La fragile tregua stipulata tra Israele ed Hamas per il rilascio degli ostaggi ancora in mano ai Palestinesi in cambio di miliziani in prigione ha comportato le dimissioni del vertice militare israeliano.

Infatti, il Tenente Generale Herzi Halevi, comandante in capo delle Forze di Difesa Israeliane, ha presentato la lettera di dimissioni a far data dal prossimo 6 marzo.
Le dimissioni sono dovute per aver riconosciuto la sua responsabilità per il fallimento dell’Esercito del 7 ottobre, non essendo stato in grado di prevenire il devastante attacco portato nel cuore di Israele da Hamas.
Peraltro, Halevi in precedenza aveva già preannunciato che si sarebbe dimesso allorquando le IDF avrebbero conseguito, dopo la profonda crisi subita, significativi successi sia in termini di liberazione degli ostaggi che di distruzione dei movimenti di Hamas e di Hezbollah.
Con Halevi si dimette anche il Maggiore Generale Yaron Finkelman, al vertice del comando militare meridionale di Israele, responsabile delle operazioni a Gaza.
Halevi sostiene che non tutti gli obiettivi di guerra prefissati sono stati raggiunti; ovviamente, fino a quando rimarrà in carica ha assicurato che le IDF continueranno a combattere laddove fosse necessario e faranno di tutto per riportare a casa gli ostaggi, sani e salvi.
Ovviamente, le doppie dimissioni di vertici militari così importanti non potranno non avere ripercussioni sul Governo già alle prese con le lacerazioni tra le diverse compagini politiche che lo sostengono e sui rapporti non sempre idilliaci in questi mesi di guerra tra l’esecutivo e le IDF.
Per il premier Benjamin Netanyahu, paradossalmente, la tregua imposta ad Hamas e la vittoria su Hezbollah, potrebbe tramutarsi in un boomerang causandone la fine politica, a causa della perdita di consenso da parte delle frange più oltranziste che lo sostengono, nonché lo spettro di dover affrontare il processo penale fin qui evitato con l’accusa di corruzione.
Le dimissioni dei Generali Halevi e Finkelman si aggiungono a quelle già presentate dal Maggiore Generale Haliva, ex capo dell’Intelligence Militare, e del Generale di Brigata Rosenfeld che comandava la Divisione Gaza nei giorni del furioso assalto palestinese.
Al quadro delle dimissioni annunciate dovrebbero aggiungersi quelle prefigurate, fin qui mai presentate, dei vertici dello Shin Bet e del Mossad, ma, evidentemente, le responsabilità per il clamoroso fallimento del 7 ottobre andrebbero ricercate anche tra i vertici politici israeliani e non solo in quelli militari, d’intelligence e sicurezza, stante l’enormità di quanto accaduto in quei tre-quattro giorni fatidici.