fbpx

Tokyo sarebbe pronta a condividere con Seoul le informazioni sul lancio missilistico nordcoreano

Il Giappone sarebbe pronto a condividere, come richiesto dalla Corea del Sud, delle informazioni relative al lancio missilistico effettuato dalla Corea del Nord. La decisione si basa su un patto di condivisione di informazioni, ancora in vigore, ma che la Corea del Sud ha deciso di risolvere in seguito al netto peggioramento dei legami tra i due paesi.

Tokyo, apparentemente, spera di sollecitare Seoul a rivedere la sua decisione di cancellare il patto – formalmente chiamato General Security of Military Information Agreement (GSOMIA) – Un alto funzionario del governo giapponese ha riferito che “il patto stesso sarà efficace fino al 24 di novembre, quindi non c’è motivo di interrompere lo scambio di informazioni.”

Il trattato GSOMIA

La firma dell’accordo GSOMIA risale al novembre 2016 ed è stato il primo patto militare tra i due Paesi dai tempi della liberazione della Corea del Sud dal dominio giapponese (1910-1945). Il patto è stato rinnovato ogni anno ad agosto ed in caso di non rinnovo l’accordo scade dopo 90 giorni.

L’accordo permetteva ad entrambi i Paesi di condividere informazioni d’intelligence militare direttamente senza l’intermediazione statunitense.
Il Giappone avrebbe circa 110 assetti di raccolta di informazioni militari, tra cui cinque satelliti, sei cacciatorpediniere Aegis, quattro radar terrestri e 17 velivoli di “early warning” ed aerei da pattugliamento marittimo. Washington ha accordi separati di condivisione dell’intelligence con entrambi i Paesi.

I contrasti tra Sud Corea e Giappone

I contrasti tra Seoul e Tokyo incidono anche sui legami di difesa che al momento non vedono alcun segno di risoluzione. Sembra che i motivi della cancellazione dell’accordo vadano ricercati nella:

  • decisione di Tokyo di rimuovere Seoul dalla lista dei partner fidati che ricevono un trattamento preferenziale nelle procedure commerciali;
  • crescente sentimento popolare anti-giapponese legato ai rancori risalenti alla dominazione nipponica della penisola coreana, in particolare la questione delle cosiddette “donne di conforto” sudcoreane (schiave sessuali), crimine commesso dalle truppe di occupazione giapponesi durante la Seconda guerra mondiale;
  • contesa territoriale sulle isole Dokdo/Takeshima (presenza di gas naturale nel fondale marino dell’area);
  • dalla fine dello scorso anno, i legami militari tra la Corea del Sud e il Giappone sono diventati molto tesi, soprattutto quando Tokyo aveva accusato una delle navi da guerra di Seoul, di aver bloccato il suo radar per il controllo del fuoco su un velivolo di pattuglia marittimo giapponese.

Già prima della pubblicazione del libro bianco sulla difesa, il Giappone aveva deciso di non invitare la Corea del Sud a una rassegna navale multinazionale nella Baia di Sagami, a sud-ovest di Tokyo, prevista per il prossimo 14 ottobre.  Secondo fonti stampa, Stati Uniti, Regno Unito, Cina, Canada, Australia, India e Singapore dovrebbero partecipare all’evento.

Il Ministro della Difesa giapponese, Taro Kono, ha dichiarato di aver parlato con il Segretario alla Difesa americano Mark Esper concordando sul fatto che la cooperazione tra i due Paesi e la Corea del Sud sia importante per affrontare le questioni relative all’ultimo test missilistico della Corea del Nord.

Il lancio del missile nord coreano

Il missile sarebbe caduto nella Zona Economica Esclusiva del Giappone (ZEE) che si trova a circa 350 chilometri a nord dell’isola di Dogo (nel distretto di Oki) della Prefettura di Shimane. Si presume che la distanza di volo sia stata di circa 450 chilometri con un’altitudine massima di circa 900 chilometri.

Tokyo ha protestato con Pyongyang e ha definito il lancio una violazione delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

La Corea del Nord avrebbe testato un nuovo tipo di missile balistico, il Pukguksong-3, lanciato da un sottomarino, al largo di Wonsan nella parte orientale del paese. Una fonte del Ministero degli Esteri ha fatto sapere che la Corea del Sud ha bisogno dei dati giapponesi per analizzare il modo in cui il missile abbia volato dopo il lancio, comprese le immagini satellitari da ricognizione ad alta risoluzione. Secondo quanto riferito dal ministro della difesa giapponese è probabile che si tratti di un missile balistico di medio raggio lanciato da sottomarini che avrebbe potuto percorrere fino a 2.500 km su una traiettoria normale. Si ritiene che il missile abbia seguito una “traiettoria loft”, il che significa che è stato lanciato con un certo angolo per raggiungere un’altitudine elevata e limitare la sua distanza di volo.

Le conseguenze

La decisione di Seoul di porre fine al patto di intelligence militare con Tokyo potrebbe avere conseguenze di vasta portata, riducendo così la sua capacità di difesa contro la potenziale aggressione nordcoreana e mettendo a rischio la propria sicurezza.

Con la fine dell’accordo Corea del Sud, Giappone e USA avrebbero difficoltà nella capacità di rilevare i segnali di early warning dei lanci missilistici della Corea del Nord, di contrastare le armi di proliferazione e condurre operazioni contro l’evasione delle sanzioni. Sebbene le informazioni possano essere condivise utilizzando gli Stati Uniti come intermediario, il flusso potrebbe essere lento o addirittura interrotto se la Corea del Sud o il Giappone chiedessero agli Stati Uniti di non condividere le proprie informazioni con l’altro.

Articolo precedente

I nuovi SSN “New Virginia” della Navy ricevono altri missili

Prossimo articolo

F-35, la querelle non è finita, M5S: “rinegoziare” – il nostro fact checking

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Ultime notizie