Non è una novità assoluta la presenza di navi della Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione Cinese (PLAN) nel bacino del Mediterraneo; da diversi anni, infatti, singole navi militari cinesi si spingono fino al nostro bacino per crociere addestrative e per visite di “cortesia” ai principali porti e basi.

La novità quest’anno è rappresentata dall’invio nel Mar Mediterraneo da un Gruppo Navale organizzato su un cacciatorpediniere lanciamissili, una fregata lanciamissili ed un rifornitore di squadra (AOR).
In particolare, sono presenti il cacciatorpediniere Nanning (162), la fregata Sanya (574) e l’AOR Weishanhu (887).
Sono navi di recentissima e di recente costruzione; in particolare, il Nanning è la nave Type 052DL da cui origina l’omonima classe; trattasi di un cacciatorpediniere entrato in servizio nel 2021, con dislocamento di 7.500 tonnellate, propulsione CODOG (COmbined Diesel Or Gas), dotato di radar a scansione elettronica (AESA) multifunzione Type 346 dual band e del radar Type 518 in banda L per sorveglianza a lungo raggio, sonar a profondità variabile e cortina trainata, armato con un cannone da 130 mm, un sistema VLS a 64 celle per missili antiaerei HHQ-9, missili antinave YJ-18 e antisommergibile CY-5, un sistema missilistico per difesa antiaerea a corto raggio HQ-10 a 24 celle, CIWS Type 1130 o H/PJ-11 ad 11 canne con velocità teorica di fuoco di 11.000 colpi al minuto.

La fregata Sanya è stata immessa in linea nel 2013, appartiene alla classe Type 054A, dislocante 4000 tonnellate, propulsione CODAD (COmbined Diesel and Diesel), radar 3D Type 382 per ricerca, radar Type 360 per la sorveglianza aerea e di superficie, radar Type 344 per l’acquisizione di bersagli oltre l’orizzonte e la guida di missili antinave, sonar attivo e passivo a media frequenza e cortina trainata, armata con un VLS a 32 celle per missili antiaerei HQ-16, 2 lanciatori quadrupli per missili antinave C803, un lanciarazzi antisommergibile YU-8, un cannone da 76 mm a doppio scopo, un CIWS Type 730 da 30 mm a 7 canne, 2 impianti trinati lanciasiluri per ordigni da 324 mm.

Il rifornitore di squadra Weishanhu è stato commissionato nel 2004 ed appartiene alla classe Type 903, dislocante oltre 20.000 tonnellate, con capacità di caricare oltre 10.000 tonnellate di carburante, 250 tonnellate di acqua e 680 tonnellate di viveri e munizioni.
Complessivamente, sono a bordo di queste unità oltre 570 uomini e 2-3 elicotteri tra Harbin Z-9 e Z-20.
La presenza di un Gruppo Navale Cinese a diverse migliaia di chilometri dalle basi di casa ed oltremare pone qualche interrogativo.
Probabilmente, tale formazione è stata inviata nel Mediterraneo come diretta risposta alla annunciato invio di navi di Marine che si affacciano nel bacino (tra cui la nostra) nell’area dell’Indo-Pacifico a supporto dell’attività aeronavale statunitense, degli Alleati occidentali e dei partner asiatici.
Pechino dispone di un’attrezzata base navale a Gibuti nel Corno d’Africa e sta allestendo altre basi in Paesi amici o con cui intrattiene ottimi rapporti (ad esempio Iran, Pakistan, Sri Lanka etc.).
Per la Marina Militare Italiana, come ricordato dai suoi massimi vertici in occasione della Festa della Marina, la consistente presenza navale cinese nelle acque di casa rappresenta, da un lato, un ulteriore aggravio di attività di sorveglianza, con la Squadra Navale già messa sotto pressione dal ritorno nel Mediterraneo della Marina Russa con unità navali di superficie e sottomarini dinanzi le nostre coste con una vera e propria replica della “Guerra Fredda” e, dall’altro, una sfida operativa e tecnologica perché rappresenta una occasione più unica che rara per studiare ed approfondire le modalità operative di una Marina, come quella Cinese che, di rado, opera in largo stile fuori dal Mar Cinese Meridionale e dal Mar del Giappone, se non nell’ambito dei dispositivi aeronavali per il contrasto della pirateria che agiscono tra Mar Rosso, Mar Arabico e Corno d’Africa.
Infine, sarà da valutare la possibilità di una presenza semi o permanente di navi cinesi nel Mediterraneo e quali Paesi che si affacciano sul bacino potrebbero offrire, oltre l’ospitalità, anche supporto tecnico e logistico, fino a spingersi a concedere la possibilità alla PLAN di organizzare una propria base.
In conclusione, le ottanta navi ed i duecento aeromobili previsti dalla Marina Militare entro il 2040 per il rinnovamento e potenziamento della Forza Armata appaiano come misura idonea a fronteggiare tutta una serie di esigenze che si sono iniziate a palesare dall’inizio del corrente decennio; peraltro, all’aumento di navi ed aeromobili dovrà corrispondere anche un consistente miglioramento delle attuali basi, l’aumento sensibile degli organici nonché costante aggiornamento per il mantenimento della superiorità tecnologica ed operativa anche in previsione (ormai quasi certezza) della presenza nelle acque di casa di nuovi e “agguerriti” players.
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