”).
L’“area del cratere del sisma 2016” nel periodo dal 24 agosto 2016 al 18 gennaio 2017, per tutti gli eventi sismici susseguitisi, ha avuto un’espansione crescente, infatti, si precisa in sintesi che: n. 62 sono i Comuni colpiti dal sisma del 24 agosto 2016; n. 69 sono i Comuni colpiti dal sisma del 26 e del 30 agosto 2016; n. 9 sono i Comuni colpiti dal sisma del 18 gennaio 2017.
(15) Rapporto Anno 2017 del MiBAC per il “sisma Centro-Italia”- USS Ufficio del Soprintendente Speciale per le aree colpite dal sisma del 24 agosto 2016.
– Regioni coinvolte: Abruzzo; Lazio; Abruzzo; Marche; Umbria;
– Organizzazione tecnica-amministrativa dedicata: n. 1 USS Soprintendenza Speciale; n. 1 UNC Unità di Crisi Nazionale; n. 4 UCR Unità di Crisi Regionali;
– individuazione e predisposizione di n. 5 Depositi temporanei per la messa in sicurezza del “patrimonio culturale mobile ferito”, di cui: n. 1 in Abruzzo, a Celano (AQ, presso il Museo Paludi); n. 1 nel Lazio, a Cittaducale (RI); n. 2 nelle Marche, a Ancona e ad Ascoli Piceno; n. 1 in Umbria, a Spoleto (PG);
– interventi di messa in sicurezza su “beni immobili” n. 1.171, dei quali (suddivisi per regione): n. 153 in Abruzzo; n. 46 nel Lazio; n. 820 nelle Marche; n. 152 in Umbria;
– recuperati n. 20.254 di “beni mobili storico-artistici e archeologici”, dei quali (suddivisi per regione): n. 265 in Abruzzo; n. 2.992 nel Lazio; n. 11.386 nelle Marche; n. 5.611 in Umbria;
– recuperati n. 9.780 volumi di “beni librari”, dei quali (suddivisi per regione): n. 671 nel Lazio; n. 4.109 nelle Marche; n. 5.000 in Umbria;
– recuperati n. 4.623 metri lineari (ml) di “beni archivistici”, dei quali (suddivisi per regione): n. 110 ml in Abruzzo; n. 530 ml nel Lazio; n. 2.283 ml nelle Marche; n. 1.700 ml in Umbria.
In quest’attività 2017, le azioni di recupero, intense e complesse, hanno richiesto un grande coordinamento organizzativo fra USS e le altre strutture del MiBAC, Comando Carabinieri TPC, Esercito Italiano e Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
(16) Rapporto Anno 2018 del MiBAC per il “sisma Centro-Italia (Abruzzo, Lazio, Abruzzo, Marche, Umbria)” – USS Ufficio del Soprintendente Speciale per le aree colpite dal sisma del 24 agosto 2016.
– si conferma l’operatività dei n. 5 Depositi temporanei (specificati nel Rapporto 2017, alla nota precedente) con l’effettuazione di controlli ispettivi e aggiornamenti di catalogazione per finalità di censimento dei beni;
– gli interventi di messa in sicurezza su “beni immobili” salgono a n. 1.670, dei quali (suddivisi per regione): n. 172 in Abruzzo; n. 48 nel Lazio; n. 1.254 nelle Marche; n. 196 in Umbria;
– recuperati n. 22.131 “beni mobili storico-artistici e archeologici”, dei quali (suddivisi per regione): n. 265 in Abruzzo; n. 3.274 nel Lazio; n. 12.908 nelle Marche; n. 5.684 in Umbria;
– recuperati n. 15.229 volumi di “beni librari”, dei quali (suddivisi per regione): n. 550 nel Lazio; n. 5.787 nelle Marche; n. 8.892 in Umbria;
– recuperati n. 5.346 metri lineari (ml) di “beni archivistici”, dei quali (suddivisi per regione): n. 160 ml in Abruzzo; n. 530 ml nel Lazio; n. 3.535 ml nelle Marche; n. 1.211 ml in Umbria.
Ugualmente in queste attività 2018, come per quelle del 2017, fondamentale è stato il coordinamento che si è avuto fra l’USS e le altre strutture del MiBAC, il Comando Carabinieri TPC, l’Esercito Italiano e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
(17) Lo studio “Beni Culturali esposti a pericolosità sismica”, aggiornato al 31 dicembre 2018 ed emesso nel 2019 è stato condotto e redatto dai ricercatori Valerio Comerci (geologo), Gabriele Leoni (geologo), Daniele Spizzichino (Ingegnere).
Anche se c’è da dire che in Italia ancora non c’è un effettivo censimento completo che fornisce una quantificazione sistematica per consistenza, tipologia, qualità e stato delle condizioni dell’inestimabile “patrimonio culturale” (storico-artistico-architettonico) esistente.
(18) Per approfondimenti su “storia, evoluzione organizzativa, compiti e missioni” del Comando CC TPC, si consigliano le seguenti fonti documentali (ordinate per anno di pubblicazione):
– Angelo Tiberi, Il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Con approfondite note documentali dedicate ad aspetti e particolarità riguardanti i beni culturali in Rivista Nuova Rassegna di Legislazione, Dottrina e Giurisprudenza, Noccioli Editore, Anno LXXXII (82°), 2008, fascicolo n. 11 – pp. 1187-1234;
– Laurie Rusch, Luisa Benedettini Millington, The Carabinieri Command for the Protection of Cultural Property. Saving the World’s Heritage, Boydell Press, 2015 (edizione in lingua inglese);
– Simona Pasquinucci (cur.), La tutela del patrimonio culturale. Il modello italiano 1969 – 2019, De Luca Editori D’Arte, 2000 (edizione celebrativa bilingue, italiano/inglese, realizzata in occasione del 50° Anniversario dell’istituzione del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale).
(19) Una Speciale Forza di Polizia (ad ordinamento civile) chiamata Polizia Archeologica è presente in Iraq, ma è preposta alla sola vigilanza e protezione del patrimonio archeologico; costituita nel 2004 trattasi della F.P.S. Facility Protection Service, le sue guardie chiamate A.S.P. Archaeological Special Protection sono state addestrate e qualificate ad Amman (in Giordania) proprio dai nostri Carabinieri TPC.
(20) La Banca Dati “Leonardo” trova, a tutti gli effetti, riconoscimento, contemplazione e considerazione normativa all’articolo 85 del “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”.
(21) Una precisazione da fare in merito ad un aspetto “lessicale-ordinativo” sulla struttura “periferica-operativa” del Comando Carabinieri TPC, apparentemente “irrilevante”, ma invece, ritengo molto utile e importante puntualizzare: per questa “componente” descritta la forma corretta o appropriata da usare a livello “ordinamentale” sarebbe quella di “periferico-territoriale” ma nel nostro caso sarebbe una forma errata o meglio costituirebbe una definizione non giusta, perché nell’Arma dei Carabinieri il termine e/o l’appellativo di “territoriale” sta a rappresentare un altro tipo di articolazione ordinamentale ovvero sta a significare e ad indicare la sua “Organizzazione Territoriale”.
L’Organizzazione Territoriale dell’Arma (contemplata e definita all’art. 173 del D.Lgs. 15 marzo 2010 n. 66) – con la quale il Comando CC TPC opera a stretto contatto – rappresentante il “fulcro” della c.d. “attività d’Istituto” e che concentra il 75% dei militari dell’Arma essendo quella struttura portante, primaria e capillare, composta da: 5 Comandi Interregionali (“Pastrengo”, Vittorio Veneto”, “Podgora”, “Ogaden”, “Culqualber”), 18 Comandi Legione, 104 Comandi Provinciali, 13 Comandi Gruppo, 5 Comandi di Reparto Territoriale, 531 Comandi di Compagnie “territoriali”, 65 Tenenze, 1 Comando Piazza, 1 Nucleo e 4.500 Comandi di Stazione (che in oltre 3.700 Comuni d’Italia rappresentano l’unico presidio di polizia), inoltre, a completamento, ne fanno parte gli Squadroni Eliportati Cacciatori “Calabria”, “Puglia”, “Sardegna”, “Sicilia”, il Reparto Squadriglie e le Unità navali di classe/potenzialità diversificata, in dotazione a taluni Comandi Provinciali/Compagnie/Stazioni ubicate in zone “geografico-territoriali-operative” caratterizzate da “ambienti” lagunari, lacuali e marittimi).
Si precisa, inoltre, che l’Arma dei Carabinieri quando è stata costituita il 13 luglio 1814 a Torino da Vittorio Emanuele I di Savoia “Re di Sardegna” (detto il “Tenacissimo”) – con Regie Patenti (comprensive di 16 articoli) – nasce come Corpo dei Carabinieri Reali (CC.RR.) avente proprio una “Organizzazione Territoriale” infatti, la presenza capillare dei Carabinieri, già al tempo sott’intesa, era ritenuta indispensabile, poiché nel suo predetto Atto istitutivo ufficiale si ravvisa esplicitamente e in modo determinato, nella motivazione, la testuale forma scritta “… per ricondurre, ed assicurare viemaggiormente il buon ordine, e la pubblica tranquillità …”, trattandosi, per l’epoca, una “novità assoluta e rivoluzionaria” l’istituzione di un Corpo Militare che avesse una duplice funzione, quella della “difesa militare” e quella della “sicurezza pubblica”.
Il Corpo dei CC.RR. da un punto di vista militare era, sostanzialmente, un Corpo di fanteria leggera anche se più elitario rispetto ad un Corpo di Fanteria di linea poiché disponeva pure di una componente “a cavallo”.
(22) Tengo a precisare anche, che questa Task Force è integrata nel Team nazionale del Ministero della Cultura costituito da archeologi, architetti, esperti della storia dell’arte e degli interventi di restauro.
(23) Per specificazioni su quali sono i Reparti territoriali dell’Arma dei Carabinieri e le “denominazioni ordinamentali” vedasi la nota 21.
(24) L’opera svolta dalla Task Force “Unite4Heritage” negli ultimi due terremoti che hanno interessato l’Italia, di Ischia (NA) nel 2017 e del Mugello (FI) nel 2019 è dedicata al recupero e alla messa in sicurezza di un ingente patrimonio culturale – altrimenti sottoposto al rischio di distruzione, dispersione e furto – che in termini di quantificazione ha raggiunto la considerevole consistenza complessiva di oltre 30.000 beni culturali mobili salvati.
(25) Aggiornata con successive Circolari integrative – (sostanzialmente, per conformarla alle mutazioni delle denominazioni/nomenclature e degli ordinamenti dello “strumento militare”, nel tempo, spesso riconfigurato per renderlo costantemente adeguato, efficiente ed efficace alle nuove e sempre crescenti esigenze operative) – ma in ogni caso, Direttive, rimaste invariate nei loro principi dottrinali cardini.
(26) In questa Direttiva 3500 – tenendo molto conto dei “livelli di prontezza” – l’intervento di assetti dell’Esercito è basato su due aspetti primari il “principio di prossimità geografica” e le “forze disponibili” (“stanziate” o “con sede” nell’area interessata dall’intervento).
(27) La Di.Coma.C. (o DI.COMA.C.) Direzione di Comando e Controllo dal suo momento di costituzione e per tutto il periodo dell’emergenza ha avuto la collocazione della sua sede operativa, presso la Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza – Caserma “Mar.Magg. M.O.V.M. Vincenzo GIUDICE” in Località Coppito a L’Aquila.
Aspetto poco noto sulla Di.Coma.C., è che essa è articolata per “funzioni specifiche di supporto” ed è interessante evidenziare che queste funzioni sono state riprese e adottate, per buona parte, sulla base di quelle che hanno proprio le “capacità logistiche” dell’Esercito, questo certamente è stato un valore aggiunto quale punto di forza per aumentare la compatibilità comunicativa e operativa con le strutture militari ed accrescere così il successo raggiunto e riscosso.
(28) L’ITA-JFHQ è una “Struttura di comando militare” italiana “interforze e proiettabile”, attivata permanentemente, che opera alle dirette dipendenze del COI (o COVI) dello SMD; costituta il 23 febbraio 2007, discende, dalla volontà di conseguire alcuni obiettivi inerenti il processo di trasformazione dello strumento militare postulati dal “Concetto strategico della Difesa”, di agevolare il processo d’integrazione interforze e di contribuire ad incrementare la capacità expeditionary.
Il Comando Interforze di Reazione Rapida-Italiano, è di “livello Brigata” ed ha un’alta prontezza operativa; con la rapidità di schierarsi che possiede, è in grado di immettersi con breve preavviso nelle “aree di crisi” di tutto il mondo e di assumere le funzioni di comando e controllo degli assetti “terresti, marittimi e aerei” resi disponibili per l’assolvimento di una missione.
La sua istituzione, in linea con le iniziative intraprese anche dai Paesi leader della NATO e dell’Unione Europea dotati di organizzazioni simili, ha contribuito notevolmente a collocare l’Italia in una posizione di primo piano nell’ambito dello scenario internazionale.
(29) Si ricorda che dal giorno dopo della scossa del 6 aprile 2009 nell’“Aeroporto dei Parchi” di Preturo (L’Aquila), c’è stato un rilevante e continuo traffico aereo per l’emergenza terremoto sia per i voli di soccorso sanitario sia per i voli di ricognizione, in quanto fra i mezzi aerei dell’Aeronautica Militare e dell’Esercito sono stati impiegati in totale n. 20 elicotteri e n. 7 aerei, ai quali si devono aggiungere i velivoli dell’Arma dei Carabinieri e degli altri Corpi dello Stato (Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto e Vigili del Fuoco).
(30) Al Santuario della Madonna d’Appari di Paganica, Frazione di L’Aquila, sulla parete di roccia “lato Santuario” è stata apposta dal Comune dell’Aquila per riconoscimento e ringraziamento pubblico dell’intervento effettuato dal 6° Reggimento Genio dell’Esercito sul preciso punto stradale, anche una targa in marmo dove sotto l’emblema in bronzo della Repubblica Italiana è incisa con colore rosso, in maiuscolo stampatello, la testuale dicitura “Le Forze Armate hanno ripristinato questa strada dopo il sisma del 2009 – Paganica 26 luglio 2009”. Questo, tra l’altro, rappresenta il primo intervento impegnativo fatto dal Genio dell’Esercito appena dopo il terremoto del 6 aprile.
Sempre in quel luogo, a poca distanza dalla predetta targa onorifica, è presente, incastonato nella roccia, anche un “centrino” in ferro , di forma circolare (vedasi nella nota 32), apposto dagli Ufficiali del Corpo degli Ingegneri dell’Esercito (specialità Geografi) dell’I.G.M. Istituto Geografico Militare (di Firenze), quale definizione di preciso “punto topografico” interessato da revisione/aggiornamento dei parametri topo-cartografici, rientrante nelle attività di livellazione svolte nell’ambito della Provincia dell’Aquila.
Il predetto “centrino” con diametro di circa 6 cm., collocato in posizione verticale, riporta le iscrizioni: “circolare” ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE e inscritta, a questa, in “orizzontale centrata” CAPOSALDO DI LIVELLAZIONE.
(31) Il Comando Genio è uno specifico Comando d’Arma (o definito anche Comando “monoarma”) dipendente dal Comando dei Supporti COMSUP delle Forze Operative Terrestri di COMFOTER, quest’ultimo nel 2016 è stato riconfigurato nell’attuale COMFOTERSPT Comando delle Forze Terrestri Operative di Supporto.
Il Comando Genio, nel 2009 articolato solo sulla Brigata Genio, in data 10 settembre 2010 si trasforma ricostituendosi a Roma con la fusione delle preesistenti Scuola del Genio (di Roma) e Brigata Genio (di Udine).
Il 1° luglio 2020, invece, con provvedimento ordinativo dello Stato Maggiore dell’Esercito, il Comando Genio si riconfigura in Comando di livello Divisionale con alle dipendenze due componenti (anch’esse neo ricostituite), la Brigata Genio e il Comando Infrastrutture.
(32) “Materializzando, attestando e contrassegnando” i rispettivi punti stabili topografici-trigonometrici rilevati (recanti l’esatta posizione planimetrica e altimetrica) con gli appositi “centrini” dei “vertici trigonometrici” e dei “capisaldi di livellazione”.
I “centini”, come tutti gli altri “contrassegni ufficiali geotopografici” orizzontali e verticali, sono protetti dalla Legge 3 giugno 1935 n. 1024 concernente la “Protezione dei punti trigonometrici dei capisaldi di livellazione, dei punti di riferimento marittimo, gravimetri, magnetici e della rete di artiglieria”.
L’Istituto Geografico Militare ha competenza geotopocartografica a livello nazionale e coopera, per tale settore, anche con altri Organismi a livello internazionale.
(33) Spiegazione sul significato di “zona rossa” (per il “terremoto dell’Aquila”): è dichiarata tale, quella zona o area di territorio “delimitata per sicurezza e interdetta all’accesso di persone e mezzi”, poiché, sulla base delle verifiche effettuate dagli Organi competenti, sono stati rilevati danni diffusi costruzioni ed edifici “pubblici e privati” e su opere “storico-architettoniche” per una quantificazione stimata che va dal 65% al 100%.
(34) Si tratta di un sito pluristratificato con oltre 1500 anni di storia e 7 grandi edificazioni di epoca romana individuate fin ora.
Presso l’area archeologica di Amiternum si trovano: l’anfiteatro, il teatro, il foro, le terme, la domus, la cattedrale, il vicus, oltre alle catacombe paleocristiane, ai resti dei villaggi curtensi e ai ruderi del castello normanno.
(35) Il “Convoglio ferroviario di Pronto Intervento” del Reggimento Genio Ferrovieri è un mezzo unico nel suo genere, è utilizzato principalmente nelle missioni all’estero, infatti, è stato impiegato in Bosnia e in Kosovo nel periodo dal 1996 al 1999 ed è l’unico treno militare esistente in Europa adibito anche all’assistenza dei civili.
Questo treno militare speciale è un mezzo mobile con struttura modulare, confortevole e completamente autonomo, composto da 14 vagoni/carrozze (con cuccette-letto, cucina, refettorio, uffici, infermeria, depuratore, servizi con doccia, generatori, cisterne) con una capacità logistica di offrire ricovero, servizi igienici e pasti caldi.
Il “convoglio” è stato realizzato nel periodo degli anni ’80 del 1900, durante sei anni di intensa attività di ristrutturazione e modifiche apportate su vecchie carrozze dell’Azienda Autonoma delle Ferrovie dello Stato cedute in uso gratuito all’Amministrazione della Difesa che trasferite per competenza allo Stato Maggiore dell’Esercito le ha assegnate in dotazione al Reggimento Genio Ferrovieri, sulle quali ha provveduto a svolgere interamente i lavori di costruzione e valorizzazione con la consulenza tecnica delle Officine G.R. Grandi Riparazioni (ferroviarie) di Bologna e Vicenza.
(36) Il Sistema Mirco-APR RQ-11B/C “RAVEN B/DDL” dell’Esercito è uno strumento di sorveglianza e ricognizione a lancio manuale, che concorre ad accrescere la situational awareness (consapevolezza della situazione) attraverso l’acquisizione di immagini video, in real time, dell’AoR (Area of Responsability/Area di Responsabilità); con un peso di 2 Kg, questi “droni” permettono, infatti, di vedere senza essere visti da un’altitudine di 500 piedi con un raggio massimo d’azione di 10 km (in LOS line of sight/linea di vista) e un’autonomia di 60 minuti.
Nelle attività di controllo del territorio in “dual use” (per “scopi civili” o “non militari”, vedasi anche la nota 42), sulla base delle immagini acquisite da questi “droni” le pattuglie militari sul terreno possono intervenire per contestare eventuale flagranza di reato.
(37) Il torrente Sordo nasce dalla Forca di Ancarano a m. 1.017 e da alcune sorgenti situate presso Norcia, esso è affluente di destra del poderoso fiume Corno che, invece, nasce nel Lazio e che, a sua volta, è il più importante affluente di sinistra del fiume Nera dopo il Velino.
(38) Era scomparso da anni con il forte terremoto che aveva colpito la zona di Norcia nel 1979 (causando anche all’epoca numerosi e gravi danni), ma con il nuovo sisma del 2016, dopo 37 anni la sua portata è tornata nuovamente ad aumentare (notizia data dagli organi di informazione il 12 marzo 2017). Il fiume Torbidone, è tornato a scorrere magnificamente nel suo originario percorso fluviale grazie anche al super lavoro di pulizia dell’alveo svolto dal Genio dell’Esercito.
Il Torbidone, per alcuni suoi tratti, è conosciuto anche come il “fiume sotterraneo dei Sibillini”.
Dalla fine del 2016 il riaffioramento del corso d’acqua ha ripreso vigore ed è come rinato dalla sorgente situata nel sud-est dell’Umbria nella Piana di Santa Scolastica, sulla collinetta di Vallaccone; in base ai rilievi effettuati nei primi mesi del 2017, l’acqua scorre in maniera copiosa, ad un ritmo incredibile di circa 350 litri al secondo.
Questa descrizione, apparentemente può sembrare fuori luogo, ma è stata resa perché ha un rilevante interesse sia a livello naturalistico come bene ambientale-paesaggistico sia a livello archeologico per la zona circostante vicino al fiume.
(39) La Struttura di missione viene costituita a Rieti il 28 agosto 2016 – con apposito Decreto del Capo Dipartimento della Protezione Civile sulla base di quanto previsto dall’articolo 2 nell’OCDPC (Ordinanza Comitato operativo del Dipartimento della Protezione Civile/PCM) n. 388 del 26 agosto 2016 – ricalcando perfettamente il “piano organizzativo” già attuato e validato per la gestione dell’emergenza nel terremoto dell’Aquila del 2009.
La Di.Coma.C. di Rieti – con sede operativa in Viale Duprè Thesèider (ex Viale dello Sport) presso l’ex Edificio INPS adiacente alla Questura reatina – termina la sua attività dopo 233 giorni e precisamente il 7 agosto 2017, durante questo suo periodo operativo, oltre ad essere interfacciata con gli altri organi e forze dello Stato e con il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) della Prefettura mantiene il collegamento costante anche con la Sala Operativa Regionale, i Centri Operativi Municipali (COM) e Comunali (COC) e le varie organizzazioni di volontariato di Protezione Civile e Assistenza Sanitaria.
Anche se si precisa che, a differenza della Di.Coma.C., per il Dipartimento nazionale della Protezione Civile (DPC) l’emergenza fondamentalmente continua fino al 19 agosto 2017 per completare le verifiche di agibilità post sisma, l’allestimento delle S.A.E. (Soluzioni Abitative di Emergenza) e l’attuazione del primo piano stralcio di messa in sicurezza delle strade varato dall’ANAS.
Inoltre, il DPC sempre in data 19 agosto 2017 passa totalmente le “consegne” che, per specificità di competenze, attribuisce: al “Segretariato Generale del Ministero dei Beni Culturali” il compito di curare la messa in sicurezza dei beni culturali; alla “Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile” quello di agire sugli edifici pubblici; al “Ministero della Difesa” quello di assicurare la sicurezza delle zone e gli altri supporti alla popolazione; alla “Direzione Generale per gli Interventi in materia di Edilizia scolastica, per la gestione dei Fondi Strutturali per l’istruzione e per l’innovazione digitale” del “Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca” il compito di portare avanti tutte le attività riguardanti le infrastrutture scolastiche.
(40) Il Battaglione Multifunzione “Vicenza” è l’erede diretto delle tradizioni del 4° Battaglione Genio Pionieri (per Truppe Alpine) “Orta” (in vita nel periodo 1975-1995). Il 4 ottobre 1993 il Battaglione “Orta” concorre alla formazione del 1° Reggimento Genio Pionieri (nel quale viene inquadrato) e il 13 ottobre 1995 con lo scioglimento dell’Unità reggimentale, il personale del Battaglione Genio confluisce nel 2° Reggimento Genio Guastatori.
(41) Autoambulanze, prevalentemente, in dotazione ai Reparti operativi dell’Esercito, fra le quali, quelle messe a disposizione dal Corpo Sanitario dell’Esercito alcune allestite anche come “centro mobile di rianimazione”.
(42) In ambito militare, con il termine inglese “dual use” tradotto in italiano “Attività a duplice uso”, si intende “ogni attività militare svolta per scopi non militari, prevalentemente a supporto e a favore, diretto o indiretto, della collettività nazionale o di quella non nazionale, su decisioni e direttive dell’Autorità Politica.
Il “duplice” uso delle capacità della Difesa per scopi non militari” dove concorrono principalmente, l’Esercito con Unità del Genio, delle Trasmissioni, della Fanteria (per i servizi di sicurezza), NBC (Nucleare Biologica e Chimica), della Sanità Militare, dell’AVES (Aviazione dell’Esercito), CIMIC (Civil-Military co-operation/Cooperazione Civile e Militare) e l’Aeronautica Militare (Reparti di volo e Genio Aeronautico), ma anche la Marina Militare (Reparti navali e Unità del Corpo Capitanerie di Porto) e l’Arma dei Carabinieri.
(43) Nell’organizzazione dello Stato Maggiore dell’Esercito, il Dipartimento delle Infrastrutture dell’Esercito (DIPAINFRA) è stato costituito il 1° settembre 2015 per la trasformazione, in parte, dell’Ispettorato delle Infrastrutture dell’Esercito (ISPEINFRA).
DIPAINFRA, inoltre, per quanto concerne il settore dei lavori, svolge la funzione di “Committente” per gli enti dipendenti ed è “Ente Ordinatoriale primario di spesa” per l’ambito del funzionamento e della quota parte di investimento decentrato di della Direzione dei Lavori e del Demanio (GENIODIFE).
Biografia dell’autore
Angelo TIBERI, è nato in Italia a L’Aquila nel 1971.
Ufficiale del Corpo dei Granatieri (in cong.), proviene dal 149° Corso A.U.C. della Scuola di Fanteria e Cavalleria di Cesano (Roma) ed è stato Comandante di Unità Meccanizzata Granatieri nel 2° Reggimento della Brigata “Granatieri di Sardegna”.
Ha collaborato con Comandi ed Enti militari ed ha avuto incarichi nella Pubblica Amministrazione nei Beni Culturali; presso l’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia, nell’ambito di Sezione, è stato Consigliere e Responsabile dell’Area “Affari della Presidenza, Organizzazione, Cerimoniale e Pubblica Informazione”; attualmente è dipendente di una Società per i Servizi di Supporto Informativi Previdenziali e Assistenziali.
E’ Cultore di Ordinamento dell’Esercito Italiano ed è autore di vari studi dottrinali, ricerche e articoli istituzionali; molteplici sono le sue collaborazioni con riviste e portali sia di “legislazione, dottrina e giurisprudenza” sia riguardanti “la Difesa, gli esteri, lo spazio e l’industria di settore”.