Domenica scorsa, gli Stati baltici, insieme a Norvegia, Finlandia e Polonia, hanno annunciato l’intenzione di voler costruire una “cortina di droni” lungo i loro confini con la Russia.

L’obiettivo dei Paesi firmatari dell’accordo è utilizzare la tecnologia dei droni per rilevare e respingere potenziali minacce.
Secondo il Ministro dell’Interno estone, Agnė Bilotaitė, la barriera sarà installata lungo l’intero confine orientale ed intorno alle principali città del Paese.
Infatti, a detta dei responsabili della Difesa e degli Interni dei Paesi Baltici, l’esperienza ucraina dimostra il livello di pericolosità raggiunto dai droni, compresi quelli di ridotte dimensioni anche di uso e derivazione commerciale, che hanno stravolto le modalità di combattimento compromettendo la sicurezza civile e militare, tanto da dover richiedere adeguate misure per contenere e sconfiggere la minaccia reale.
Il piano di questi Paesi NATO consisterebbe nella creazione di una vera e propria “cortina” formata da altri droni e tecnologie Counter Unmanned Aerial Systems (C-UAS) che, dai confini artici norvegesi, passando per la Finlandia coprirebbe i tre Paesi baltici fino alla Polonia, nazioni esposte al possibile impiego di tecnologia dronica con fini ostili.
Tali sistemi si aggiungeranno alle protezioni fisiche ed alle infrastrutture difensive che stanno sorgendo lungo i confini dei Paesi baltici, unitamente al rafforzamento della rete di sorveglianza per prevenire infiltrazioni e fenomeni di contrabbando.
Ovviamente, i droni, grazie alla loro sofisticata tecnologia, serviranno anche a migliorare le capacità di sorveglianza lungo i confini di questi Paesi e dei loro corpi di guardie di frontiera che si stanno dotando di sistemi UAS a livello sempre più diffuso ed anche di consistenti capacità C-UAS.
L’annuncio è avvenuto poco dopo che in Russia il nuovo Ministro della Difesa ha reso pubblico un’iniziativa tesa a modificare i confini marittimi nel Mar Baltico, suscitando preoccupazione ed allarme nei Paesi limitrofi.
A tale dichiarazione è seguita la rimozione da parte di unità della milizia russa di confine di alcune boe di segnalazione poste dall’Estonia nel fiume Narva per indicare i confini fluviali con la Russia, sulla base di un Trattato tra Mosca e Tallin del 2022. Ovviamente, il Ministro degli Esteri della Lituania ha definito questa mossa russa una “evidente escalation” e ha richiesto una risposta ferma da parte della NATO.
Relativamente la questione dei confini marittimi, la Finlandia e la Svezia, a loro volta, hanno sottolineato che la Russia, come firmataria di una convenzione delle Nazioni Unite, dovrebbe rispettare le regole al riguardo ed attenervisi, mentre il Cremlino ha affermato che la proposta del Ministero della Difesa non aveva una motivazione politica, ma che si tratta di garantire la sicurezza nella regione baltica.
Peraltro, la proposta è stata successivamente ritirata al fine di stemperare le tensioni, affermando fonti vicine al Cremlino che da parte russa non vi è intenzione di rivedere la questione dei confini marittimi, ma il sasso nello “stagno baltico” è stato comunque lanciato creando non poca preoccupazione tra i Paesi vicini che condividono i confini marittimi, fluviali e terrestri con la Russia.
Foto @Ministero della Difesa Nazionale Lituana