Negli Stati Uniti il 354th Fighter Squadron ed il 354th Fighter Generation Squadron hanno effettuato le loro ultima sortite con l’A-10C Thunderbolt II con contestuale disattivazione dei due reparti.
La disattivazione del 354th FS e del 354th FGS avviene mentre gli A-10 loro assegnati sono dismessi nell’ambito degli sforzi di modernizzazione della USAF e contestualmente la base aerea di Davis-Monthan lascia spazio all’arrivo pianificato del 492nd Special Operations Wing.
Già nel corso del 2023 sono stati ritirati 21 A-10, mentre nel 2024 altri 42 saranno ritirati dal servizio attivo ed immagazzinati presso la Davis-Monthan AFB.
In tal modo nel 2025 la linea di Thunderbolt scenderà a poco meno di 220 esemplari; la programmazione attuale prevede che questi velivoli saranno dismessi tutti tra il 2028 ed il 2029.
L’USAF, nonostante le resistenze del Congresso e che provengono anche dall’interno della Forza Armata, ha deciso di dismettere questa linea di cacciabombardieri perché la ritiene non più idonea ad affrontare le odierne minacce.
Il velivolo, nato nei primi anni Settanta del passato secolo per contrastare la minaccia terrestre corazzata del Patto di Varsavia, è noto per aver adottato una cellula ultra-resistente al fuoco di armi leggere e medie e per essere stato progettato attorno al potente cannone del tipo gatling da 30 mm.
Il Thunderbolt II è entrato in azione ai tempi della Guerra del Golfo ed in tutti i principali conflitti successivi a cui hanno partecipato gli Stati Uniti ed ha dimostrato la sua eccezionale robustezza; infatti, in diversi casi velivoli pesantemente colpiti da armi e missili antiaerei sono rientrati alle basi con i piloti illesi.
Peraltro, l’A-10C è un velivolo ultra specializzato che non è impiegabile al di fuori delle missioni di attacco e, soprattutto, di supporto fuoco alle truppe a terra, non avendo le caratteristiche per il combattimento aereo (se non per la caccia ai droni ed agli elicotteri).
Ma la carriera del glorioso Thunderbolt (o Warthog per i piloti USAF) potrebbe non essere finita; infatti, dopo un primo timido tentativo di approccio della Grecia, attorno questo velivolo si sono concentrati inizialmente gli interessi dell’Ucraina, ora parzialmente scemati con il prossimo arrivo degli F-16, ed ora della Giordania che vorrebbe integrare la linea di F-16 Block 70 e di precedenti versioni del Fighting Falcon con il potente ed iconico cacciabombardiere.
Il problema per questa transazione è rappresentato dalla sostenibilità sul lungo periodo di questi velivoli che, una volta ritirati dal servizio definitivamente dalla USAF, saranno difficilmente mantenibili, non essendo più prodotte le parti di ricambio ed un’altra questione, di non secondaria importanza, è rappresentata dalla cedibilità o meno del munizionamento ad uranio impoverito da 30 mm messo a punto negli anni Settanta per perforare i carri armati sovietici e del Patto di Varsavia.
Peraltro, nelle stesse fila della USAF vi è un dibattito acceso sul futuro del supporto dall’aria alle truppe del US Army poiché si ritiene che l’impiego degli F-35A non sia l’ideale per questioni di costi e di opportunità; le missioni BAI (Battlefield Air Interdiction) e, soprattutto, CAS (Close Air Support) quelle più pericolose per piloti e velivoli esposti alla reazione delle difese contraeree potrebbero essere assegnate ad una nuova generazione di velivoli a pilotaggio remoto a basso costo che, nel prossimo futuro, avranno capacità autonome grazie al ricorso ad algoritmi di intelligenza artificiale che li renderanno idonei ad essere impiegati in team con velivoli con equipaggio, singolarmente od in “sciami”.
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